Nel cuore del dibattito politico europeo si trova una proposta che, nelle intenzioni, dovrebbe proteggere i minori dagli abusi online, ma che sta sollevando un’ondata di critiche senza precedenti per le sue implicazioni sulla privacy. L’iniziativa ribattezzata “Chat Control” da attivisti e oppositori è stata presentata dalla Commissione Europea nel maggio 2022 e mira a rendere obbligatoria la scansione preventiva dei messaggi privati, incluse foto, video e documenti, inviati attraverso servizi di messaggistica come WhatsApp, Signal, Messenger e Telegram.
La tecnologia proposta, chiamata “client-side scanning“, funzionerebbe direttamente sui dispositivi degli utenti, analizzando i contenuti prima ancora che vengano crittografati e inviati. In pratica, significherebbe introdurre un controllo costante e capillare su ogni conversazione digitale, con algoritmi che segnalano “contenuti sospetti” alle autorità competenti. L’obiettivo dichiarato è combattere la diffusione di materiale pedopornografico e individuare tentativi di adescamento, ma le modalità fanno pensare a un meccanismo di sorveglianza di massa senza precedenti in Europa.

Chat Control: il rischio di un precedente pericoloso nella tutela dei dati
Le critiche non si sono fatte attendere. Organizzazioni per i diritti digitali, esperti di sicurezza informatica e persino alcune aziende tech hanno denunciato il pericolo di un colpo mortale alla crittografia end-to-end, pilastro della comunicazione sicura online. Signal, ad esempio, ha dichiarato apertamente che, se la legge dovesse passare nella sua forma attuale, abbandonerebbe il mercato europeo piuttosto che compromettere la protezione dei dati dei suoi utenti.
Nel 2025 la proposta di Chat Control è in una fase di negoziazione complessa e la sua approvazione non è affatto scontata. Gli oppositori paragonano il sistema proposto all’installazione di telecamere in ogni casa per monitorare costantemente la vita privata delle persone, un’immagine che sintetizza bene il livello di invasività temuto. La questione non è solo tecnica, ma profondamente politica. Il Parlamento Europeo è diviso e un voto cruciale è già stato rinviato, segnale di quanto il consenso sia difficile da raggiungere.
Sul fronte opposto, i sostenitori del regolamento sostengono che le tecnologie di cifratura, seppur fondamentali, non possano essere un ostacolo insormontabile nella lotta contro crimini gravi come l’abuso su minori. Tuttavia, resta aperto il nodo centrale su come conciliare la necessità di proteggere i più vulnerabili con il rispetto della privacy e della sicurezza informatica di centinaia di milioni di cittadini europei.
Tra gli utenti il pensiero è pressoché comune ed è a favore degli oppositori. Qualcuno, oltre a sottolineare la minaccia di una lesione dei diritti civili e della privacy, è andato più a fondo, ipotizzando che un simile controllo probabilmente avrebbe delle esenzioni, quali per esempio nei confronti di figure politiche che sarebbero “al sicuro” dai controlli, rappresentando di fatto una gravissima disparità e ingiustizia. Oltretutto sarebbe impossibile garantire la totale trasparenza delle operazioni, alimentando dubbi sull’efficacia del sistema in sé.
Le preoccupazioni sono tante e gli utenti esortano ad opporsi, aderendo attraverso l’apposito sito Fight Chat Control, specificando che il nostro voto può davvero fare la differenza questa volta. Con il dibattito ancora in corso e la possibilità di emendamenti sostanziali, il destino di Chat Control rimane incerto. Quel che è certo è che, se approvata, la misura segnerebbe un punto di svolta nella storia della regolamentazione digitale europea, ridefinendo il confine tra tutela collettiva e libertà individuale.
