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La visione critica di Laura Fryer: “l’hardware Xbox è morto” è il pensiero dell’ex fondatrice di Microsoft Game Studios

Dopo anni passati a plasmare l’identità del marchio Xbox, Laura Fryer, una delle figure chiave nella fondazione dei Microsoft Game Studios, non nasconde il proprio disincanto verso la direzione intrapresa oggi da Microsoft nel mondo del gaming. Il cuore della sua riflessione, espressa in un recente video sul suo canale YouTube, è netto: “L’hardware Xbox è morto“. Non si tratta di una provocazione sterile, ma di un’analisi informata che arriva da chi ha vissuto in prima linea la nascita e l’evoluzione del brand.

Fryer, attualmente anche creatrice di contenuti online, ha alle spalle un curriculum che parla da sé. Entrata in Microsoft nel 1995, è stata una delle artefici del lancio della prima Xbox nel 2000, oltre che produttrice esecutiva di successi come Gears of War e Zoo Tycoon. Le sue parole, quindi, non sono quelle di un’osservatrice qualunque, ma di una professionista che ha investito tempo, creatività e visione nella costruzione dell’ecosistema Xbox.

Nelle sue osservazioni, Fryer individua segnali concreti che suggeriscono un progressivo disimpegno di Microsoft dal settore hardware. Le collaborazioni con realtà come ASUS per la ROG Ally o Meta per il Quest S3 Xbox Edition ne sarebbero la prova più chiara, essendo dispositivi che portano il marchio Xbox, ma non nascono più sotto il suo tetto tecnologico. Una strategia che suggerisce una transizione silenziosa verso una visione incentrata quasi esclusivamente sui servizi, e in particolare su Xbox Game Pass.

ecosistema Xbox
La visione critica di Laura Fryer: "l'hardware Xbox è morto" è il pensiero dell'ex fondatrice di Microsoft Game Studios 3

Una transizione tra identità passata e futuro incerto

La preoccupazione di Fryer non è soltanto legata al declino dell’hardware in sé, ma a quello che rappresentava, cioè una visione del videogioco fatta di esperienze costruite a partire da una piattaforma solida, coerente, proprietaria. L’evoluzione verso un ecosistema più fluido e basato su abbonamenti può offrire libertà e accesso, ma rischia anche di diluire il senso di identità e di “appartenenza” che l’utenza aveva nei confronti del marchio Xbox.

Secondo Fryer, Microsoft sembra oggi più interessata a massimizzare la monetizzazione del catalogo storico (e in questo caso basta pensare al successo del remake di Oblivion), piuttosto che a investire nella creazione di nuove icone videoludiche. Un esempio di speranza è Clockwork Revolution, titolo emerso durante uno degli ultimi showcase, che ha suscitato il suo entusiasmo. Ma da solo, un titolo brillante non può rappresentare un piano a lungo termine.

In vista del 25º anniversario di Xbox nel 2026, ci si aspetta che Microsoft metta sul tavolo carte importanti. Secondo Fryer, potrebbe essere l’occasione per ridefinire la traiettoria del brand, o almeno per fare chiarezza sul suo ruolo futuro nel panorama gaming. “Forse sarà l’anno giusto“, dice, lasciando intendere che il destino del marchio è ancora in bilico tra nostalgia del passato e incertezze sul futuro. La sua è una critica costruttiva, per nulla disfattista, ma animata da un amore sincero verso ciò che il marchio ha rappresentato nel tempo. E da una domanda che resta sospesa: quale sarà il volto di Xbox tra altri 25 anni?

Xbox Game Showcase Avowed e Indiana Jones
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Leggi anche: L’Xbox del futuro parla Windows: Microsoft e AMD riprogettano il concetto di Console

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Andrea Moffa

Andrea Moffa

Eroe numero 50 di Overwatch 2. Appassionato di notizie videoludiche. Esploro e condivido le avventure e le ultime info di questo mondo in continua espansione.

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