La stagione primaverile di quest’anno ha portato con sè tanti ottimi anime, e ammetto che inizialmente non è stato facile mettere assieme la top stagionale (e sarà ancora più difficile con quella estiva), ma alla fine eccoci qui. Avrei voluto includere anche serie come To Be Hero X e Anne Shirley, ma essendo ancora in corso, ho preferito non farlo e aspettare a parlarne. Ma ora passiamo al piatto forte:
I migliori anime della stagione primaverile 2025
Mono
- Tratto da: Manga;
- Autore originale: Afro;
- Regista: Ryota Aikei:
- Studio: Soigne;
- Numero Episodi: 12;
- Piattaforma: Crunchyroll.

Nel giugno 2023 è stato fondato lo studio d’animazione chiamato Soigne, la cui mission è creare opere slice of life di buona qualità, e Mono rappresenta benissimo questo proposito. Tratto da un manga di Afro, già conosciuto ai più per il suo Laid-Back Camp, Mono segue un gruppo composto da alcune ragazze della prefettura di Yamanashi – tre liceali facenti parte del CineFoto Club, una mangaka pigra amante dei gatti e una sua amica motociclista – mentre visitano le bellezze naturali della zona in cui abitano e non solo.
Il focus sarebbe teoricamente la fotografia, presente sì più dal punto di vista scenico che narrativo. Le storie dei vari episodi spesso nascono dalla mangaka Haruno che ha bisogno di materiale per il suo manga o dalle attività del club di CineFoto, che diventano un facile pretesto per far viaggiare le protagoniste e presentare agli spettatori luoghi che magari non hanno mai visto, riprodotti con una cura certosina da parte dello staff.
Una sorta di “programma varietà di viaggi“, come definito in un’intervista dallo stesso regista Ryota Aikei, in cui ogni location di Mono ha un fascino tutto suo che riesce a catturare sia gli occhi che le emozioni degli spettatori, tramite anche trovate registiche che sfruttano diverse inquadrature “fotografiche” come i cosiddetti “fisheye pazzi” o riprese in 360° (presenti anche nell’opening). E non mancano neanche le strizzate d’occhio a Laid-Back Camp, con divertenti cameo di Nadeshiko e co. inseriti nelle parti più inaspettate (se non si conta già il terzo episodio, che è dedicato proprio a quella serie).
Ogni personaggio ha inoltre una forza tutta sua che si lega bene a quella degli altri – ad esempio la calma e velata malinconia emanate della protagonista Satsuki, l’esuberanza di An, le particolarità e stranezze di Sakurako e la quasi costante modalità chill di Haruno, per non parlare anche dalle atmosfere horror/comiche che si fanno spazio nella serie sin dal debutto della mangaka Kurokuma – rafforzata anche da un’ottima character animation che le rende davvero tanto espressive dal punto di vista del linguaggio non verbale.
Essendo il primo progetto dello studio, Mono si mostra anche come una delle serie più ambiziose degli ultimi anni – dal punto di vista tecnico – ed è sicuramente ottima da vedere se si cerca qualcosa con cui rilassarsi. E si spera che Soigne e tutte le persone coinvolte riescano a offrirci altra ottima animazione anche con il futuro Kamiina Botan.
Apocalypse Hotel
- Tratto da: Opera originale;
- Creato da: CyberAgent e CygamesPictures;
- Regista: Kana Shundo;
- Studio: Cygames Pictures;
- Numero Episodi: 12;
- Piattaforma: Crunchyroll.

