Un ritorno o una rinascita artistica? Probabilmente entrambi i termini sono adatti a descrivere il nuovo percorso di Andy Serkis, il quale si prepara a vestire nuovamente i panni (digitali) di Gollum, ma questa volta con una duplice responsabilità. Non solo sarà l’attore dietro uno dei personaggi più iconici del cinema fantasy, ma anche il regista di Il Signore degli Anelli: The Hunt for Gollum, nuovo capitolo cinematografico ambientato nell’universo creato da J.R.R. Tolkien. L’annuncio, arrivato durante il Filming Italy Sardegna Festival 2025 attraverso una lunga intervista realizzata da Movieplayer, ha galvanizzato pubblico e critica, confermando quanto l’interprete britannico sia ancora oggi uno dei pilastri invisibili dell’immaginario contemporaneo.
Il film è attualmente in fase di preparazione, con le riprese previste per il 2026 e l’uscita nelle sale fissata per il 17 dicembre 2027. Dietro il progetto ci sono nomi noti e rassicuranti come Peter Jackson, Fran Walsh e Philippa Boyens, gli stessi che hanno dato forma all’indimenticabile trilogia cinematografica tra il 2001 e il 2003. Ambientato temporalmente tra la festa di Bilbo e l’arrivo della Compagnia a Moria, The Hunt for Gollum promette di scavare più a fondo nella psicologia del personaggio, esplorandone l’umanità, la fragilità e la dualità interiore tra Sméagol e Gollum. Una complessità emotiva che Serkis considera “immensa” e che ritiene possa parlare anche a chi non conosce l’universo tolkieniano.
Andy Serkis parla della motion capture come forma d’arte e della dignità dell’interpretazione
Andy Serkis, spesso definito il “re del motion capture“, ha ribadito in più occasioni come la performance in questa tecnologia sia, a tutti gli effetti, recitazione pura. Secondo l’attore, non c’è differenza sostanziale tra chi recita con trucco prostetico o chi lo fa con sensori sul corpo, in quanto in entrambi i casi, al centro c’è l’attore, la sua espressività, la sua intensità.
“Recitare è recitare,” afferma con fermezza, sottolineando come la tecnologia debba essere vista come uno strumento e non come una barriera. Il dibattito sulla creazione di una categoria agli Oscar per la miglior interpretazione in performance capture lo lascia indifferente. Per Andy Serkis è la qualità della recitazione a dover emergere, non il metodo con cui viene resa visibile.
Nel frattempo, la sua carriera è più viva che mai. Dopo aver diretto l’adattamento animato di Animal Farm di Orwell, presentato all’Annecy Animation Festival, e aver partecipato alla serie Andor, Andy Serkis è atteso anche in The Batman 2, dove tornerà a interpretare Alfred accanto al Bruce Wayne di Robert Pattinson. Un’agenda fitta, che dimostra la versatilità di un artista capace di passare con naturalezza da ruoli digitali a quelli più classici, mantenendo sempre una cifra stilistica personale e intensa.
Nel cuore di milioni di spettatori, Gollum resta uno dei personaggi più iconici non perché eroico, ma perché profondamente umano. Ed è forse proprio questa l’intuizione più potente di Serkis, il quale prova a far capire che in un mondo di divinità, elfi e guerrieri senza macchia, la creatura più controversa e imperfetta diventa la più autentica.
“Gollum è un sopravvissuto e la combinazione tra la sua fragilità e la sua resistenza è qualcosa che vive dentro molte persone.” Non è difficile capire perché tanti spettatori, specialmente quelli che hanno attraversato difficoltà personali, si siano sentiti rappresentati da lui. Tra vulnerabilità, ipocrisia e desiderio di redenzione, Gollum è un personaggio specchio, in cui ci si riflette e ci si ritrova, nel bene e nel male.
