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Ubisoft aggiorna il suo EULA inserendo una clausola che prevede la “distruzione” dei giochi

Il mondo del gaming digitale si trova a fare i conti con una clausola che suona più come un ultimatum che come una formalità legale. Ubisoft ha recentemente aggiornato il proprio EULA (End User License Agreement), inserendo un passaggio che ha acceso il dibattito online, secondo cui alla fine del contratto, indipendentemente dalla motivazione, gli utenti sono tenuti a disinstallare e distruggere tutte le copie del prodotto in loro possesso. È una frase che sembra uscita da un racconto distopico, ma si trova nero su bianco al capitolo 8 del documento, dedicato alla “Chiusura”.

Secondo quanto riportato, questa clausola diventa effettiva in casi come la disattivazione dell’account Ubisoft, l’interruzione del supporto al gioco, o un’infrazione da parte dell’utente. Tuttavia, resta il mistero su cosa comporti praticamente la “distruzione” in questione. Se per le copie fisiche l’azione può essere intuita (rompere il disco, distruggere il supporto), per le copie digitali tutto si complica. Basterà disinstallare il gioco? Eliminare ogni file residuo? Cancellare ogni backup cloud? Nessuna risposta ufficiale è stata fornita, e il tono generico della clausola alimenta una crescente incertezza.

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Ubisoft aggiorna il suo EULA inserendo una clausola che prevede la "distruzione" dei giochi 3

Oltre Ubisoft: una tendenza preoccupante nell’industria videoludica

Non si tratta però di un caso isolato. Su piattaforme come Reddit, gli utenti hanno segnalato clausole simili in altri EULA, come quelli relativi a Final Fantasy VII Remake, Metaphor: ReFantazio e persino a un classico rivisitato come The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered. Questo ha acceso il dibattito sull’effettiva proprietà dei giochi acquistati, chiedendosi se sia corretto che un utente debba essere costretto a distruggere un prodotto per cui ha pagato.

La vicenda ha finito per intrecciarsi con il movimento Stop Killing Games, nato per denunciare la pratica delle case di sviluppo di spegnere i server dei giochi online, privando le community di titoli perfettamente funzionanti. La richiesta di Ubisoft di “distruggere” i giochi, quindi, sembra rispondere anche al “timore” che qualcuno voglia mantenerli in vita contro la volontà dell’editore.

Il contesto è quello di un’industria sempre più legata al digitale come servizio, dove i contenuti vengono concessi in licenza, non venduti nel senso tradizionale. In questo scenario, il concetto di “proprietà” si dissolve, e con esso il diritto a conservare ciò che si è acquistato. Che si tratti di una misura difensiva o di un’interpretazione eccessiva della proprietà intellettuale, la clausola di Ubisoft lascia intendere che i giochi non appartengono mai davvero a chi li acquista

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Andrea Moffa

Andrea Moffa

Eroe numero 50 di Overwatch 2. Appassionato di notizie videoludiche. Esploro e condivido le avventure e le ultime info di questo mondo in continua espansione.

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