Con l’arrivo di Switch 2, Nintendo sembra aver alzato l’asticella del controllo digitale, ma la nuova strategia anti-pirateria sta sollevando più di un sopracciglio. In particolare, numerosi utenti hanno segnalato il ban del proprio account o console per aver inserito cartucce di giochi usati e originariamente pensati per il primo modello di Switch. I casi più eclatanti coinvolgono titoli acquistati di seconda mano su Facebook Marketplace, ma anche giochi presi in prestito da biblioteche pubbliche.
Il caso che ha acceso la miccia arriva da un post su Reddit, datato 8 luglio, in cui un utente racconta di aver ricevuto un messaggio di restrizione online dopo aver avviato la console con cartucce usate e aver tentato di scaricare le patch. Il sistema avrebbe identificato i titoli come “contenuti copiati”, innescando un blocco che ha coinvolto anche i giochi digitali appena acquistati.
Secondo la ricostruzione dell’utente, il problema nasce da un sistema di verifica che rileva duplicazioni non autorizzate. In poche parole qualcuno potrebbe aver scaricato e copiato i dati da una cartuccia originale su un supporto MIG, per poi rivendere l’originale. Quando entrambe le versioni vengono utilizzate online, entrambe vengono bannate. E sì, anche se si è in possesso dell’originale, si può comunque finire nella rete dei controlli.

Rivendite e biblioteche nel mirino della sicurezza digitale di Nintendo
Il caso non è isolato, in quanto nel post svariati utenti hanno raccontato un’esperienza simile, finita in ban temporaneo, dopo aver giocato titoli presi in prestito dalla libreria comunale. “Qualcuno li aveva copiati prima di me e Nintendo ha bloccato tutto”, ha spiegato un utente. La buona notizia è che il supporto clienti Nintendo si è mostrato collaborativo in entrambi i casi. Gli utenti coinvolti hanno riferito che, contattando l’assistenza via chat e mostrando foto delle cartucce originali e delle inserzioni online, sono riusciti a farsi sbloccare in tempi brevi. Ma resta l’amarezza per un sistema che, nel tentativo di colpire chi copia, rischia di colpire anche chi compra legalmente.

Nintendo è già sotto pressione legale in Brasile, dove è accusata di “bricking” (rendere inutilizzabili) le console dei clienti che violano i termini di servizio, anche solo usando accessori non autorizzati. La stessa rigidità si riflette ora nei provvedimenti legati all’uso di giochi usati, una pratica comune e perfettamente legale per milioni di giocatori in tutto il mondo.
Il messaggio implicito è che chiunque acquisti o utilizzi giochi usati corre un rischio concreto, finché Nintendo non migliora i suoi strumenti per distinguere i malintenzionati dagli utenti legittimi. Nel frattempo, la community si mobilita per far circolare consigli come quelli di conservare ricevute, fare foto dettagliate, evitare venditori ambigui e, ironicamente, diffidare persino delle biblioteche. Un paradosso per una compagnia che ha sempre fatto della famiglia, dell’accessibilità e della condivisione i suoi pilastri culturali. Se la guerra alla pirateria è più che giustificata, l’impressione è che Nintendo stia finendo per colpire i civili nel tentativo di stanare i pirati.
