Sin dal suo lancio, PlayStation 5 (PS5) ha puntato su un sistema di raffreddamento particolarmente innovativo, basato sull’utilizzo del metallo liquido per mantenere basse le temperature dell’unità APU. Una scelta che aveva fatto scalpore per l’efficienza promossa in termini di dissipazione del calore, ma che nel tempo ha sollevato anche più di un dubbio. A rilanciare con forza la questione è ora Matthew Cassells, fondatore di Alderon Games, lo studio dietro Path of Titans, durante un’intervista al canale Moore’s Law is Dead. Secondo Cassells, infatti, la situazione sarebbe molto più seria di quanto ammesso finora.
Il cuore del problema si troverebbe proprio nella posizione della console. Tenere la PS5 in verticale, infatti, potrebbe comportare un’anomala distribuzione del metallo liquido, con la formazione di zone asciutte sopra l’APU. Questo fenomeno rischia di danneggiare l’hardware, compromettendo le funzionalità del sistema fino a causare spegnimenti improvvisi durante le sessioni più intense di gioco. In altre parole, una tecnologia pensata per proteggere potrebbe, se mal gestita o sottoposta a usura, trasformarsi in un pericolo concreto per la longevità del dispositivo.

I vecchi modelli di PS5 potrebbero non reggere il tempo
Cassells non è il primo a sollevare l’allarme, ma la sua voce aggiunge un nuovo tassello a un mosaico di preoccupazioni crescenti. Diversi membri del team di sviluppo di Alderon Games avrebbero sperimentato direttamente malfunzionamenti sospetti con le loro PS5, tutti riconducibili al sistema di raffreddamento. I dati raccolti in seguito all’ultimo aggiornamento di Path of Titans indicano un aumento del 2-3% degli spegnimenti anomali tra i giocatori, una percentuale che, pur non essendo allarmante in senso assoluto, assume un peso maggiore se inserita nel contesto delle lunghe sessioni di gaming che mettono alla prova il sistema.
Sony, dal canto suo, avrebbe già provveduto ad apportare modifiche strutturali ai modelli più recenti della console, come le versioni Slim e Pro, in modo da ridurre il rischio. Tuttavia, i primi modelli immessi sul mercato tra il 2020 e il 2021 sembrerebbero essere maggiormente esposti. Cassells è convinto che nel giro di un paio d’anni, molte di queste unità potrebbero “morire”, soprattutto se sottoposte a carichi di lavoro elevati e mantenute in posizione verticale per lunghi periodi. Una previsione che, se dovesse concretizzarsi, rischia di aprire un fronte delicato sul piano dell’assistenza tecnica e della fiducia dei consumatori nei confronti del marchio.
