Jim Jarmush sta partecipando alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia con il suo nuovo film Father Mother Sister Brother, e in una recente intervista non sono mancate domande dovuto al clima di forte tensione politica e sociale. Dopo la manifestazione a sostegno del popolo palestinese che ha percorso il Lido, molti artisti presenti al festival sono stati chiamati a esprimersi su un tema tanto delicato quanto divisivo.
Jim Jarmush si esprime sui legami tra MUBI e Israele
Il regista è stato chiamato a prendere una posizione in merito a MUBI (piattaforma che produce e distribuisce il suo film) che attualmente si trova al centro delle polemiche per i suoi legami con Israele. Con la calma che lo contraddistingue, Jarmusch ha chiarito la sua prospettiva: “Ho parlato con MUBI, il rapporto è sempre stato positivo. Sono deluso e preoccupato dai legami con Israele, ma non ho voce in capitolo: sono un artista”.

Ha poi continuato sottolineando come tutti i soldi che provengono dalle grandi aziende siano “sporchi“, ma essi sono necessari per poter realizzare i film: “Potrei rinunciarvi e non fare film, ma così rinuncerei anche a dire ciò che ho bisogno di dire“. Parole che riflettono bene la posizione degli artisti, costretti spesso a bilanciare la loro ideologia con le necessità creative di cui hanno bisogno per esprimersi.
Al fianco del regista c’era Indya Moore – una delle protagoniste di Father Mother Sister Brother – che ha successivamente spiegato quanto sia complesso il ruolo dell’artista in tempi di guerra: “Le persone ci chiedono come possiamo lavorare senza tradire i nostri ideali. Oggi ci interroghiamo anche noi su come comportarci. Non possiamo controllare ciò che pensano gli altri, siamo artisti e parliamo all’umanità. Le piattaforme amplificano i messaggi, ma la responsabilità diretta resta dei cittadini“.

Father Mother Sister Brother è un film nato quasi d’istinto nella mente di Jarmush, che ha scritto la sceneggiatura in appena tre settimane. E tre è un numero importante per l’opera: invece di raccontare una storia unica, ha una narrazione divisa in tre episodi che raccontano un padre, una madre e due fratelli gemelli, e pare che questa volta il regista sia riuscito a realizzare quasi completamente la sua idea originale.
Le tre storie trovano ambientazione in location nel New Jersey (scelto per ragioni sindacali), a Dublino (in quanto città natia di numerosi scrittori) e Parigi (per il ruolo che ha nei cuori di molti giovani americani). Il film, rifiutato pochi mesi fa dal Festival di Cannes, si presenta a Venezia non solo come un’opera d’autore ma anche come uno specchio delle contraddizioni del presente. Dopo la premiere alla mostra, farà capolino nelle sale americane a dicembre, mentre in Italia verrà distribuito da Lucky Red.