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L’intelligenza artificiale non è il problema: il vero problema sei tu

Siamo immersi nell’epoca d’oro dell’intelligenza artificiale, questo se leggete le pagine di DrCommodore.it vi è con tutta probabilità molto chiaro. Almeno questo lo spero, altrimenti miei cari commodoriani abbiamo un problema.

ChatGPT, Midjourney, Gemini, Grook , Deepseek sono solo la punta dell’iceberg, una punta che riusciamo tutti a vedere perché viene illuminata dal riflettore della cronaca. In realtà la luce di questo riflettore è spesso carente, faziosa e non interessata a far vedere davvero ma semplicemente a mostrare di sfuggita qualcosa che invece merita un attenzione maggiore.

Molti, tanti, a breve innumerevoli strumenti stanno – mentre io scrivo e voi leggete, non domani – radicalmente trasformando il modo in cui produciamo contenuti, ottimizziamo processi e interagiamo con le persone. Stanno rivoluzionando – e proprio come fa una rivoluzione, senza chiedere il permesso – il mondo del lavoro.

Questi strumenti sono potenti, versatili e capaci di produrre risultati straordinari in tempi ridotti, ma non sono magici. La loro efficacia dipende direttamente da chi li usa e da come li usa. La buona notizia è che sono democratici nella misura in cui l’utente finale si dimostra aperto a volerli apprendere prima di utilizzarli, a comprendere il loro funzionamento e farlo proprio. Mentre lo scrivo mi rendo conto che è l’esatto contrario di ciò che vi dirà chi vi vuole vendere un prodotto IA, ma che si tratti di acquistare un auto oppure un workflow di n8n suggerisco sempre molta cautela, per amor proprio tutto qui.

Negli ultimi giorni ho avuto il piacere di partecipare a un evento “diverso” organizzato da una realtà attenta al cambiamento che però ha riunito in sala delle realtà economiche e aziendali a maggioranza 1.0, con qualcuno che arrivato al 2.0 da poco, non fa in tempo ad accomodarsi che trova la casa sottosopra a causa dell’AI.

Con piacere devo dire però è stato scelto Alberto Mattiello come moderatore, un commodoriano probabilmente, che ha portato all’attenzione dei presenti sul piano del reale, ha mostrato qualcosa di più della punta dell’iceberg – so che Alberto è molto attento, e troverà questo backlink, ne approfitto per ringraziarti e dirti che dato il contesto e il tempo a tua disposizione penso che tu abbia raggiunto uno dei migliori risultati possibili oltre che nell’avermi fatto tornare a scrivere su queste mie pagine dove spesso latito – ha piantato un seme dove ha trovato terra fertile, e dove invece è stato spazzato dal vento sarà quello stesso vento a breve a spazzare via anche il resto.

Nemmeno il tempo di ritirami nel mio loop di lavoro, palestra e videogames con croccanti intermezzi a tema AI che distratto dall’evento e dal viaggio mi ero perso questa perla:

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Il post di Renato Schifani

Un esempio concreto che subito ha generato traffico per tutti e indignazione sparsa, ha immediatamente acceso il tenue riflettore: un post social del presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, apparentemente redatto tramite IA. L’utilizzo di ChatGPT da parte del presidente stesso – oppure del suo staff – per produrre un contenuto. Grasse risate, e torniamo tutti a lavorare.

Non è un problema se un politico usa l’IA per scrivere meglio: l’importante è che i risultati raccontati siano veri, concreti e verificabili. Il problema nasce quando si pensa che basti un clic per fare tutto, senza competenze, senza filtri, senza responsabilità.

L’IA come alleata, non come scorciatoia

Utilizzare l’intelligenza artificiale per produrre contenuti di qualità non è, di per sé, una criticità. Anzi, è una risorsa incredibile per comunicare meglio, rendere più fluido un testo, ottimizzare il tono, e strutturare un messaggio complesso in modo semplice e fruibile.

Veniamo tutti da contesti differenti – unici – accomunati spesso solo da alcuni fattori e con registri linguistici dello stesso idioma ben differenti. Che miracolo poter tradurre l’intero contenuto di internet in meno di venti giorni, che benedizione poter prendere questo articolo e farlo riformulare infinite volte così che sia fruibile in tutte le lingue, per persone di tutte le età, fare in modo che trasmetta al meglio il mio messaggio adattandosi alle sfumature di ognuno. Tecnicamente è possibile, perché oramai l’impossibile – almeno lato digitale – richiede solo più tempo e qualche volta più risorse.

Il caso Schifani è emblematico. Un testo ottimamente scritto non perde valore se redatto con supporto tecnologico, a patto che le informazioni riportate siano corrette, verificabili e autentiche. Sono pronto a ripeterlo altre mille volte, e a questo punto farne anche una battaglia personale. La comunicazione politica e istituzionale non deve demonizzare l’uso dell’IA, bensì incoraggiare la responsabilità e la trasparenza nell’utilizzo di questi strumenti. Educare, crescere e non schernire. Questo è l’unico paradigma possibile per un futuro dove siamo obbligati a convivere con l’AI.

