Domenica 13 luglio 2025 è andato in onda quello che molti fan di One Piece già considerano l’episodio più emozionante dell’intera saga: l’episodio 1136, intitolato “La Vita di Kuma”. E non si tratta solo di un’iperbole da fandom entusiasta — i numeri parlano chiaro. Su IMDb, piattaforma nota per la severità dei suoi utenti, l’episodio ha raggiunto un incredibile 9,9 su 10, superando il mitico episodio 337, quello del leggendario “Nulla è successo” di Zoro.
Ma cosa ha reso questo episodio così speciale? La risposta è semplice e devastante: l’umanità di Kuma.
La tragedia di un uomo buono
Per anni, Bartholomew Kuma è stato una figura enigmatica: un ex Rivoluzionario diventato uno un membro della Flotta dei Sette, trasformato in un’arma del Governo Mondiale e poi ancora una presenza silenziosa ma protettiva attorno alla Thousand Sunny. I fan hanno vissuto a lungo con domande sospese: perché ha aiutato i Mugiwara? Cosa lo ha portato a sacrificare la sua umanità? Episodio 1136 risponde, e lo fa col cuore in mano.

Attraverso un racconto fluido e malinconico, scopriamo che tutto ciò che Kuma ha fatto è nato da una convinzione incrollabile nella bontà dell’essere umano e dalla speranza in un mondo migliore. Un ideale che si cristallizza nella figura di Monkey D. Luffy, che per lui rappresenta Nika, la libertà, la rinascita. Un simbolo di tutto ciò che Kuma ha sempre desiderato per sé, per sua figlia Bonney, e per chiunque fosse oppresso.
One Piece e l’arte della narrazione emozionale
L’episodio 1136 non colpisce solo per quello che racconta, ma per come lo racconta. L’intero episodio è un collage narrativo struggente, un viaggio attraverso i ricordi di Kuma, dalla sua infanzia alla sua fine. Il montaggio, accompagnato da una colonna sonora misurata e mai invadente, costruisce un crescendo emotivo che esplode in un finale che è un addio e una benedizione allo stesso tempo.
Il merito va anche alla regia dell’episodio, capace di usare il silenzio come uno strumento narrativo. In un anime spesso associato a battaglie esplosive e risate fragorose, “La Vita di Kuma” sceglie la lentezza, il dettaglio, lo sguardo basso. È la prova definitiva che One Piece non è solo un’avventura piratesca, ma un racconto profondo sull’umanità, il dolore e la speranza.

One Piece 1136: eredità, sacrificio e il potere del “volere”
Un altro aspetto centrale dell’episodio è il concetto di volontà ereditata, una delle colonne portanti della filosofia narrativa di Eiichiro Oda. Kuma, nella sua sofferenza silenziosa, diventa un tramite: trasferisce la propria volontà a Luffy, confidando che sarà lui a cambiare il mondo. Questo passaggio di testimone non è solo simbolico; è la testimonianza che anche un uomo apparentemente annientato può lasciare una traccia incancellabile nella storia.
Il gesto finale di Kuma — proteggere i Mugiwara, sacrificarsi ancora e ancora — è la sua dichiarazione d’amore al futuro. E la serie, con rara delicatezza, lo celebra non con effetti speciali, ma con lacrime vere, sincere, necessarie.
Il miglior episodio di sempre?
Chiamare l’episodio 1136 “il migliore” non è semplice, soprattutto in una serie con oltre mille episodi, ognuno con il proprio carico emotivo e narrativo. Ma ciò che questo episodio rappresenta è unico: è la convergenza perfetta tra scrittura, animazione, musica e recitazione. È un episodio che non ha bisogno di colpi di scena o combattimenti: parla direttamente al cuore.
Come leggiamo su Comic Book, anche se un giorno verrà superato in classifica, resterà quell’episodio. Quello che ha fatto piangere migliaia di spettatori, che ha acceso dibattiti, che ha risposto a misteri annosi. Quello che ha ricordato a tutti che One Piece, oltre a essere un’avventura epica, è soprattutto una storia di esseri umani imperfetti e splendidi.
