Durante l’assemblea annuale degli azionisti di Ubisoft, il CEO Yves Guillemot è stato incalzato da un partecipante sul tema della petizione Stop Killing Games, il movimento europeo che chiede regole più severe contro la rimozione definitiva dei videogiochi acquistati una volta cessato il supporto ufficiale. L’episodio ha evidenziato l’insoddisfazione crescente di una fetta di pubblico nei confronti delle pratiche legate alla gestione dei servizi online e alla durata effettiva della fruibilità dei giochi moderni.
Il caso simbolo che ha contribuito alla nascita del movimento, è stato quello del titolo di corse online di Ubisoft, The Crew, la cui chiusura nel 2024 ha impedito definitivamente l’accesso anche a chi lo aveva acquistato legalmente. In risposta alle polemiche, l’azienda francese aveva successivamente proposto l’introduzione di modalità offline per i sequel The Crew 2 e The Crew: Motorfest, ma questo non è bastato a placare le critiche, che hanno portato alla buona riuscita della petizione svoltasi in Unione Europea.

La risposta di Ubisoft alla petizione Stop Killing Games
Di fronte alla domanda diretta sull’impegno della compagnia in termini di preservazione del software, Guillemot ha affermato che ogni lancio di un nuovo gioco è accompagnato da un ampio supporto tecnico e informativo, ma ha anche sottolineato che nulla può essere garantito per sempre: “Forniamo informazioni chiare su quanto un gioco potrà essere utilizzabile. I giocatori sanno in partenza che un giorno potrebbe essere ritirato“.
Nelle sue dichiarazioni, il CEO ha più volte ribadito come il problema della conservazione dei videogiochi non sia limitato alla sua azienda, ma rappresenti una questione strutturale che coinvolge l’intero settore. Ha poi sottolineato come il ciclo di vita di un software, soprattutto se legato a componenti online, è inevitabilmente soggetto a una fine, alludendo anche alla necessità commerciale di creare sequel: “Molti strumenti diventano obsoleti in 10 o 15 anni, ed è per questo che si passa alle versioni successive“.

Il movimento Stop Killing Games continua a raccogliere firme, il cui numero ha superato le 1,4 milioni, facendo pressione sui legislatori affinché si esprimano in materia. Il gruppo industriale Video Games Europe è già intervenuto per commentare l’iniziativa, segno che l’attenzione sull’argomento è destinata a crescere. Ubisoft, intanto, afferma di voler lavorare su soluzioni per minimizzare l’impatto, anche se ormai potrebbe essere tardi.