Nvidia ha recentemente preso una posizione chiara e ferma riguardo alle accuse e alle richieste legate all’installazione di backdoor e interruttori di emergenza nei suoi chip per intelligenza artificiale (AI). David Reber Jr., responsabile della sicurezza dell’azienda, ha pubblicato un post sul blog ufficiale ribadendo che le GPU di Nvidia “non hanno e non dovrebbero avere interruttori di emergenza e backdoor”.
Queste dichiarazioni arrivano in un contesto delicato, con pressioni incrociate provenienti da Stati Uniti e Cina. Alcuni legislatori statunitensi spingono per la creazione di strumenti che permettano al governo di accedere o addirittura disabilitare a distanza questi chip, mentre dalle autorità cinesi arrivano accuse secondo cui tali vulnerabilità sarebbero già presenti nei dispositivi venduti nel paese.
Nel maggio 2025, un gruppo bipartisan negli Stati Uniti ha proposto il “Chip Security Act”, una legge che obbligherebbe i produttori come Nvidia a includere tecnologie di tracciamento per identificare trasporti internazionali illegali di chip e che potrebbe aprire la strada a funzionalità di controllo remoto. Nvidia, dal canto suo, aspetta ancora l’approvazione per poter vendere alcuni modelli di chip AI in Cina, ma le esportazioni dei suoi modelli più potenti sono ancora rigidamente limitate da regolamenti statunitensi.

Rischi e implicazioni geopolitiche nel mercato globale dei chip Nvidia
David Reber Jr. sottolinea come l’introduzione di interruttori di sicurezza rappresenterebbe “un invito aperto al disastro”. La presenza di backdoor, anche se giustificate con motivazioni di sicurezza nazionale, aprirebbe infatti la porta a pericolose vulnerabilità e possibili attacchi informatici. “Non esistono backdoor segrete ‘buone’, esistono solo vulnerabilità pericolose da eliminare”, ha spiegato chiaramente Reber Jr. Il suo messaggio è rivolto in modo netto ai legislatori statunitensi, ammonendo che misure troppo drastiche potrebbero danneggiare irreparabilmente gli interessi economici e di sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
Sul fronte internazionale, Nvidia e il governo americano puntano a mantenere le redini nella fornitura di chip AI anche alla Cina, ma questa posizione è minacciata dal rapido miglioramento delle aziende cinesi come Huawei, che si sta affermando nel mercato con tecnologie proprie. Huawei stessa ha sofferto in passato la perdita di quote di mercato dovuta a sospetti di interferenze governative, un tema che rende il settore ancora più complesso e competitivo. In questo scenario, la trasparenza e la sicurezza dei chip diventano fattori chiave non solo per la tutela tecnica, ma anche per le strategie geopolitiche legate alla tecnologia.
Questa vicenda evidenzia le tensioni profonde tra sicurezza, innovazione e politica internazionale nell’era dell’intelligenza artificiale, dove la fiducia nelle infrastrutture hardware è tanto fondamentale quanto la capacità tecnica di realizzarle.
