Due minuti di rutti in prima serata bastano a raccontare lo stato della televisione pubblica italiana nel 2025. “Facci Ridere”, nuovo programma comico di Rai2, prodotto dalla società Stand by Me, fondata da Simona Ercolani, è finito nell’occhio del ciclone dopo l’esibizione del concorrente Christian Commisso, alias Ruttovibe, noto sui social per la sua abilità nel ruttare a tempo di musica. Un “talento” che ha già conquistato oltre 800 mila follower su Instagram ma che, una volta sbarcato in tv, ha sollevato critiche feroci da parte di pubblico, stampa e politica.
Partendo dal pubblico, non sono mancati i commenti aspri sui social di persone indignate dalla pessima qualità (e pessimo umorismo) dello spettacolo, ma soprattutto sbigottiti da come sia stato possibile portare in prima serata, una fascia normalmente dedicata a programmi di spicco, film famosi o eventi importanti, una scenetta dove gli spettatori sono stati letteralmente presi a rutti in faccia. Commenti come “pago il canone per 2 minuti di rutti” e altri come “E questo lo chiamate intrattenimento? Ecco lo stato vergognoso della TV italiana“, sono solo alcuni degli esempi negativi contro “Facci Ridere”.
A condurre lo show Pino Insegno e Roberto Ciufoli, coppia già bersaglio di pesanti stroncature, tra cui quella del critico televisivo Aldo Grasso, che ha definito il programma “una delle peggiori trasmissioni mai prodotte dalla Rai“, paragonandola a una Corrida mal riuscita. “Mi sono sbagliato”, scrive ironicamente Grasso riferendosi ai giudizi passati su Insegno, “c’è uno peggio di lui: è Roberto Ciufoli”.
Anche il giornalista Andrea Vianello, pur senza nomi espliciti, ha criticato aspramente il conduttore, con un post lapidario sui social durante la messa in onda della trasmissione. Le polemiche, però, si intrecciano inevitabilmente con la politica, poiché il ritorno di Insegno in prima serata, e la sua costante presenza nel palinsesto estivo, è spesso ricondotto ai suoi noti legami con Giorgia Meloni.

Il caso Rai e il dibattito sulla qualità del servizio televisivo pubblico
Non si è fatta attendere nemmeno la reazione della politica. Dolores Bevilacqua, senatrice del Movimento 5 Stelle e membro della Commissione di Vigilanza Rai, ha attaccato duramente la trasmissione, definendola “uno spettacolo indegno persino dell’ultima tv locale”. Per Bevilacqua, la presenza di contenuti come questi in prima serata, a spese del servizio pubblico, è il sintomo più evidente del disprezzo verso i contribuenti e della decadenza della proposta culturale dell’azienda di Viale Mazzini. La senatrice ha ironizzato amaramente: “Il prossimo passo? Una gara di flatulenze in Eurovisione?“.
Il punto dolente resta proprio quello della funzione pubblica della Rai. Mentre trasmissioni d’inchiesta come Report o Presa Diretta subiscono tagli o vengono relegate in orari marginali, l’intrattenimento becero trova spazi e risorse. E intanto l’azienda, pur di difendere gli ascolti, ricorre a “trucchi” come ridurre la rilevazione auditel del gioco televisivo Reazione a Catena, condotto dallo stesso Insegno, a soli venti minuti, per gonfiare i risultati.
Il caso Facci Ridere diventa emblema della dismissione culturale e del cortocircuito tra politica, comunicazione e intrattenimento. Una situazione che chiede, da più fronti, una riflessione seria sul senso e sul futuro della tv pubblica.