Come in tutte le cose, a volte per trovare un bell’anime da guardare bisogna andare oltre i confini ordinari. Ma è anche vero ogni stagione, le serie che riescono a farlo ce ne sono poche, soprattutto di anime originali. E in un clima dove progetti originali con obiettivi e premesse schizzate ce ne sono pochi, lo staff guidato dalla regista di “scuola Gainax“ Kana Shundo, l’animation producer di “scuola A-1” Kenta Ueuchi e lo sceneggiatore Shigeru Murakoshi in Cygames Pictures ha buttato fuori Apocalypse Hotel, serie post-apocalittica che riesce ad unire perfettamente la commedia ad elementi più malinconici già dalla sua opening.
L’umanità ha lasciato la Terra a causa di un virus mortale, ma l’Hotel Gingarou di Ginza continua ad essere gestito dai robot. Yachiyo, la manager dell’hotel, è l’ultimo robot umanoide attivo rimasto e continua a lavorare normalmente nella speranza di vedere l’umanità tornare sul pianeta. Ma per sua sorpresa, l’hotel diventa la meta di soggiorno di numerosi alieni, i quali spaziano da esseri simil-tanuki a esseri sempre più bizzarri.
Apocalypse Hotel ha la particolarità di non rientrare in dei generi specifici: la base da cui si sviluppa il tutto non cambia mai completamente, ma viene plasmata di volta in volta da quello che succede, con storie che spaziano dallo slice of life puro al giallo, senza tralasciare neanche dei momenti più riflessivi (come lo splendido episodio 11, dove Yachiyo girovaga per Ginza mostrandoci la desolazione del quartiere appena fuori l’area dell’hotel). A presentare benissimo la serie ci pensa anche la sua opening, che dà spazio alle varie emozioni che si proveranno durante la visione degli episodi.
Ma la cosa più importante è che alla fine sia i robot che gli alieni si dimostrano umani anche quando non lo sono, con Yachiyo che riesce a trovare anche un nuovo significato alla sua esistenza grazie agli incontri e ai rapporti che stringe, in particolare con una famiglia di tanukiani.
Sicuramente si tratta di uno degli anime originali più interessanti degli ultimi anni, e si spera che le persone dentro Cygames Pictures ne produrranno altri simili (speranzosamente con dietro le quinte migliori).
First Line
- Tratto da: Opera originale;
- Autore originale e regista: China;
- Studio: Toho Animation Studios;
- Cortometraggio;
- Piattaforma: non licenziato.

China è uno degli artisti più talentuosi dell’industria, sia come animatore che come regista di video musicali e di singoli episodi (e spesso i suoi episodi sono tra i migliori delle serie di cui fanno parte, ad esempio i più recenti sono stati il quarto de Il monologo della Speziale e il settimo di Puniru is a Kawaii Slime!). Sono contento quindi che abbia fatto il suo debutto da regista generale con First Line, corto realizzato per l’antologia GEMNIBUS vol. 1 che è un sentito omaggio alla figura degli animatori.
Con delicatezza, ottima animazione – con cut realizzati non solo da China ma da bravissimi animatori quali Myoun, Sheng Men Cheng e Noriyuki “eel” Imaoka, quest’ultimo anche character designer e supervisore delle animazioni – e sequenze in certi punti meta-narrative, China racconta la sua professione e quanto a volte sia difficile trovare la propria strada e visione quando ci si mette in discussione.
Lo fa attraverso la figura di Mito, un giovane animatore che ha difficoltà a realizzare un cut particolarmente importante poiché continua costantemente a mettersi in dubbio. Ma sarà proprio la magia dell’animazione, e la riconnessione con la sua arte degli inizi a fargli riprendere fiducia in se stesso, terminando con una splendida scena onirica che riassume perfettamente il messaggio del corto.
A simboleggiare anche lo stato d’animo del protagonista è il passaggio dal formato dello schermo: per la maggior parte è in 4:3, e solo nei minuti finale esso diventa in 16:9, simboleggiando la sua crescita. Forse il finale sembrerà brusco perché non si vede poi il cut finale di Mito, ma secondo me è perfetto così perché alla fine quello che ci viene mostrato è solo “la prima linea” della sua carriera.
Teoricamente sarebbe uscito un anno fa, ma fino ad ora non era mai stato rilasciato neanche in Giappone se non nei cinema per tipo due settimane, ergo facciamo finta che sia di questa primavera!
Mobile Suit Gundam GQuuuuuuX
- Tratto da: Opera originale;
- Autore originale: Hajime Yatate e Yoshiyuki Tomino;
- Regista: Kazuya Tsurumaki:
- Studio: Khara e Sunrise;
- Numero Episodi: 12;
- Piattaforma: Amazon Prime Video.

