Nel mondo iper-competitivo e sempre più variegato dei contenuti per adulti, anche le piattaforme nate per superare i confini della censura impongono limiti invalicabili. È il caso di OnlyFans nei confronti di Bonnie Blue, una delle sue creator più celebri e controverse la quale dopo una serie di “sfide estreme” come quella del rapporto collettivo con 1057 uomini in 24 ore che sarebbe stata riproposta in maniera ampliata con l’obiettivo di raggiungere 2.000 uomini, è stata ora allontanata permanentemente dalla piattaforma.
Secondo quanto riportato da The Sun, il ban arriva dopo una lunga serie di performance sempre più audaci, considerate in violazione delle policy del sito. L’episodio che ha fatto scattare il provvedimento pare essere l’organizzazione di “eventi” che spingevano il concetto di pornografia in un territorio più simile alla provocazione performativa che alla produzione erotica. Un portavoce della piattaforma, interpellato da Metro, ha fatto chiarezza sui contenuti proposti da Bonnie Blue, dichiarando che le sue “extreme challenge” non sono compatibili con i termini d’uso di OnlyFans e, in caso di violazione, l’account viene disattivato definitivamente. Lo stesso portavoce ha confermato il permaban.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, dunque, è stato il cosiddetto “petting zoo“, letteralmente uno spettacolo dove Bonnie Blue si “metteva a disposizione del pubblico” legata in una teca di vetro, accettando di essere accarezzata, fotografata o qualsiasi altra cosa. Un’iniziativa che è andata oltre i limiti di OnlyFans e che ha spinto ben oltre la sua reputazione controversa. Già in altre situazioni aveva rischiato, come per esempio quando ha sfidato i ragazzi di un college a chi le provocava la maggiore estasi, promettendo di pagare loro l’istruzione.
Bonnie Blue ha avuto un’ascesa economica vertiginosa, con cifre di guadagni stimati superiori ai 689.000 dollari al mese, ora inevitabilmente soggetta a una caduta altrettanto repentina. Se quella cifra fosse rimasta stabile, la creator perderebbe un potenziale incasso annuo superiore agli 8 milioni di dollari. Ma oltre alla dimensione economica, la vicenda apre una riflessione ben più ampia sull’identità di OnlyFans e sul fragile equilibrio tra espressione sessuale, mercato, e spettacolarizzazione del corpo.

Il malcontento dei creator contro Bonnie Blue
Se per alcuni la strategia di Bonnie Blue può sembrare una radicalizzazione coerente con l’estetica dell’eccesso su cui si basa molto del web odierno, per altri rappresenta una pratica che danneggia l’immagine collettiva delle sex worker online. Tra queste, la creator Sophie Rain ha espresso pubblicamente il proprio dissenso, accusando Blue di aver trasformato la piattaforma in un “circo“.
“Non è più empowerment femminile, è solo ricerca dello shock,” ha dichiarato. Secondo Rain, la linea è stata superata nel momento in cui la narrazione del controllo del proprio corpo è stata sostituita dalla volontà di stupire ad ogni costo, attraverso gesti performativi come finte gravidanze, finte cerimonie di matrimonio o performance in pubblico con atti plateali.
Il timore, condiviso da molte creator, è che questo genere di contenuti finisca per svalutare il lavoro delle altre professioniste, riducendo la percezione esterna della piattaforma a mero spettacolo da click. Un danno d’immagine che si riflette non solo sul modo in cui i media parlano di queste donne, ma anche su come brand e sponsor valutano potenziali collaborazioni con creator legittimi e professionali. Oggi Bonnie Blue rappresenta sia l’emblema di una libertà spinta fino all’auto-cannibalismo, sia l’avvertimento implicito che perfino le piattaforme più permissive non sono immuni da limiti, soprattutto quando in gioco ci sono questioni di responsabilità, sicurezza e reputazione collettiva.
