L’universo di Dragon Ball è da sempre una galassia narrativa in continua espansione, attraversata da serie, film, spin-off, videogiochi e special televisivi che nel tempo hanno acceso accesi dibattiti sulla loro “ufficialità”. Per i fan, la distinzione tra cosa sia “canon”, ossia parte integrante della trama principale creata da Akira Toriyama, e cosa invece rientri in un universo alternativo è diventata quasi una forma di religione. Tuttavia, le recenti dichiarazioni di Toyotaro, attuale autore del manga Dragon Ball Super e diretto successore di Toriyama, sembrano voler riscrivere completamente le regole del gioco.
Durante un intervento alla Japan Expo 2025, riportato sul social X (ex Twitter) dall’utente Von della community di Dragon Ball, Toyotaro ha lasciato il pubblico di stucco con una dichiarazione che, nella sua semplicità, ha il potere di rivoluzionare l’intera percezione della serie: “Per me, tutto Dragon Ball è canon.” Un’affermazione che potrebbe spazzare via anni di discussioni e categorizzazioni tra “vero” e “non ufficiale”, includendo nel grande abbraccio canonico non solo le serie principali, ma anche progetti spesso visti come marginali come Dragon Ball GT, Dragon Ball Heroes, Dragon Ball Daima, i giochi mobile come Dokkan Battle e Legends.
Persino l’MMORPG Dragon Ball Online, che ha dato vita a personaggi poi riciclati altrove come Towa e Mira, viene menzionato con affetto, nonostante a livello mondiale questo titolo non abbia raggiunto un gran numero di giocatori e appassionati. Secondo Toyotaro, ogni storia ha un valore, ogni versione è parte integrante dell’identità di Dragon Ball. La sua visione non solo rivaluta l’intero corpo dell’opera, ma lo arricchisce, eliminando barriere e aprendo a un’interpretazione molto più ampia e libera.

Il segreto è il multiverso e le linee temporali
Una visione così inclusiva, tuttavia, porta con sé una questione spinosa legata alla coesistenza delle evidenti contraddizioni presenti tra le varie opere. L’esempio più classico è il confronto tra Dragon Ball Super e Dragon Ball GT, due serie che si svolgono in epoche differenti e che presentano sviluppi divergenti per molti personaggi. In passato, queste incongruenze venivano archiviate come prova definitiva della non-canonicità di alcune opere. Ma oggi, nel paradigma suggerito da Toyotaro, la risposta sembra risiedere nell’idea di multiverso.
Non si tratta di un concetto nuovo per il franchise. Con personaggi come Trunks del Futuro, gli universi alternativi introdotti nel Torneo del Potere e la stessa struttura di Dragon Ball Heroes, il terreno era già stato preparato da parecchio tempo. Toyotaro non lo dice esplicitamente, ma la sua posizione lascia intendere che ogni storia potrebbe semplicemente appartenere a una linea temporale parallela, a un universo alternativo. Così, ciò che prima sembrava un errore di continuità diventa solo un’altra sfaccettatura della stessa gemma.
L’idea, oltre a valorizzare ogni prodotto targato Dragon Ball, potrebbe anche avere implicazioni strategiche per il futuro della saga. Se Toei e Shueisha dovessero accettare ufficialmente questa prospettiva, si aprirebbe la strada a un’esplorazione ancora più libera dell’universo Dragon Ball, senza i vincoli di una cronologia rigida. Ogni nuovo progetto potrebbe essere canonico, anche se non coerente con il resto, in virtù del principio delle infinite possibilità temporali.
Un universo narrativo in cui tutto è valido e nulla è scartato. Un approccio che non solo mette d’accordo chi ha amato GT e chi ha preferito Super, ma che permette anche a ogni generazione di fan di sentirsi parte dello stesso mondo. In fondo, per una saga che ha sempre fatto dell’evoluzione e del superamento dei limiti la sua cifra stilistica, abbracciare tutte le sue versioni non sembra poi così assurdo.
