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Ratched: la recensione della nuova serie di Ryan Murphy in collaborazione con Netflix

Ratched è una serie tv drammatica, originale Netflix e prodotta da Ryan Murphy, in uscita il 18 settembre 2020 in tutti i paesi in cui il servizio è disponibile.

La serie prende spunto dal romanzo “Qualcuno volò sul nido del cuculo” di Ken Kesey pubblicato nel 1962, riprendendo però solo l’ambientazione e i due personaggi principali.

Trama

Nel 1947, l’infermiera Mildred Ratched chiede di essere assunta in un ospedale psichiatrico in California, cercando in tutti i modi di fare carriera e di diventare capo infermiera.

Mildred, non solo dovrà affrontare le sue colleghe, ma anche i pazienti dello stesso ospedale. Infatti, la serie non si risparmierà nel mostrare le varie torture a cui erano sottoposte le persone con disturbi mentali.

Ratched si mostrerà fin da subito come la perfetta infermiera, pacata, dolce e comprensiva, ma allo spettatore sarà chiaro fin da subito la costante oscurità che cresce in lei.

Gli otto episodi scorrono decisamente bene; tra lo sviluppo della protagonista, la scoperta del suo passato, nuovi pazienti da trattare e nuove cure da testare.

Mildred Ratched

Punti forti

La serie ruota attorno all’ospedale psichiatrico e tutti i suoi problemi.

Ratched dovrà imporre la propria morale all’interno di un ambiente che non ha la benché minima cura dei pazienti e della loro salute psicofisica.

Lo spettatore si troverà immerso in un ambiente, privo di ogni morale, al limite di un prigione, con i pazienti visti come cavie da laboratorio. Tra elettroshock, acqua terapia, lobotomia e farmaci, lo spettatore avrà molto su cui riflettere.

Inoltre, Ryan Murphy è riuscito a rappresentare perfettamente come erano visti i disturbi mentali a metà 1900. Infatti, la scienza non aveva la minima idea su come affrontare queste malattie, e si procedeva a tentoni nella speranza che i più disparati metodi potessero risolvere il problema.

Ryan Murphy si riconferma un ottimo regista nel campo dell’horror, la serie è un drama ricco di suspense. Come di consuetudine sarà affiancato dai classici attori con i quali è solito lavorare. In questo caso, troviamo l’eccellente Sarah Paulson, nel ruolo di Mildred, e Finn Wittrock, nel ruolo di Edmund Tolleson, uno dei più pericolosi detenuti dell’ospedale.

In tutto ciò si unisce l’ottima recitazione dell’intero cast e la meravigliosa regia a cui Murphy ci ha abituato.

Punti deboli

La serie però soffre dei classici problemi di Ryan Murphy, come i suoi soliti cliché nel corso della trama.

Se avete seguito i suoi vari prodotti drammatici, moltissimi momenti salienti vi saranno già noti a priori.  Infatti, per quanto possa presentare delle ottime inquadrature con dei personaggi ben caratterizzati, questi sono quasi sempre accomunati dagli stessi problemi e dallo stesso sviluppo tra le varie opere.

Fin da subito è facile capire, come sono legati i personaggi e in che direzione stesse andando la loro psiche.

Il finale è il vero problema di questa serie, forzato e totalmente non necessario. Ovviamente, serviva un escamotage per una seconda stagione, ma senza ombra di dubbio poteva essere elaborato meglio.

Mildred Ratched

Conclusione

Ratched, si conferma come una ottima serie tv drammatica, ricca di suspence che riesce a tenere incollato lo spettatore per tutti gli otto episodi.

La lenta, ma costante, scoperta del passato di Mildred, non farà altro che incentivare lo spettatore a volerne sempre sapere di più su di lei e sul perché stia evolvendo in quel modo.

Nonostante ciò, non si possono ignorare i difetti, in primis il pessimo finale, e successivamente la linearità di Ryan Murphy che nel tempo non riesce a distaccarsi dalla sua formula di successo.

Consigliata soprattutto agli amanti del drama ricco di suspence e anche a chi vuole immergersi a come venivano trattati i disturbi mentali a metà 1900.

Voto: 7+

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Andrea Masciarelli

Andrea Masciarelli

21 anni, studente di Ingegneria Informatica, da sempre con la passione per Serie Tv, Film e Videogiochi

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