Una pesante accusa investe Meta, accusata da Strike 3 Holdings di aver scaricato e distribuito migliaia di video per adulti violando il copyright e sfruttando la rete BitTorrent per potenziare l’addestramento dei propri sistemi di intelligenza artificiale. La causa, depositata presso il tribunale distrettuale della California, descrive un presunto sistema attivo dal 2018 che avrebbe visto Meta non solo attingere a contenuti piratati, ma anche condividerli intenzionalmente attraverso i meccanismi di scambio del protocollo “tit-for-tat”, il quale favorisce gli utenti che rendono disponibili i file più popolari.
Secondo il testo della denuncia, l’azienda avrebbe scaricato oltre 2.300 filmati protetti da diritto d’autore, per poi continuare a distribuirli attraverso reti di condivisione per giorni o settimane, il tutto mentre costruiva i propri modelli linguistici. Strike 3 denuncia non solo la violazione della proprietà intellettuale ma anche un danno competitivo, sostenendo che i video siano stati resi disponibili senza alcun filtro per l’età in contesti in cui tali controlli sono legalmente obbligatori. Il materiale, inoltre, avrebbe fornito a Meta immagini “naturali” di volti, movimenti umani ed espressioni, difficili da reperire altrove, risultando così strategico per allenare generatori di contenuti realistici e, potenzialmente, a sfondo erotico.

IP sospetti, server mascherati e dipendenti coinvolti, l’accusa a Meta si allarga
Le prove fornite da Strike 3 Holdings sembrano mirare a dimostrare una condotta sistematica e pianificata. L’azienda afferma di aver identificato almeno 47 indirizzi IP riconducibili a Meta, alcuni registrati direttamente a Facebook, altri schermati attraverso sei Virtual Private Clouds associati a un data center terzo. Questa “rete stealth”, come la definisce la denuncia, avrebbe nascosto le attività di download, rendendo difficile risalire al colpevole, ma in almeno un caso, sarebbe stato usato l’indirizzo IP residenziale di un dipendente Meta, a suggerire che le operazioni avvenissero anche fuori sede per ridurre le tracce dirette dell’azienda.
Impressiona anche il volume degli episodi di distribuzione sospetti che Strike 3 afferma di aver documentato, superando le 100.000 occorrenze. La denuncia afferma che queste attività si inserirebbero in una strategia di raccolta massiva di contenuti audiovisivi, finalizzata all’addestramento di modelli generativi avanzati. In un contesto dove la competizione sull’intelligenza artificiale è sempre più serrata e ogni dataset di alta qualità assume un valore potenzialmente milionario.
Il caso si lega a una denuncia simile presentata mesi fa da un gruppo di autori, che avevano accusato Meta di aver scaricato oltre 80 terabyte di libri digitali da fonti illecite, confermando un trend preoccupante nella corsa all’intelligenza artificiale. Strike 3 punta a ottenere una condanna per violazione diretta del copyright, ma chiede anche un risarcimento e un’ingiunzione che vieti a Meta di usare questi contenuti nei propri dataset, esigendo la cancellazione da ogni sistema e modello già addestrato. Il processo potrebbe diventare uno dei casi più emblematici nella battaglia legale per la tutela della proprietà intellettuale nell’era dell’AI.
