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Pedaggi Autostradali: ritirato l’emendamento per l’aumento di 1 millesimo di euro per km

Tra le tante polemiche che hanno agitato l’inizio di luglio 2025, una ha viaggiato veloce da nord a sud lungo l’asfalto delle autostrade italiane ovvero l’aumento dei pedaggi. L’emendamento contenuto nel decreto Infrastrutture prevedeva, a partire dal 1° agosto, un rincaro simbolico pari a un millesimo di euro per chilometro percorso, valido per tutte le categorie di veicoli. Una misura che, almeno nei numeri, sembrava poca cosa, ma che ha finito per trasformarsi in una miccia accesa nel pieno del dibattito pubblico.

L’intervento era pensato per garantire circa 90 milioni di euro annui da destinare ad Anas, necessari a coprire spese legate all’illuminazione stradale e al miglioramento della rete viaria nazionale. Tuttavia, in un contesto in cui il costo della vita continua a salire, anche un aumento irrisorio viene percepito come l’ennesimo fardello. A scatenare le reazioni, oltre al merito della misura, è stato il modo in cui è stata proposta, poco comunicata, mal spiegata e fuori tempo massimo, proprio mentre milioni di italiani si preparavano a partire per le ferie.

Il caso è arrivato rapidamente anche sul tavolo di Palazzo Chigi, dove la premier Giorgia Meloni ha seguito da vicino l’evolversi della vicenda, pur senza intervenire pubblicamente in prima battuta. Fonti interne alla maggioranza parlano di un forte malumore da parte sua per un’iniziativa considerata mal calibrata sul piano comunicativo e potenzialmente dannosa per l’immagine del governo. È probabile che la scelta di non esporsi direttamente sia stata dettata dalla volontà di evitare uno scontro frontale tra alleati in un momento già delicato. Ma la pressione politica e mediatica ha comunque imposto una risoluzione rapida.

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Pedaggi Autostradali: ritirato l'emendamento per l'aumento di 1 millesimo di euro per km 3

Salvini si oppone, Meloni silenziosa: la maggioranza si spacca sul decreto infrastrutture e pedaggi

La polemica è esplosa anche all’interno del governo. Matteo Salvini, nella doppia veste di vicepremier e ministro delle Infrastrutture, ha preso nettamente le distanze dall’emendamento, lasciando intendere che si trattasse di una proposta avanzata senza il suo consenso. Da lì il passo indietro immediato di Fratelli d’Italia, con i deputati Baldelli e Milani che hanno dichiarato: “Non ci sogneremmo mai di portare avanti un emendamento non condiviso dal ministro competente“.

Assente dal confronto diretto ma presente sullo sfondo, Giorgia Meloni, la quale ha mantenuto una posizione defilata, evitando dichiarazioni pubbliche sull’argomento. Una scelta che ha lasciato spazio a interpretazioni divergenti, tra chi l’ha letta come una strategia per non alimentare ulteriori tensioni interne alla maggioranza e chi, invece, l’ha interpretata come un segnale di disallineamento tra i vari livelli del potere esecutivo. In ogni caso, il governo ha dato l’idea di una cabina di regia meno compatta di quanto promesso nei proclami ufficiali.

Le opposizioni, intanto, non hanno perso l’occasione per attaccare frontalmente l’esecutivo. Elly Schlein ha definito il rincaro “l’ennesima tassa sulle vacanze degli italiani“, mentre Giuseppe Conte ha parlato di “una stangata nascosta”. Le associazioni dei consumatori, da parte loro, hanno accolto con favore il ritiro, ma hanno sottolineato come il vero problema, quello del finanziamento stabile di Anas, sia stato solo rimandato. E anche se l’aumento è saltato, l’impressione è che il tema tornerà presto sulla carreggiata politica.

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Andrea Moffa

Andrea Moffa

Eroe numero 50 di Overwatch 2. Appassionato di notizie videoludiche. Esploro e condivido le avventure e le ultime info di questo mondo in continua espansione.

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