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AI e lavoro: quali professioni spariranno e quali resisteranno alla rivoluzione tecnologica secondo uno studio

Un tempo i fotografi di matrimoni sviluppavano i rullini in camera oscura, poi arrivò il digitale e cambiò tutto. Oggi è l’intelligenza artificiale (AI) a promettere una rivoluzione ancora più profonda, capace di trasformare radicalmente il mondo del lavoro. A dimostrarlo è uno studio condotto da Microsoft, che ha analizzato le interazioni degli utenti su Bing Copilot per capire quali settori rischiano di essere travolti dall’automazione e quali, invece, hanno le carte in regola per sopravvivere.

Attraverso il cosiddetto “AI Applicability Score“, una sorta di indicatore che misura la probabilità che un mestiere venga replicato da un’intelligenza artificiale, Microsoft ha stilato una classifica in cui i profili più minacciati appartengono all’economia della conoscenza. Traduttori, interpreti, storici, assistenti di viaggio e tutte le professioni fondate sull’acquisizione e la trasmissione di informazioni, oggi sono sempre più terreno fertile per modelli generativi come ChatGPT. E se fino a ieri sembravano intoccabili, oggi rischiano di essere facilmente sostituiti. Il paradosso è che l’AI, nel tentativo di migliorare la vita professionale, potrebbe ridurre drasticamente il numero di coloro che un lavoro lo hanno davvero.

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Tra scalpelli e algoritmi: i lavori che l’AI non riesce ancora a rimpiazzare

Contro l’avanzata dell’intelligenza artificiale, la soluzione potrebbe trovarsi nelle mani, letteralmente. Lo stesso studio Microsoft suggerisce che i mestieri manuali o fisici saranno i più difficili da rimpiazzare. In fondo alla classifica dell’AI Applicability Score si trovano profili professionali lontani dall’immaginario digitale, come il levigatore di pavimenti, il tecnico di motoscafi o addirittura l’imbalsamatore. Professioni pratiche, spesso faticose, che oggi paradossalmente sembrano offrire una stabilità maggiore di quelle impiegatizie e intellettuali.

Anche Bill Gates, intervenuto a marzo al Tonight Show di Jimmy Fallon, ha provato a tracciare le coordinate del futuro. Secondo il fondatore di Microsoft, l’intelligenza artificiale potrebbe addirittura portarci verso una settimana lavorativa di due giorni, almeno per chi riuscirà a cavalcare l’onda invece di esserne travolto. Programmatori, ricercatori ed esperti di energia sono, secondo Gates, tra i pochi che possono ancora dormire sonni tranquilli. Ma se da un lato le grandi aziende tech continuano a guadagnare cifre record (Microsoft ha generato oltre 75 miliardi di dollari in un anno solo da Azure), dall’altro cresce la consapevolezza dei rischi.

L’Europa prova a metterci un argine. Il 2 agosto è entrato in vigore l’AI Act, primo tentativo strutturato di regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale. Le sanzioni per utilizzo scorretto potranno arrivare fino a 15 milioni di euro o al 3% del fatturato annuo, con misure che entreranno a pieno regime dal 2027. È un inizio, forse tardivo, ma necessario per evitare che l’automazione selvaggia trasformi milioni di lavoratori in pezzi di archeologia industriale. E se anche chi redige queste leggi dovesse essere rimpiazzato da un algoritmo, c’è sempre un posto disponibile come imbalsamatore. Curriculum alla mano.

l'intelligenza artificiale (AI) come supporto, non come sostituzione del lavoro umano
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Andrea Moffa

Andrea Moffa

Eroe numero 50 di Overwatch 2. Appassionato di notizie videoludiche. Esploro e condivido le avventure e le ultime info di questo mondo in continua espansione.

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