La crisi di Maserati non è più un’ipotesi remota, ma una certezza concreta e documentata. I dati forniti dalla FIM CISL nel rapporto sulla produzione italiana del primo semestre 2025 tracciano un quadro allarmante per il marchio del Tridente. A Mirafiori, nel cuore industriale di Torino, la produzione è crollata a sole 140 unità. Una quantità simbolica più che industriale, che ha spinto Stellantis a ridisegnare la mappa produttiva di Maserati, trasferendo la produzione dei modelli GranTurismo e GranCabrio a Modena entro la fine dell’anno. A Mirafiori resteranno solo le attività di lastratura e verniciatura, segnando così un ridimensionamento drastico della presenza produttiva del marchio nel sito piemontese.
Tuttavia, la situazione non migliora nel quartier generale modenese, dove sono state assemblate appena 45 vetture in sei mesi, con un crollo produttivo del 71,9% rispetto allo stesso periodo del 2024. I giorni effettivamente produttivi sono stati appena 11, a fronte di un contratto di solidarietà che ha coinvolto i 130 lavoratori per circa metà del tempo lavorativo.
Un rallentamento fortemente legato anche allo stop, comunicato a fine 2024, della produzione delle versioni elettriche Folgore di MC20 e MC20 Cielo, inizialmente previste per il primo trimestre 2025. Anche l’impianto di Cassino, dove nasce il SUV Grecale, ha vissuto un ridimensionamento pesante con solo 10.500 unità prodotte nel semestre che rappresentano un netto passo indietro, con il Grecale, anche in variante elettrica, che incide per il 25%.

Le strategie per risollevare il futuro di Maserati
Il malessere del marchio si riflette anche nella crescente frustrazione dei sindacati, che denunciano da tempo l’assenza di una strategia chiara per il rilancio. L’organizzazione FIM CISL ha puntato il dito contro le scelte aziendali, definite senza mezzi termini “errori gravi“, e tra queste figura la mancata sostituzione del SUV Levante e il ritiro del progetto della nuova Quattroporte. Due modelli chiave che, se ripensati e rilanciati con coerenza stilistica e tecnologica, avrebbero potuto rappresentare una spinta concreta verso la ripresa.
L’unica luce in fondo al tunnel sembra essere il laboratorio “Fuoriserie” appena completato a Modena, dedicato alla personalizzazione estrema dei modelli, una nicchia in cui Maserati può ancora dire la sua con un certo prestigio. Inoltre, il trasferimento dell’assemblaggio di GranTurismo e GranCabrio da Mirafiori a Modena previsto per l’ultimo trimestre 2025 potrebbe ridurre l’uso massiccio degli ammortizzatori sociali. Ma si tratta di segnali timidi, insufficienti senza un vero piano industriale, con investimenti significativi e una visione sul lungo periodo.
L’eredità di Maserati è fatta di artigianalità, design e sportività, ma negli ultimi anni è mancata una guida capace di reinterpretare questi valori alla luce delle nuove esigenze del mercato, soprattutto nel segmento elettrico. La promessa di Stellantis di rilanciare il marchio resta tale finché non verranno resi noti obiettivi concreti, con tempistiche precise e una gamma che sappia unire tradizione e innovazione. Senza questo salto, il rischio che Maserati rimanga intrappolata in una crisi strutturale è tutt’altro che remoto.
