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Trump trasforma la visita della Juventus alla Casa Bianca in un caso: tra calcio e tensioni sociali

Nella giornata che avrebbe dovuto celebrare l’ingresso trionfale della Juventus al Mondiale per Club con un netto 5-0 contro l’Al Ain, la scena è stata rubata da un incontro istituzionale con Donald Trump accaduto diverse ore prima e destinato a lasciare il segno. Prima del fischio d’inizio, infatti, la squadra bianconera al completo si è recata alla Casa Bianca, accompagnata dal presidente FIFA Gianni Infantino. A riceverli, l’attuale 47° presidente degli Stati Uniti, ma anziché essere un momento di celebrazione e incontro sportivo, questa iniziativa ha subito scatenato forti dubbi e un’aria negativa, principalmente per le tensioni geopolitiche tra Israele e Iran, ma anche per altri motivi.

A guidare la rappresentanza bianconera, il centrocampista statunitense Weston McKennie, figura simbolica non solo per le sue doti calcistiche, ma anche per le sue posizioni esplicite contro Trump durante il precedente mandato. Le dichiarazioni di McKennie, che aveva definito l’allora presidente “ignorante” e “razzista”, risuonano con forza alla luce del clima che si è creato nell’Ufficio Ovale.

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Tutto apparente tranquillo, finché Trump non ha iniziato a parlare di inclusività, nel tentativo di affrontare pubblicamente un tema particolarmente controverso negli USA. Parlandone ha chiesto alla squadra: “Potrebbe una donna far parte del vostro team, ragazzi?“. La domanda, per alcuni improvvisa, ha generato un evidente disagio nella delegazione bianconera.

Damien Comolli, direttore generale della Juventus, ha risposto con diplomazia: “Abbiamo una squadra femminile molto forte“, riferendosi alla Juventus Women, pluricampione d’Italia. Ma il presidente ha insistito: “Ma dovrebbero giocare con le donne, vero? Vedete? Sono molto displomatici“. Una frase che ha sottolineato l’imbarazzo dell’intera situazione e riacceso il dibattito sull’inclusività nello sport professionistico, o quanto meno sulla mancanza di informazione e/o le idee controverse del presidente.

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Juventus tra Trump e seggiolini vuoti: debutto mondiale senza pubblico ma con gaffe

Non molti hanno ben chiaro cosa tirare fuori da questo incontro tra Trump e la Juventus, ma se non altro ha portato bene alla squadra, la quale più tardi si è imposta con una netta vittoria sul campo per 5-0 sull’Al-Ain degli Emirati Arabi, in una prestazione che ha visto protagonisti Kolo Muani e Francisco Conceição. Se da un punto di vista sportivo, la partita è andata bene, il lato negativo si può individuare nelle presenze allo stadio. La Juventus è una squadra molto famosa a livello mondiale, ma nonostante questo essa ha esordito in uno stadio sorprendentemente semivuoto come riportato da The Washington Post.

L’Audi Field, con una capienza di oltre 20.000 posti (pochi se si consideriamo che l’Allianz Stadium di Torino ne conta oltre il doppio), non è stato affatto riempito, come evidentemente auspicavano gli organizzatori di questa nuova competizione, con punti quasi completamente vuoti sugli spalti che hanno smorzato il clima festoso atteso per un debutto internazionale. Il Mondiale per Club negli Stati Uniti, pensato come una vetrina globale per rilanciare la competizione in formato ampliato, si è trovato a fare i conti con una ricezione tiepida. Naturalmente questa partita non è l’unico esempio, in quanto anche altre prima sono state caratterizzate da pochi spettatori, come per esempio quella tra Ulsan HD e Mamelodi Sundowns a Orlando.

La combinazione tra biglietti costosi, promozione insufficiente e scarso appeal di alcune sfide ha creato un contesto visivamente e simbolicamente distante dalle aspettative FIFA. Tra la grandeur politica dell’incontro con Trump e la squadra italiana, e il freddo riscontro del pubblico sugli spalti, ci si interroga sulla scelta di realizzare una competizione mondiale un continente tutt’altro che calciofilo e quanto sia realmente efficace questo torneo ancora in cerca di identità. Il caso Juventus diventa così emblema di una ricerca di visibilità, piuttosto che di autentico coinvolgimento sportivo. La speranza è che i Mondiali delle Nazionali del 2026 in Canada, Messico e USA risultino più vivi rispetto all’attuale evento.

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Andrea Moffa

Andrea Moffa

Eroe numero 50 di Overwatch 2. Appassionato di notizie videoludiche. Esploro e condivido le avventure e le ultime info di questo mondo in continua espansione.

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