Nell’orizzonte dell’intelligenza artificiale generativa, Meta ha deciso di alzare fortemente il tiro con un progetto dalle dimensioni colossali. Con l’annuncio del data center Hyperion, Mark Zuckerberg ha ufficializzato la creazione di una vera e propria centrale computazionale destinata a sostenere la crescita del nuovo Meta Superintelligence Lab. Il cuore del progetto è tanto ambizioso quanto imponente ed è rappresentato da una struttura in grado di offrire fino a 5 gigawatt di potenza, l’equivalente energetico necessario per alimentare milioni di case. L’annuncio, arrivato direttamente da Zuckerberg su Threads, non è solo una dichiarazione di intenti, Meta punta a colmare il divario che la separa da leader come OpenAI e DeepMind.
La futura casa di Hyperion sarà, con ogni probabilità, la Richland Parish in Louisiana, già nota per ospitare investimenti precedenti da parte dell’azienda. La prima fase del progetto prevede l’attivazione di 2 GW entro il 2030, ma l’obiettivo finale è arrivare a 5 GW, cifra che lo collocherebbe ai vertici mondiali in termini di capacità. A rafforzare la strategia, Meta prevede anche l’entrata in funzione nel 2026 di Prometheus, da 1 GW situato a New Albany, Ohio. Il nome, mutuato dal titano che donò il fuoco agli uomini, sembra evocare chiaramente il ruolo “divino” che l’intelligenza artificiale si prepara a ricoprire nei nuovi equilibri globali.

Il futuro dell’AI di Meta e i problemi ambientali
Dietro la costruzione di questi colossi Meta si cela una tensione crescente tra progresso tecnologico e sostenibilità. Il consumo energetico richiesto da Hyperion e Prometheus non è trascurabile, e già in passato Meta ha dovuto affrontare critiche per l’impatto ambientale dei suoi centri dati, in Georgia, le riserve idriche locali sono state prosciugate per mantenere operative le strutture. Situazioni analoghe sono state osservate in Texas, dove CoreWeave, rischia di raddoppiare il fabbisogno energetico di un’intera area urbana con l’espansione di un proprio data center.
Nonostante le crescenti preoccupazioni ambientali, l’espansione prosegue a ritmo serrato, spinta anche dal sostegno politico. L’amministrazione Trump ha espresso apertamente il suo appoggio allo sviluppo di infrastrutture AI. Il presidente in persona ha partecipato alla presentazione del progetto Stargate di OpenAI, mentre il Segretario dell’Energia Chris Wright ha rilanciato l’urgenza di una nuova era produttiva, basata su fonti ad alta intensità come carbone, gas e nucleare. In un editoriale pubblicato su The Economist, Wright ha dichiarato che l’intelligenza artificiale trasforma l’elettricità nella “più preziosa delle risorse: l’intelligenza”.
Ormai è evidente che chi controllerà la potenza computazionale, controllerà anche la direzione della prossima rivoluzione industriale. Secondo le stime, i data center potrebbero arrivare a consumare il 20% dell’energia prodotta negli Stati Uniti entro il 2030, contro il 2,5% del 2022. Un salto epocale, che rischia però di generare nuove pressioni sulle reti locali e sugli equilibri ambientali, se non accompagnato da una crescita sostenibile della capacità energetica.
