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Woody Allen, nuove accuse di molestie nei suoi confronti

Non è la prima volta che il noto regista viene accusato dalla figlia adottiva.

Dylan Farrow sostiene che suo padre, Woody Allen, l’abbia molestata nel 1992, quando aveva appena 7 anni. Un’affermazione che la stessa Dylan aveva rilasciato per la prima volta in una lettera aperta al New York Times, nel 2014. Oggi la Farrow ha raccontato l’esperienza, spiegando a CBS This Morning di Gayle King che il 4 agosto 1992, Allen l’aveva portata in un attico nella casa di campagna di sua madre, nel Connecticut, e le toccava i genitali mentre giocava con un treno.

“Mi ha detto di sdraiarmi a pancia in giù e di giocare con il treno giocattolo di mio fratello”, afferma la Farrow. “Si è seduto dietro di me e, mentre giocavo con il trenino, sono stata aggredita sessualmente … a 7 anni ho toccato le mie parti intime”.

Farrow riferì l’incidente a sua madre e fu portata dal pediatra. Inizialmente disse al medico che Allen l’aveva toccata sulla sua spalla, ma poi ammise di essere stata molestata. Secondo quanto raccontato da Dylan, sua madre le chiese: “Perché non hai detto al medico quello che hai detto a me?”. La bambina rispose: “Ero imbarazzata”.

Woody Allen ha ribattuto alle ultime affermazioni della Farrow con una dichiarazione rilasciata a CBS This Morning: “Quando questa affermazione è stata fatta per la prima volta, più di 25 anni fa, è stata studiata a fondo dalla Clinica per l’abuso sessuale infantile dello Yale-New Haven Hospital e del New York State Child Welfare per mesi e mesi, arrivando alla conclusione che nessuna molestia era stata fatta. Hanno scoperto invece che, probabilmente, una bambina vulnerabile era stato istruita da sua madre a raccontare la storia, dopo una rottura litigiosa”.

Arriva anche una rivelazione del fratello di Dylan, Moses, che conferma quanto affermato dal noto regista.

Purtroppo per Allen, però, non si tratta dell’unica accusa ricevuta.

Timothée Chalamet, il ventiduenne protagonista di Call Me by Your Name, ha lavorato al nuovo film di Allen, A Rainy Day, ma in un post pubblicato su Instagram, comunica che sta cercando di fare del bene alla luce di ciò che ha scoperto.
“Sto imparando che un buon ruolo non è l’unico criterio per accettare un lavoro”, ha scritto. E sebbene non possa rivelare per quale motivo abbia scelto di lavorare con Allen a causa di “obblighi contrattuali”, sta donando il suo stipendio a Time’s Up, il Centro LGBT di New York, e RAINN. “Voglio essere degno di stare al fianco degli artisti coraggiosi che lottano per tutte le persone. Per essere trattati con il rispetto e la dignità che meritano”.

https://www.instagram.com/p/Bd_2ILwnJ0H/?utm_source=ig_embed&utm_campaign=embed_legacy

Recentemente anche Ellen Page ha dichiarato che lavorare con il regista è stato il più grande rimpianto della sua carriera. Rebecca Hall, come Chalamet, sta donando il suo cachet proveniente dal prossimo film di Woody Allen alla Time’s Up. Greta Gerwig invece ha dichiarato, “Se avessi saputo allora quello che so ora, non avrei recitato nel film”. Anche David Krumholtz si è pentito lavorando con Allen, twittando, “Mi dispiace profondamente di aver lavorato con Woody Allen per Wonder Wheel. È uno dei miei errori più strazianti. Non possiamo più lasciare che questi uomini ci rappresentino nell’intrattenimento, nella politica o in qualsiasi altro ambiente. Sono indegni di essere uomini veri“.

https://twitter.com/mrDaveKrumholtz/status/949382267738185728

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Mario Conversano

Mario Conversano

Appassionato di cultura pop occidentale e videogames.

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