Ricorderete come Kaido, conosciuto come il “Re delle Bestie” e uno degli ex Imperatori del Mare, sia stato introdotto nel mondo di One Piece in un modo che ha immediatamente stabilito la sua reputazione di essere quasi indistruttibile. La sua prima apparizione memorabile lo ha visto gettarsi da un’isola nel cielo direttamente nel vuoto, un atto di suicidio fallito che lo ha lasciato completamente illeso dopo un impatto devastante con il suolo, proprio dove si trovavano le Supernove Hawkins, Apoo e Kid.
Questo gesto non era un semplice espediente narrativo, ma una chiara dimostrazione della sua frustrazione per l’incapacità di trovare la morte, nonostante i suoi numerosi tentativi. Kaido ha cercato attivamente la morte in vari modi, sfidando altri Imperatori o altri pirati che lo hanno torturato innumerevoli volte, sfidando la Marina con le autorità che hanno tentato di giustiziarlo numerose volte con lame o corde, ma ogni tentativo si è rivelato vano, emergendo sempre illeso, a volte persino rafforzato.
La sua invulnerabilità è stata un tema centrale del suo personaggio per gran parte della saga di Wano, dove si è analizzato il suo essere stato ferito soltanto da Kozuki Oden in passato, permettendo a Oda e ai lettori di One Piece di esplorare un nuovo utilizzo per l’Haki. Questa incapacità di morire, nonostante il suo desiderio, lo ha reso una figura tragica e formidabile al tempo stesso. La sua resistenza sembra essere intrinseca alla sua stessa natura, suggerendo che qualcosa nella sua genetica lo renda immune a danni letali che distruggerebbero chiunque altro. Ed è qui che entra in gioco la teoria che Kaido, in realtà, possegga il gene dei Giganti Antichi.

Dalla resilienza, all’estetica, fino ai concetti di morte
L’idea che Kaido sia un gigante risale al capitolo 1137, quando è stato mostrato un ritratto del Re di Elbaph Harald. Qui immediatamente i fan di One Piece hanno identificato Kaido come un “figlio segreto” del re o un qualche tipo di relazione di sangue, dato che per esteticamente i due si assomigliano molto. Tale idea diventa ancora evidente se associamo Kaido a Loki grazie alla frase “non si può nemmeno morire”, pronunciata in occasione del capitolo 1154 di One Piece e che ne fa anche da titolo.

Entrambi i personaggi, in momenti di profonda disperazione o frustrazione, hanno scelto di gettarsi nel vuoto, un gesto che per la maggior parte degli esseri viventi sarebbe fatale. Kaido si è lanciato da un’isola nel cielo, mentre Loki si è gettato nel “Mondo degli Inferi” (almeno 2 volte, ma si presuppone lo abbia fatto spesso). In entrambi i casi, la loro facile sopravvivenza a tali cadute, che dovrebbero essere mortali, sottolinea la caratteristica comune della resilienza fisica che va oltre la comprensione.
La frase di Loki, “non si può nemmeno morire”, risuona potentemente con la storia di Kaido. Sebbene Kaido non abbia pronunciato esattamente queste parole, le sue azioni e il suo desiderio di trovare una morte degna implicano lo stesso sentimento di invincibilità forzata. Entrambi i personaggi sembrano essere “maledetti” da una resistenza che li rende quasi immortali, incapaci di trovare la pace attraverso la morte. Conoscendo Oda, che ama disseminare indizi e creare collegamenti, questa somiglianza non è poi così tanto casuale.
Data la discussione sulla possibile connessione tra Kaido e Harald attraverso la linea di sangue degli Antichi Giganti, è plausibile che questa straordinaria resilienza sia un tratto genetico condiviso. Le corna, presenti su entrambi i personaggi, potrebbero essere un marcatore di questa eredità genetica che conferisce una durabilità senza precedenti. La frustrazione di Loki nel non poter morire, espressa esplicitamente, fornisce un parallelismo importante che potrebbe svelare una connessione familiare a sorpresa, ma anche una chiave di lettura per comprendere la psicologia di Kaido, il quale, nonostante la sua brutalità, sembrava anch’egli intrappolato in un ciclo di invincibilità che lo portava a cercare la fine.