Mobile Suit Gundam GQuuuuuuX è la serie giusta per far scoprire il longevo franchise a un pubblico novizio? Sulla carta il progetto ha tutti i connotati giusti per risultare appetibile a tutti, dai design freschi di Take a tematiche che possono risuonare nel cuore degli adolescenti e dei giovani adulti, ma la serie ha anche un lato che omaggia a più riprese le prime iterazioni dirette da Yoshiyuki Tomino – e non ci si poteva aspettare di meno, visto che la serie è fatta da fan accaniti del franchise, già partendo dal regista Kazuya Tsurumaki, ma anche gli sceneggiatori Yoji Enokido e Hideaki Anno.
Ambientata infatti in una versione alternativa dell’Universal Century in cui Char è diventato il pilota del Gundam al posto di Amuro Ray, e ha portato quindi il Principato di Zeon a vincere la Guerra di Un Anno, la serie costruisce la sua narrazione sui Amate “Machu” Yuzuriya, una ragazza originaria della colonia spaziale Side 6 che per alcuni avvenimenti finisce con il pilotare l’unità GQuuuuuuX e scoprirsi una Newtype, ponendo la lente di ingrandimento sulla sua crescita come persona. E la sua crescita è forse uno degli apetti narrativi meglio gestiti dell’opera.
GQuuuuuuX parte con dei primi episodi che introducono i personaggi e questa versione dell’UC tramite le Clan Battle, sport di duelli illegali che porta nella serie la classica struttura “monster of the week” che potrebbe ricordare alla lontana anche i duelli presenti nel primo cour di Witch from Mercury. Dall’episodio sei la storia inizia ad entrare nel vivo per cui culminare in un finale che sfrutta le citazioni alle prime serie per esplodere in un finale dove simbolicamente “il nuovo si scontra con il vecchio”.
Peccato che questa seconda parte non dà ampio respiro a tutti gli avvenimenti, risultando per certi versi troppo veloce e non dando a personaggi come Nyaan lo spazio che avrebbero meritato. Non che tutto il cast secondario ne esca depotenziato, personaggi come il carismatico Challia Bull vengono raccontati ampiamente, ma alcuni spariscono completamente dalle vicende o hanno un ruolo un po’ randomico nelle battute finali.
Non a caso è una serie che fa discutere i fan in una maniera o nell’altra, con i novizi che spesso si sono lamentati delle citazioni. Ma su questo posso offrire una soluzione: potete recuperare le serie vecchie oppure guardare GQuuuuuuX con il vostro amico appassionato di Gundam che sa vita, morte e miracoli di tutto l’UC (in alternativa si trova sempre la wikia su Google…).
Cocoon: Aru Natsu no Shoujo-tachi yori
- Tratto da: Manga;
- Autore originale: Machiko Kyo;
- Regista: Toko Ina:
- Studio: Sasayuri;
- Numero Episodi: 1;
- Piattaforma: non licenziato.

Negli ottant’anni che sono passati dalla sua fine, la Seconda Guerra Mondiale è stata raccontata nelle opere più disparate, tra quelle che volevano portare sul grande e piccolo schermo le sanguinose battaglie tra gli eserciti nemici, raccontare storie riguardanti la Shoah oppure le persone normali che come i soldati diventavano vittime di quello che stava succedendo. Cocoon, special televisivo tratto dall’omonimo manga di Machiko Kyo, ricade in quest’ultima categoria.
Il primo progetto venuto fuori dallo studio Sasayuri – che dietro poteva vantare come animation producer Hitomi Tateno, veterana dello Studio Ghibli – e diretto dalla giovane Toko Ina, mette su schermo con delicatezza la storia di studentesse liceali di un’isola di Okinawa arruolate come infermiere per i soldati feriti durante le battaglie nel Pacifico, che si ritrovano purtroppo al centro di una delle battaglie più terribili del conflitto.
Fin dall’inizio, lo special non risulta una visione leggera (cosa che a pensarci va in contrasto con i design morbidi e delicati di Mebachi), e andando avanti colpisce molto per le scelte artistiche che rendono il tutto più impattante e crudo: non si vedono quasi mai situazioni esplicite o il sangue, rappresentato piuttosto da fiori di diverso colore per motivi che non ho intenzione di spoilerare. E le OST di Ushio accompagnano divinamente ciò che si vede a schermo.
Kireigoto
- Video musicale della canzone “Kireigoto” di Suisei Hoshimachi;
- Regista: Makoto Katou:
- Studio: CloverWorks;
- Piattaforma: YouTube.
Negli ultimi anni i video musicali si sono rivelati dei banchi di prova per artisti di sbizarrirsi. E anche “Kireigoto“, la canzone di Suisei Hoshimachi che fa da chiusura al suo terzo album Shinsei Mokuroku, ha dato possibilità a Makoto Katou (regista di Bloom Into You e Lord El-Melloi) e giovani animatori di CloverWorks di mettere in scena le atmosfere intimiste della canzone.
Scritta e composta dalla stessa Suisei, “Kireigoto” ha come tema non arrendersi e non dimenticare la propria infanzia, o meglio i propri sogni. Il titolo della canzone significa “parole vuote“, e con esse lei si rivolge sia ai sognatori come sé stessa e a chi, dopo una certa età, decide di arrendersi facilmente e rinunciare a certe cose perché pensa di non sentirsi più adatto per esse.
E nel video diretto da Katou, è Suisei a rappresentare entrambe le cose: la vediamo smarrita probabilmente nella sua carriera da vtuber e musicista, ed è solo l’incontro simbolico con una sé stessa più giovane dopo un quotidiano tragitto in treno a darle modo di riconnettersi con “le sue origini”, ovvero il sogno di diventare una stella che solcasse il palco del Budokan, cosa che è riuscita davvero a realizzare proprio a inizio anno.
Se il video di “Caramel Pain” aveva un sentore ribelle e per certi versi anarchico, quello di “Kireigoto” ha un tono più introspettivo e riflessivo. I giovani animatori di CloverWorks hanno avuto modo di mostrare le loro abilità in diversi cut di character acting che a mio avviso trovano il loro apice nell’esibizione finale, animata da Teruhito Hara. E niente, ora ho bisogno di cantare ancora una volta il ritornello, scusate.

