In Giappone, il confine tra narrazione amatoriale e violazione del diritto d’autore si fa sempre più sottile, specialmente quando si parla di spoiler. Lo dimostra il recente caso che ha visto cinque persone denunciate per aver gestito un sito contenente riassunti, dettagli di trama e dialoghi di oltre ottomila opere protette da copyright, tra cui titoli di grande richiamo come Godzilla Minus One, Shin Ultraman e Neck. La Content Overseas Distribution Association (CODA), organismo giapponese che si occupa della tutela della proprietà intellettuale, ha sollevato il caso, portando alla luce la pratica sempre più diffusa dei cosiddetti “spoiler site”.
Questi siti, pur non offrendo contenuti piratati da scaricare, fungono da archivio dettagliato delle trame di anime, manga e film, aggiornate episodio per episodio, scena dopo scena. Ma anche in assenza di video completi o file scaricabili, la legge giapponese, soprattutto dopo l’inasprimento del 2021, non fa sconti. Pubblicare spoiler troppo dettagliati è considerato un atto di “appropriazione di contenuti”, punibile con multe fino a 30mila euro o cinque anni di carcere nei casi più gravi.
Un precedente rilevante si era già verificato nell’ottobre 2024, quando un gestore di tre diversi siti di spoiler fu arrestato assieme ad altre 2 persone per aver pubblicato trascrizioni e riassunti dell’anime Overlord e non solo. Anche in quel caso, non era chiaro il grado di dettaglio dei contenuti, ma bastò la presenza di testi riconducibili alla sceneggiatura originale per configurare la violazione del copyright.

Un modello rigido che punta a proteggere un’industria da miliardi
Il caso degli spoiler è solo la punta dell’iceberg di una normativa che, in Giappone, si mostra tra le più rigide al mondo in materia di copyright. Le leggi in vigore dal 2012, e rafforzate negli anni successivi, colpiscono anche chi scarica materiale protetto, con pene fino a due anni di prigione. Non mancano episodi controversi, come l’arresto di uno youtuber per aver pubblicato video Let’s Play su YouTube in cui giocava, e implicitamente “spoilerava”, titoli come Steins;Gate: My Darling’s Embrace. Sebbene questi video siano legali e diffusi in larga parte del mondo, in Giappone il loro carattere narrativo e il guadagno economico derivato dalla loro pubblicazione sono stati considerati sufficienti a violare la legge.
Una tale severità trova giustificazione (almeno dal punto di vista istituzionale) nel valore economico dell’industria dei manga e degli anime. Nel 2024 queste due voci hanno generato rispettivamente 28,6 e 4,7 miliardi di dollari. Una macchina culturale ed economica così potente da spingere il legislatore a estendere la tutela del diritto d’autore a ogni forma di narrazione derivata, anche se “solo” testuale o commentata.
La critica, però, non è mancata. Diverse testate hanno definito la normativa giapponese come un “regalo” fatto all’industria dell’intrattenimento locale, che rischia però di colpire in modo sproporzionato anche i fan più appassionati e creativi. In un mondo in cui il dialogo tra opera e pubblico è sempre più partecipativo, criminalizzare lo storytelling amatoriale, specie se non comporta il download illecito, potrebbe infatti soffocare proprio quella passione che ha reso il fenomeno globale.
