Il panorama attuale di EA (Electronic Arts) è tutt’altro che sereno. Una delle realtà più longeve e potenti dell’industria videoludica si trova oggi a navigare acque particolarmente agitate, strette tra tagli di budget, cancellazioni eccellenti e una chiusura sempre più sistematica di vecchi titoli storici. Le recenti decisioni strategiche, in particolare la riduzione dei fondi destinati a Respawn Entertainment, lo studio responsabile di Apex Legends e Star Wars Jedi: Survivor, hanno sollevato numerose perplessità. Un colpo inaspettato, che arriva in un momento in cui il futuro del team comincia a sembrare appeso a un filo, soprattutto considerando che i progetti in cantiere sembrano sempre più instabili.
La chiusura di Cliffhanger Games e la corrispettiva cancellazione del gioco dedicato a Black Panther, che avrebbe dovuto rappresentare uno dei titoli più ambiziosi in lavorazione, ha ulteriormente appesantito l’atmosfera in casa EA. Una decisione che, sebbene non del tutto spiegata pubblicamente, si inserisce in un contesto più ampio di ristrutturazione aziendale. Il quadro che emerge è quello di un publisher che sembra ormai più interessato a consolidare pochi grandi franchise piuttosto che diversificare l’offerta, sacrificando lungo la strada progetti innovativi e studi creativi.

La scelta di EA nel chiudere i server: quando i grandi titoli diventano ricordi e il multiplayer scompare
Se il presente di EA è segnato da incertezze e rifocalizzazioni, il passato non viene trattato con maggiore riguardo. Negli ultimi due anni, la compagnia ha proceduto alla disattivazione delle funzionalità online di oltre 60 giochi, spegnendo progressivamente i server di titoli che, in molti casi, hanno segnato un’epoca. Tra questi figurano nomi storici come Battlefield: Bad Company 2, Medal of Honor: Warfighter, Dead Space 2, Mirror’s Edge Catalyst e Crysis 3, fino ad arrivare a franchise sportivi come FIFA, Madden NFL, NHL e UFC. Di seguito una lista completa, tratta dalla fonte GameRant, di tutti i giochi da cui EA ha rimosso la componente online o li ha chiusi:
- Apex Legends Mobile
- Battlefield 1943
- Battlefield 3
- Battlefield 4 (PS3/Xbox 360)
- Battlefield: Bad Company
- Battlefield: Bad Company 2
- Battlefield: Hardline (PS3/Xbox 360)
- Blood & Glory Immortals
- Contract Killer: Sniper
- Crysis 3
- Dante’s Inferno
- Dead Space 2
- Deer Hunter Classic
- Dino Hunter: Deadly Shores
- Disney Sorcerer’s Arena
- EA Sports UFC 2
- EA Sports UFC Mobile 2
- Eternity Warriors 4
- F1 2011
- F1 2012
- F1 2013
- F1 2014
- F1 Mobile Racing
- F1 Race Stars
- FIFA 16
- FIFA 17
- FIFA 18
- FIFA 19
- FIFA 20
- FIFA 21
- FIFA 22
- FIFA 23 – December 12
- Frontline Commando 2
- Frontline Commando: D-Day
- Kim Kardashian Hollywood
- Kingdoms of Amalur: Reckoning
- Lord of the Rings: Heroes of Middle-earth
- Madden NFL 18
- Madden NFL 19
- Madden NFL 20
- Madden NFL 21 – June 30
- Madden NFL 22 – October 20
- Medal of Honor
- Medal of Honor: Airborne
- Medal of Honor: Warfighter
- Micromachines World Series
- Mirror’s Edge Catalyst
- MLB Tap Sports Baseball 2022
- MLB Tap Sports Baseball 2023
- NBA Jam: On Fire Edition
- NBA Live 18
- NCAA 14
- NHL 20
- Rocket Arena
- Rory McIlroy PGA Tour
- Shadows of the Damned
- Super Mega Baseball 2
- Syndicate
- The Simpsons: Tapped Out
- UFC 3
- Warp
A impressionare non è soltanto la quantità, ma la qualità dei giochi coinvolti. La chiusura del multiplayer di intere serie, tra cui quasi tutti i titoli FIFA dal 16 al 23, con l’ultimo che cesserà di funzionare online il 12 dicembre, rappresenta un taglio netto con interi capitoli della storia videoludica recente. Molti di questi giochi sono ancora regolarmente acquistabili nei vari store digitali, ma la loro esperienza viene ora mutilata dalla mancanza di una componente online che, in diversi casi, ne rappresentava il cuore pulsante.
Il fenomeno, tuttavia, non è esclusivo di Electronic Arts, la chiusura dei server è una tendenza diffusa nel settore, figlia di costi di manutenzione sempre più alti e di un’industria che guarda costantemente avanti, spesso a discapito della conservazione storica. Ma ciò non toglie che, per i fan, si tratti di un addio difficile da digerire, reso ancora più amaro dalla sensazione che EA stia progressivamente dismettendo anche parte della sua identità, in favore di una visione più commerciale e meno sperimentale del videogioco.
