La quiete di Kampung Punan Mahakam, un villaggio remoto nel distretto di Segah, nella regione indonesiana di Berau, è stata spezzata da una tragedia che ha rapidamente catturato l’attenzione nazionale e internazionale per la menzione esplicita di One Piece. Lo scorso 10 agosto 2025, la polizia ha arrestato Julius, un uomo di circa 33-34 anni, con l’accusa di aver ucciso la moglie e i suoi due figli piccoli con un machete. Un crimine già di per sé devastante, ma che ha assunto toni surreali quando il sospettato ha menzionato il celebre manga e anime di Eiichiro Oda come parte della sua motivazione.
Le riprese di un interrogatorio preliminare, circolate rapidamente sui social indonesiani, mostrano Julius rispondere a domande dirette di un ufficiale. Alla richiesta se l’anime fosse la ragione del gesto, ha replicato: “Perché non ho soddisfatto i requisiti di vita di One Piece” e di essere stato “sgridato dai personaggi One Piece“. Dichiarazioni confuse che hanno alimentato un dibattito acceso, dividendo l’opinione pubblica tra chi vede nell’anime un’influenza negativa e chi sottolinea invece i possibili disturbi mentali dell’uomo.

Indagini in corso e il ruolo della salute mentale
Le autorità locali hanno invitato con forza a non semplificare la vicenda riducendola a un “delitto causato dall’anime”. Secondo AKP Ngatijan, responsabile delle relazioni pubbliche della polizia di Berau le cui parole sono state riportate dal portale indonesiano Berita Satu, la pista principale resta quella di un conflitto domestico aggravato da una condizione psicologica instabile. Non sono emerse prove di infedeltà o di terze parti coinvolte, mentre Julius è stato trasferito all’ospedale RSUD Abdul Rivai per una valutazione psichiatrica approfondita.
Le vittime, secondo i rapporti confermati, erano la moglie e i due figli biologici di Julius, di circa 5 e 4 anni. Alcune fonti hanno aggiunto che la donna fosse al sesto mese di gravidanza, anche se questo dettaglio non ha ancora trovato conferma ufficiale. La comunità, scossa dall’episodio, chiede giustizia ma anche rispetto nei confronti delle vittime e dei loro familiari.
Il riferimento a One Piece, che dal 1997 accompagna generazioni di lettori e spettatori con le avventure di Monkey D. Luffy e della sua ciurma, viene interpretato dagli inquirenti come una manifestazione delirante e non come un vero movente. Gli esperti sottolineano che le culture pop, in casi simili, tendono a diventare un linguaggio attraverso cui si esprimono fratture interiori e disturbi mentali, senza che l’opera in sé sia responsabile delle azioni criminali.
La polizia continua a raccogliere prove forensi e testimonianze, mentre la decisione finale sulle accuse formali dipenderà dai risultati delle valutazioni psichiatriche. L’omicida rimane in custodia, e la sua vicenda evidenzia ancora una volta quanto sia cruciale affrontare la salute mentale come parte integrante della prevenzione dei crimini.
