Decifrare il misterioso linguaggio dei gatti è una delle imprese più affascinanti, e frustranti, che l’uomo abbia mai tentato. Eppure, dopo secoli di interpretazioni basate su intuizione e osservazione, potrebbe essere la tecnologia AI a offrire finalmente un ponte tra le due specie. Baidu, il gigante cinese dell’intelligenza artificiale, ha recentemente depositato un brevetto per un sistema che promette di tradurre i miagolii felini, oltre ad una gamma complessa di segnali animali in linguaggio umano.
La notizia è stata resa pubblica dall’autorità cinese per la proprietà intellettuale e riportata in un articolo da myNEWS risalente a dicembre, anche se i dettagli sono stati divulgati soltanto l’8 maggio da Reuters. Il cuore del progetto sta nell’utilizzo combinato di vocalizzazioni, parametri fisiologici come la frequenza cardiaca e comportamenti osservabili, il tutto passato al vaglio di un’intelligenza artificiale. In questo modo, l’AI cerca di determinare lo stato emotivo dell’animale e trasformarlo in una frase comprensibile agli esseri umani.
Non più solo “ho fame” o “voglio uscire”, ma, idealmente, l’intero spettro emozionale di un gatto, da frustrazione a rilassatezza, fino a stress o affetto. Attualmente in fase di ricerca, il sistema punta a migliorare la comunicazione emotiva uomo-animale e rappresenta un passo ulteriore in quella che è ormai una corsa globale al cosiddetto “interprete animale“. Non a caso, anche altri colossi tech si stanno muovendo in questa direzione.
Tradurre i gatti con l’AI: tra entusiasmo tecnologico, scetticismo scientifico e dilemmi etici
La fascinazione per il dialogo interspecie non è nuova. Applicazioni come MeowTalk o il sistema Feline Glossary Classification 2.3 affermano già di saper riconoscere con alta precisione diversi tipi di miagolio, anche se mancano ancora validazioni scientifiche robuste. E persino Google ha recentemente svelato DolphinGemma, un ambizioso progetto AI focalizzato sulla decifrazione del linguaggio dei delfini. Tuttavia, il mondo accademico resta prudente.
Secondo Kevin Coffey, psicologo e studioso di vocalizzazioni animali, l’idea stessa di una traduzione diretta tra linguaggio animale e umano è “in gran parte priva di fondamento“. Più che cercare equivalenti linguistici parola per parola, la sfida sta nel riconoscere e categorizzare le espressioni emotive attraverso segnali multipli. Ed è proprio su questo punto che Baidu sembra volersi differenziare, non solo vocalizzazioni, ma anche biometrie e gestualità, per un quadro emotivo più completo.
Non mancano però le complessità. I tempi di approvazione dei brevetti, che oscillano tra uno e tre anni, sono solo l’inizio. Il vero banco di prova sarà la validazione scientifica su larga scala, necessaria per evitare che questi sistemi si riducano a gadget senza affidabilità. Inoltre, la raccolta e l’elaborazione dei dati sugli animali aprono interrogativi etici non trascurabili, soprattutto in relazione alla privacy animale e all’uso commerciale di simili tecnologie.
Ciò che appare chiaro, però, è che l’interesse è in forte crescita, e che la comprensione del linguaggio animale, per quanto ancora lontana dalla piena realizzazione, non è più solo fantascienza. Come ricordato da Scientific American, questa ricerca non ha solo un valore curioso ma punta a migliorare il rapporto con gli animali domestici, arricchendo la relazione tra specie e offrendo nuove prospettive sulla coevoluzione comunicativa grazie all’suo dell’AI.
