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Apple vs UE: scontro aperto, ora AirDrop potrebbe sparire dagli iPhone Europei

Il conflitto tra Apple e l’Unione Europea continua a crescere, e questa volta l’oggetto del contendere è AirDrop. Secondo l’interpretazione dell’UE del Digital Markets Act (DMA), funzioni come l’invio rapido di file tra dispositivi proprietari o il pairing istantaneo degli AirPods rappresentano un vantaggio competitivo sleale, poiché non accessibili ai produttori terzi. La normativa, pensata per impedire posizioni dominanti e promuovere l’interoperabilità, impone ai “gatekeeper” digitali come Apple di rendere disponibili tali funzioni anche ad altre aziende. Cupertino, dal canto suo, ha deciso di impugnare questa richiesta.

L’azienda sostiene che si tratti di regole “profondamente fallaci”, accusando Bruxelles di colpire esclusivamente Apple con imposizioni che non vengono estese ad altri colossi tecnologici. Una posizione netta che apre scenari poco rassicuranti, in particolare due: lo scenario dove le nuove funzioni potrebbero non essere rese disponibili nei dispositivi europei, e lo scenario ipotizzato dal noto commentatore John Gruber riportato da 9to5Mac, in cui l’azienda potrebbe arrivare a rimuovere tecnologie già presenti, come AirDrop, dagli iPhone venduti nell’Unione Europea. È un’ipotesi estrema, certo, ma non irrealistica, soprattutto alla luce di quanto già accaduto con iPhone Mirroring, funzione ancora oggi assente nei modelli venduti in Europa per timori legati alla normativa.

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Apple vs UE: scontro aperto, ora AirDrop potrebbe sparire dagli iPhone Europei 3

Tecnologia proprietaria e libertà d’innovazione

Al centro della disputa non c’è solo AirDrop, ma l’intero ecosistema Apple, che da sempre punta sulla perfetta integrazione tra hardware e software come valore aggiunto. L’UE, tuttavia, interpreta questa integrazione come una barriera all’ingresso per altri attori del mercato. Il nodo cruciale riguarda l’accesso a processi di sistema altamente privilegiati, fondamentali per far funzionare certe tecnologie come la sincronizzazione tra Apple Watch e iPhone o il pairing automatico degli AirPods, che secondo Bruxelles, devono essere concedesse anche ad altri.

Ma Apple replica sottolineando una differenza sostanziale, dove accettare standard industriali condivisi, come nel caso dell’obbligo del connettore USB-C o del protocollo RCS per la messaggistica, è ben diverso dall’essere costretti ad aprire le porte delle proprie tecnologie proprietarie. In gioco, secondo loro, non c’è solo la segretezza del proprio codice, ma la sicurezza e la qualità dell’esperienza utente.

Non è la prima volta che l’azienda preferisce tagliare piuttosto che adattare, come dimostrato in precedenza nel caso in cui ha preferito escludere le funzioni piuttosto che sottostare a richieste legislative che ne compromettano l’autonomia progettuale. E se il ricorso venisse respinto, l’Unione Europea potrebbe diventare un territorio con versioni “lite” dei dispositivi della mela morsicata, impoverite di alcune delle caratteristiche che definiscono il marchio.

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Leggi anche: Apple vuole nuove strategie per l’AI. Crisi strutturali e gestione conservative la causa dei ritardi

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Andrea Moffa

Andrea Moffa

Eroe numero 50 di Overwatch 2. Appassionato di notizie videoludiche. Esploro e condivido le avventure e le ultime info di questo mondo in continua espansione.

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