Lycoris Recoil: Friends are Thieves of Time
- Tratto da: Opera originale;
- Autore originale: Spider Lily e Asaura;
- Regista: Takashi Sakuma, Tsuyoshi Tobita, Kota Mori, Takayuki Kikuchi, Motoki Nakanishi e Masayuki Sakoi;
- Studio: A-1 Pictures;
- Numero di episodi: 6;
- Piattaforma: Crunchyroll.

Di Lycoris Recoil si aspetta il seguito sin da quando è stato annunciato ormai nel febbraio 2023, ma la serie di corti Friends are Thieves of Time funge da ottimo progetto “ponte”. Alcuni potrebbero dire che sia stato fatto per “prendere tempo” in vista dell’arrivo del vero progetto principale, ma io penso sia una miniserie con dietro una certa passione, e inoltre mi piace vederlo come il modo in cui il franchise dovrebbe continuare.
I sei corti si focalizzano sull’aspetto più forte e apprezzato della serie originale diretta da Shingo Adachi, ovvero i momenti slice of life e le interazioni tra le protagoniste e tutto lo staff del Café LycoReco. Ognuno di essi racconta infatti una breve storiella ambientata cronologicamente poco prima della scena finale ambientata alle Hawaii, e vede le ragazze alle prese da eventi quotidiani dal tono più che altro comico, come nei vari manga antologici del franchise.
Dopo un inizio carino ma forse un po’ tiepido, la miniserie ha degli episodi davvero divertenti che non risparmiano anche strizzate d’occhio ad altri generi come l’horror (specialmente nel quarto episodio, dove si omaggia Five Nights at Freddy’s) o l’action dell’originale. Anche la qualità dell’animazione è molto alta, con ottimi cut di character acting che sono praticamente una ricorrenza in tutti gli episodi.
Per chi ancora non ha approcciato Lycoris Recoil in generale, invito a non tralasciare questi corti, in quanto rappresentano la vera essenza della serie.
Il monologo della Speziale (seconda stagione)
- Tratto da: Light Novel;
- Autore originale: Natsu Hyuga;
- Regista: Norihiro Naganuma (capo) e Akinori Fudesaka;
- Studio: OLM e Toho Animation Studios;
- Numero di episodi: 24;
- Piattaforma: Crunchyroll.

Sulla seconda stagione de Il monologo della Speziale c’è la convinzione generale che sia stata trasmessa troppo presto, e sinceramente sono d’accordo. Nonostante un ottimo sviluppo narrativo delle vicende che funge anche da ottimo veicolo per l’evoluzione di Maomao e Renshi, oltre che da chiusura certe porte aperte con la stagione precedente, i nuovi episodi dell’adattamento della novel di Natsu Hyuga fanno abbastanza fatica a raggiungere i picchi del precedente da un punto di vista registico e tecnico.
Gli episodi buoni o di impatto di certo non mancano, con C-Station che ha gestito alcuni di quelli più forti di questa stagione, ma sparsi qua e là ci sono i segni di una produzione che forse avrebbe dovuto avere più tempo, soprattutto per una serie da 2 cour consecutivi. E l’annuncio di un sequel al termine di questa non fa che mettere brividi su quello che potrebbe essere il futuro della serie, soprattutto considerando che di materiale da adattare ce n’è in abbondanza da giustificare la produzione di almeno una stagione all’anno. Toho, mi raccomando.
Il rock è il diletto di una lady/Rock is a Lady’s Modesty
- Tratto da: Manga;
- Autore Originale: Hiroshi Fukuda;
- Regista: Shinya Watada;
- Studio: BN Pictures;
- Numero episodi: 13;
- Piattaforma: Anime Generation.

