Nel maggio 2024, la Cina ha dato il via a uno dei progetti geoscientifici più ambiziosi della storia moderna ovvero la trivellazione di un pozzo verticale di 10.000 metri nella crosta terrestre, situato nel bacino del Tarim, nel deserto della provincia dello Xinjiang. L’obiettivo non è solo raggiungere una grande profondità, ma esplorare più di dieci strati di roccia continentale e penetrare nel sistema geologico del Cretaceo, risalente a 145 milioni di anni fa.
Questa operazione, guidata dalla China National Petroleum Corporation (CNPC), dopo la fase di preparazione, ha ora avuto inizio nel 2025 e durerà circa 450 giorni, puntando a superare la profondità di 11.100 metri così da avvicinarsi (o addirittura andare oltre) al record mondiale del Kola Superdeep Borehole in Russia.
Lo scopo di questa trivellazione è quello di scoprire nuove riserve di idrocarburi in un’area già ricca di petrolio e gas e ottenere dati preziosi sulla storia geologica della Terra, che potrebbero migliorare la comprensione di fenomeni come i terremoti e i cambiamenti climatici del passato. I tecnici cinesi definiscono l’impresa una “audace esplorazione di territori sconosciuti”, sottolineando le difficoltà estreme legate a temperature fino a 200°C e pressioni migliaia di volte superiori a quelle di superficie, che mettono a dura prova materiali e macchinari. Per chi fosse curioso di vedere alcuni momenti di questo lavoro, è disponibile un video su YouTube visibile sul canale New China TV.

Un’avventura tecnologica e scientifica guidata dalla Cina
La trivellazione profonda si inserisce in un contesto più ampio di ricerche geologiche e tecnologiche a livello globale, dove paesi come la Cina spingono per ottenere nuove conoscenze scientifiche e risorse energetiche. La missione si lega anche agli ambiziosi piani di innovazione tecnologica del governo cinese, che mira a progressi nelle esplorazioni spaziali e terrestri, come dimostrato dalle recenti missioni lunari e marziane.
Il progetto promette di fornire dati ad alta risoluzione sulla composizione della crosta terrestre, che potrebbero rivoluzionare i modelli di previsione sismica e l’estrazione responsabile delle risorse naturali. La sfida tecnica, paragonata all’equilibrio di un camion su due sottili cavi d’acciaio, riflette l’enorme complessità di perforare a tali profondità, ma anche la volontà di spingersi oltre i limiti finora raggiunti. Con l’avvio ufficiale delle operazioni, il pozzo del Tarim potrebbe arricchire la conoscenza sulla Terra e rappresentare un passo avanti fondamentale per la scienza applicata e l’industria energetica, con possibili scoperte che potrebbero sorprendere il mondo intero.
