L’universo di Alien si prepara a tornare, e lo fa in una forma tutta nuova, ma decisamente fedele allo spirito originale che l’ha reso un’icona del cinema sci-fi e horror. Alien: Pianeta Terra è il titolo della nuova serie targata FX, che debutterà su Disney+ il 12 agosto 2025. Creata da Noah Hawley, mente dietro a progetti come Fargo e Legion, la serie è concepita come un prequel che getta nuova luce sulle origini del terrore xenomorfo. Non più astronavi sperdute nello spazio profondo, ma un ritorno sulla Terra, dove un’astronave precipita improvvisamente, scatenando gli interessi famelici di una corporazione e provocando un’escalation di eventi dalle tinte sinistre.
Nel cast spicca Sydney Chandler, che interpreta Wendy, una figura centrale con una peculiarità tutt’altro che banale: il suo cervello umano è stato impiantato in un corpo sintetico. Un simbolo perfetto per la riflessione sul post-umano e sull’etica del progresso tecnologico. L’altro volto importante è quello di Boy Kavalier, un imprenditore interpretato da Samuel Blenkin, la cui sete di potere lo mette in rotta di collisione con forze ben oltre la sua comprensione.
Il trailer rilasciato recentemente non si lascia andare a grandi rivelazioni, ma lo fa volontariamente per sottolineare l’atmosfera densa e claustrofobica, e per suggerire (più che mostrare) il terrore che aspetta i protagonisti. Gli xenomorfi appaiono in pochi frame, quanto basta per ricordare che l’orrore è sempre in agguato, ma sono le nuove entità aliene, visibili in altrettanti frame, a destare la maggiore curiosità. E con ambientazioni curate fin nei minimi dettagli, la serie sembra voler unire la tensione psicologica del primo Alien con una narrativa più ampia, esplicitamente critica verso il capitalismo, la sperimentazione scientifica e l’avidità umana.
Intanto Ridley Scott dice basta al franchise di Alien
Il debutto della serie coincide con un momento di transizione importante per il franchise. Infatti Ridley Scott, regista che nel 1979 ha dato vita all’universo di Alien, ha annunciato ufficialmente di essersi ritirato dalla direzione di nuovi capitoli. Lo ha fatto con lucidità e senza rimpianti, dichiarando in un’intervista a ScreenRant di aver ormai detto tutto ciò che poteva e, anzi, di aver fatto abbastanza. “Il mio [film] era dannatamente buono, e anche quello di Cameron era buono, ma devo dire che gli altri non lo erano,” ha affermato senza mezzi termini. Secondo Scott, Alien avrebbe meritato lo stesso status di franchise come Star Wars o Star Trek, ma le successive iterazioni ne hanno ridotto l’impatto.
Dopo aver rilanciato il brand con Prometheus e Alien: Covenant, Scott ha accettato di passare il testimone, pur rimanendo produttore esecutivo per Pianeta Terra. Il suo coinvolgimento garantisce una sorta di continuità creativa, anche se ora tocca ad autori come Hawley ridefinire i contorni dell’incubo. Interessante è anche il tempismo del’’uscita della serie, che avviene sulla scia dell’ottimo riscontro ottenuto da Alien: Romulus, l’ultima pellicola della saga, segno che l’interesse per gli xenomorfi non è mai del tutto svanito.
La serie FX si presenta dunque come un’opportunità per reinventare la mitologia di Alien, introducendo nuovi elementi narrativi senza rinunciare a ciò che ha reso questo universo memorabile, ovvero l’angoscia, il silenzio rotto da urla improvvise, la minaccia che cresce nell’ombra e, soprattutto, la sensazione che da qualche parte, nel buio, qualcosa stia osservando.