Dopo la trasmissione di Bocchi the Rock!, c’è stata un’esplosione nella produzione di serie sulle “girl band”, tanto che ormai si sta sempre pi consolidando come un trend. Per ora le serie di questo filone hanno ovviamente delle similitudini, ma sono dell’idea che ci troviamo in una fase in cui esse riescono ancora a mantenere un’identità propria.
Anche Il rock è il diletto di una lady non è da meno. Sì, tratta sempre la musica come un modo per sfogarsi ed esprimersi, ma in un modo differente (e ok, in parte solo perché il gruppo principale è una band strumentale e non ha una cantante…), aggiungendoci anche una critica alla società e ai ruoli che spesso ci costringe a interpretare.
La protagonista Lilisa si è ritrovata ad abbandonare a malincuore la passione per il rock per calarsi perfettamente nel ruolo ragazza ben educata che ci si aspetterebbe nell’alta società, fissandosi come obiettivo quella di diventare la studentessa migliore di una scuola femminile per rampolle d’alta classe per permettere alla madre di continuare a vivere una vita agiata. Ma tutto cambia quando ha un “incontro di fuoco” con Otoha, compagna di scuola che nonostante il suo status, non si fa problemi a suonare il rock perché le piace.
Questo iniziale scontro idealistico porta le due a formare un rapporto in cui si alternano complicità e desiderio di eccellere l’una sull’altra (musicalmente parlando, cosa stavate immaginando?), palpabile soprattutto nelle esibizioni, dove si fanno totalmente prendere dalla foga riuscendo a trascinare anche chi si trova a sentirle o a suonare con loro. L’influenza del rock è davvero contagiosa.
La parte più interessante è sicuramente quella iniziale, e già dall’introduzione delle altre compagne di band la serie la dinamica inizia a mostrare il fianco. Con Tina e Tamaki non si va infatti a creare quella stessa complicità, e nonostante anche loro abbiano cose da raccontare, non si rivelano poi dei personaggi così interessanti. Inoltre dal lato tecnico la serie non si muove neanche tanto ma risulta gradevole, e purtorppo tutte le esibizioni sono in una cg abbastanza ok (ma non eccelsa). Una serie carina, ma che dovete recuperare a ogni costo, maledetti ba- scusate, mi ero gasato anch’io pensando al rock, non date retta all’ultima frase!
Uma Musume: Cinderella Gray – cour 1
- Tratto da: Manga/Franchise Multimediale;
- Autori Originale: Cygames, Junnosuke Ito, Masafumi Sugiura e Taiyo Kuzumi;
- Regista: Takehiro Miura e Yuki Ito;
- Studio: Cygames Pictures;
- Numero episodi: 13;
- Piattaforma: YouTube (canale It’s Anime powered by REMOW del distributore REMOW).

In queste settimane tutti stanno letteralmente impazzendo per Uma Musume: Pretty Derby per l’uscita della versione global del gacha. Peccato non sia successo proprio quando era ancora in onda Cinderella Gray, la nuova serie anime del franchise che ha per protagonista Oguri Cap, una delle ragazze-cavallo che potete ottenere nel gioco
Come le altre serie del franchise, Cinderella Gray segue la carriera della ragazza-cavallo protagonista basandosi sulla carriera del cavallo sui cui è basata, e forse va ad accentuare un’atmosfera da “battle”, con addirittura l’aura farming nel bel mezzo delle corse). Essendo Oguri basata su uno dei cavalli più vincenti dell’ippica giapponese, nella serie si trova poche volte davanti a difficoltà.
Dal punto di vista tecnico, la serie si regge abbastanza in piedi, non raggiungendo la forza di altre iterazioni del brand tipo Road to the Top e Beginning of a New Era. Riesce a rendere bene l’idea di essere una serie ambientata temporalmente prima delle precedenti – d’altronde il vero Oguri Cap ha corso negli anni ’80 – anche con una fotografia che sembra dare quel sentore di “datato” ma neanche troppo. E con un’avversaria dall’America in arrivo, nel secondo cour probabilmente ne vedremo delle belle, ammesso la produzione non scoppi e gli scommettitori non finiscano i soldi (nooooooo).