Nonostante l’uscita del tanto atteso Indiana Jones e l’Antico Cerchio a fine 2024, il bilancio economico del team svedese MachineGames racconta una storia più sobria di quanto si potrebbe immaginare. I margini di profitto dichiarati per l’anno sono stati infatti sorprendentemente bassi. Nel report finanziario del 2024 pubblicato, si attesta che i ricavi sfiorano soltanto il 6%, con un utile netto di circa 2,68 milioni di dollari a fronte di vendite nette per 44,33 milioni. Una differenza assorbita quasi interamente da spese operative che ammontano a 41,53 milioni.
Numeri che, per uno studio first-party sotto il cappello di ZeniMax (e quindi Microsoft), vanno letti con una certa cautela. Da una parte c’è il fatto che Indiana Jones e l’Antico Cerchio è arrivato sul mercato solo a dicembre, quindi il suo contributo economico reale al bilancio annuale resta tutto da determinare. Dall’altra parte, il titolo è stato reso immediatamente disponibile su Xbox Game Pass, il che riduce sensibilmente l’impatto diretto in termini di vendite.
Il modello Game Pass, infatti, è spesso oggetto di dibattito proprio per la sua capacità, o meno, di garantire sostenibilità agli sviluppatori, specialmente quelli interni. Mentre i team third-party ricevono compensi legati all’inserimento dei loro giochi nel catalogo del servizio, per le produzioni interne la logica è molto più opaca, in quanto il valore generato è in gran parte virtuale, basato sull’ecosistema e la fidelizzazione dell’utenza. Una dinamica che può distorcere la percezione del successo economico reale di un progetto.

Il “dopo” Indiana Jones, tra DLC, sequel e ritorni storici: MachineGames guarda avanti
Se da una parte i conti appaiono meno brillanti del previsto, dall’altra MachineGames sembra tutt’altro che in difficoltà. L’ultimo showcase Xbox ha infatti confermato l’arrivo a settembre de L’ordine dei Giganti, un’espansione per Indiana Jones e l’Antico Cerchio, che promette di approfondire il mondo narrativo del gioco e, molto probabilmente, di testare l’interesse del pubblico verso un potenziale sequel.
Lo studio svedese, in un passaggio del proprio report finanziario, ha inoltre fatto riferimento a “nuovi ed entusiasmanti progetti in sviluppo“. Nonostante l’assenza di dettagli ufficiali, il sospetto, quasi certezza per molti fan, è che si tratti di un ritorno di Wolfenstein, una delle IP storiche di Bethesda a cui MachineGames ha già messo mano in passato con ottimi risultati.
L’impressione generale è che il team stia attraversando una fase di transizione, in cui i profitti immediati passano in secondo piano rispetto alla costruzione di un futuro più strutturato all’interno dell’ecosistema Xbox. Con lo sviluppo di contenuti post-lancio e un portfolio di progetti in fase embrionale, MachineGames si prepara a rafforzare la propria posizione, in un contesto in cui la qualità dei titoli rilasciati conterà forse più delle vendite singole. Certo è che, se il modello Game Pass continuerà a essere il perno della strategia Microsoft, i dati economici dei suoi studi interni, come in questo caso, continueranno a sollevare interrogativi su come davvero venga misurato il successo.
