Uno dei looter shooter più iconici della scorsa generazione torna a far parlare di sé, e per motivi che vanno ben oltre il semplice “è gratis per pochi giorni”. Borderlands 2, il cult firmato Gearbox e pubblicato da 2K, è disponibile gratuitamente su Steam fino all’8 giugno alle 19:00. Una promozione lampo che permette di riscattare e tenere per sempre uno dei giochi più frenetici, ironici e stilisticamente riconoscibili dell’intero panorama videoludico. Per aggiungerlo alle vostre librerie, vi basterà andare sulla pagina ufficiale di Steam e cliccare il tasto “aggiungi all’account“. Questo vi consentirà di possederlo in libreria e scaricarlo quando si preferisce, senza alcun obbligo.
Purtroppo il regalo passa in secondo piano a causa di una storia parecchio spinosa che sta scuotendo la community. Negli stessi giorni della promozione, infatti, Borderlands 2 siede su una valutazione recente “estremamente negativa“, travolto da un’ondata di review bombing che va avanti da diversi giorni. Il motivo? L’aggiornamento dei Termini di Servizio da parte di Take-Two Interactive e 2K, che ha interessato l’intero catalogo dell’azienda, compreso lo stesso Borderlands 2.
Il caso è iniziato durante la metà di Maggio e coinvolge praticamente tutti i titoli Borderlands disponibili nel negozio di Valve, rappresentando un momento difficile per Gearbox, che ha le mani indaffarate a preparare il lancio di Borderlands 4. Proprio quest’ultimo sembrava essere sulla buona strada, considerando anche il suo aver anticipato l’uscita con tanto di State of Play dedicato, ma le parole del CEO sul prezzo hanno seriamente inasprito l’umore della community. Sommando queste due situazioni, si è passati rapidamente dall’hype al contrasto.

Il nodo privacy e modding su Borderlands: verità e allarmismi
I nuovi EULA (End User License Agreement) contengono clausole che molti utenti hanno definito “invasive” o “da spyware”, con particolare riferimento al permesso esplicito dato a Take Two di raccolta di dati personali, come nome, indirizzo IP, sistema operativo, e in certi casi numero di telefono, e alle limitazioni su VPN, mod e utilizzo del gioco su PC virtuali. Tuttavia, si tratta di dati già richiesti da anni attraverso il sistema Shift, necessario per riscattare chiavi o accedere a contenuti extra nei giochi Borderlands. La differenza ora è che queste pratiche sono semplicemente rese più visibili e formalizzate nei nuovi termini.
Anche la sezione riguardante le mod ha acceso il malcontento. Il testo parla di possibili ban in caso di utilizzo di exploit o modifiche che interferiscano con l’esperienza altrui. Ma si tratta di una posizione che, nella sostanza, ricalca quanto già previsto nei vecchi termini per tutelare le esperienze multiplayer da cheat e abusi. La scena modding, almeno per l’esperienza offline o single player, sembra quindi ancora al sicuro, anche se la vaghezza del linguaggio legale ha sollevato più di un sopracciglio.
Altro punto critico è il divieto esplicito dell’uso di VPN per accedere ai server online, insieme alla clausola di arbitrato obbligatorio e alla rinuncia a class action e processi con giuria per i residenti di quasi tutti i paesi, ad eccezione di Australia, Regno Unito, Svizzera e UE. Una misura che ha il sapore della blindatura legale e che ha alimentato il timore di pratiche aziendali più aggressive.
Nonostante il malcontento, è importante distinguere tra timori legittimi e reazioni sproporzionate. Il review bombing è diventato un’arma espressiva tanto potente quanto caotica, ma non sempre racconta il quadro completo. Prendendo nello specifico Borderlands 2, al netto delle sue nuove condizioni contrattuali, resta un gioco eccellente, arricchito negli anni da una community vivace e da contenuti che hanno mantenuto viva l’esperienza ben oltre la sua uscita iniziale nel 2012, come confermato dalla valutazione all-time “Molto Positiva” che non ha risentito troppo dell’attuale protesta. Il rischio ora è che una polemica, pur comprensibile, oscuri il valore di un titolo che ha definito un genere.
