Squid Game si è conclusa con la sua terza stagione, che curiosamente è anche quella meno apprezzata dai fan, e ora il franchise si prepara a essere ampliato con un remake americano prodotto da David Fincher che potrebbe dare anche una continuazione alla scia di riflessioni sulle disuguaglianze sociali e l’attualità. A far discutere ancora sono infatti i simbolismi che il creatore della serie ha inserito negli episodi per parlare apertamente di attualità.
Elon Musk viene paragonato ai vip di Squid Game
L’ultima dichiarazione del creatore e regista di Squid Game, Hwang Dong-hyuk, in un’intervista rilasciata a Time è diventata virale perché menziona le somiglianze tra i famigerati VIP mascherati della serie ed Elon Musk. Il patron di Tesla, SpaceX e X non ha ispirato direttamente i VIP, ma per Dong-hyuk l’associazione tra lui e loro è diventata ormai inevitabile: “Elon Musk è ovunque, ormai. Non è solo a capo di un colosso tecnologico che quasi controlla il mondo, ma è anche uno showman […] Alcuni dei VIP… Sì, ricordano Elon Musk“.

Ma il paragone con Musk assume un simbolismo potente nella stagione finale – e qui seguono spoiler quindi continuate a vostra discrezione. I VIP passano da spettatori ad attori attivi nelle vicende del gioco, fingendosi delle guardie e uccidendo con le loro mani dei giocatori, cosa che a livello metaforico rappresenta il controllo segreto lasciare spazio a un potere sfacciato e prepotente .
“Un tempo chi comandava il sistema rimaneva nascosto dietro le quinte, ma oggi non è più così“, spiega Dong-hyuk, “i nuovi oligarchi tecnologici mostrano il volto, dichiarano apertamente chi sostengono e quali sono i loro interessi“.

Squid Game, così, chiude un cerchio aperto con i suoi giochi mortali e le sue allegorie sulla disperazione economica, evolvendosi in una critica più ampia e diretta verso l’élite globalizzata e digitalizzata. La sua forza sta nel modo in cui il simbolismo visivo – maschere, uniformi, arene – si intreccia con questioni contemporanee: la concentrazione del potere, la spettacolarizzazione della sofferenza, l’erosione del privato da parte del pubblico.