Il rischio reale: l’illusione del clic facile

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Una risposta quella di Ciro sempre molto attuale

Dove risiede, dunque, il vero pericolo? Cosa mi ha spaventato della presentazione di Alberto?
Il terrore – passatemi il termine drammatico, magari aiuta lato SEO – non risiede nell’intelligenza artificiale, ma nella facilità con cui questa può essere abusata. L’IA offre risultati immediati e spesso impressionanti, ma senza competenze specifiche e senza consapevolezza etica, rischia di produrre un pattume grigio di contenuti senza valore.

Un esempio personale può chiarire meglio questa dinamica. Qualche ora fa, e qualcuno dei miei amici è arrivato – spero – a questo articolo da lì, sul mio profilo personale Instagram ho condotto un piccolo esperimento. Probabilmente più per noia che per nobili intenzioni, sia chiaro, però alla fine eccoci qui.

Ho pubblicato una storia dove dopo aver mostrato il caso AI del giorno annunciavo in modo molto accattivante l’avvio di un progetto parallelo a drcommodore. Un bellissimo corso gratuito, ma solo per le prossime 24 ore eh, sull’utilizzo conspevole dell’AI. In meno di 20 minuti, 35 persone avevano già cliccato e alcune mi hanno addirittura scritto in privato perché vittime del rickroll.

Sì, esatto aggiungere il buon Rick mi ha aiutato nel combattere la noia.

La noia profonda e autentica è il momento di maggiore rivelazione della propria esistenza.

Martin Heidegger

Questo episodio banale ma emblematico dimostra chiaramente la semplicità con cui è possibile catturare l’attenzione, sfruttando una call-to-action efficace e strumenti apparentemente innocui. Applicato a scenari più ampi e rilevanti, come la comunicazione politica o istituzionale potenziato milioni di volte con la leva dell’IA diventa evidente il rischio concreto di manipolazione o disinformazione.

Necessità di regole, competenza e consapevolezza

L’intelligenza artificiale è potente, è divertente e migliorerà – oppure distruggerà – il mondo ma non può essere considerata una bacchetta magica. Affidarsi esclusivamente a essa, senza una preparazione adeguata e senza consapevolezza, equivale a mettersi alla guida di carro armato senza patente né esperienza. Le conseguenze possono essere disastrose.

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Un appello alla sensibilità di chi legge, non solo verso l’AI.

È vero che non basta saper guidare un carro armato per evitare che venga diretto verso la distruzione. Infatti, è molto probabile che il genocidio attualmente in corso in Palestina sia guidato proprio da persone dotate di competenze molto superiori rispetto a quelle che sarebbe auspicabile avessero, almeno per il bene dell’umanità.

È indispensabile e doveroso in questo contesto rivoluzionario senza freni, dove la guerra digitale e non sono una realtà incontrovertibile: promuovere una cultura digitale robusta, che includa competenze tecniche, pensiero critico e un’etica rigorosa nell’utilizzo degli strumenti digitali. Servono regole chiare, protocolli di responsabilità, e una ricerca e sviluppo sana.

Proporre dieci anni di sviluppo dell’AI senza regole come vorrebbe Trump è follia perché ne pagherebbero il prezzo gli ultimi, i più vulnerabili e questa volta non sarà solo un rickroll ad averli colpiti, ma probabilmente una crisi lavorativa, sociale ed economica senza precedenti.

L’obiettivo deve essere quello di creare utilizzatori consapevoli, capaci di distinguere tra supporto tecnologico e scorciatoie pericolose. Spero in un Europa che regolamenti con senno, si avvalga del supporto di professionisti veri ed esperti non solo su Linkedin per dare una direzione.

Nel mentre però, specialmente se avete letto questo mio delirio editoriale fino a questo punto, abbiamo noi in prima persona la responsabilità di promuovere in maniera corretta, ed educare.

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Non fate i Gatekeepers.

Approfondite, siate curiosi, e non accontentatevi mai di ciò che appare immediatamente evidente. L’uso consapevole dell’intelligenza artificiale rappresenta il fondamento di un nuovo mondo, che sta mutando sotto i nostri occhi a una velocità straordinaria e vertiginosa. Ma ricordate, permettetemi dirlo: la vera efficacia di qualsiasi strumento tecnologico dipende esclusivamente dalle capacità, dall’etica e dalla consapevolezza di chi lo utilizza.

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Antonio Pascarella

Antonio Pascarella

Videogiocatore da sempre e appassionato di tecnologia. A tratti weeb. Alla continua ricerca del rank perduto e della sua millantata abilità. See You Space Co(mmodoriano)wboy.

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