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Twitch nei guai: Class action in California per violazione della libertà di critica nei TOS

Una nuova causa collettiva scuote Twitch, la piattaforma di streaming di proprietà di Amazon, stavolta per presunte violazioni della cosiddetta Yelp Law della California. Il contenzioso, depositato il 1° giugno da Daniel Blitch, utente di lunga data del sito, accusa Twitch di limitare il diritto degli utenti di esprimere liberamente opinioni e critiche sul servizio, violando così il Codice Civile dello Stato.

La Yelp Law, introdotta per proteggere la libertà di espressione dei consumatori, impedisce alle aziende di inserire nei loro termini contrattuali clausole che inibiscano recensioni o commenti negativi su prodotti, servizi o dipendenti. Secondo l’accusa, riportata attraverso un post su X, Twitch avrebbe inserito nei suoi Termini di Servizio e di Vendita disposizioni che scoraggiano e potenzialmente penalizzano ogni forma di critica. In particolare, viene contestato l’uso di clausole ambigue che vietano contenuti “dannosi, fuorvianti, offensivi o denigratori”, dando alla piattaforma piena discrezionalità nell’applicazione delle sanzioni, tra cui il ban dell’account o la rimozione dei contenuti.

La denuncia include anche esempi concreti, come il caso in cui utenti discutessero dei compensi insufficienti ricevuti dagli streamer, cercando di evitare termini scomodi come “unionized” (sindacalizzati), sostituendoli con espressioni in codice come “onionized” per evitare sanzioni. Questo, secondo il querelante, evidenzia un “effetto raggelante” sul discorso dei consumatori, i quali si sentono costretti a filtrare la propria opinione per non incorrere in provvedimenti da parte del sito.

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Twitch nei guai: Class action in California per violazione della libertà di critica nei TOS 3

Rischi economici e precedenti legali

Blitch, residente a Los Angeles e iscritto a Twitch almeno dal 2020, ha voluto trasformare il suo caso in una class action, coinvolgendo potenzialmente tutti gli utenti californiani che abbiano acquistato abbonamenti o beni sulla piattaforma. Le conseguenze per Twitch, qualora la causa avesse esito positivo, potrebbero essere significative, visto che la legge prevede sanzioni a partire da 2.500 dollari per ogni violazione, che possono arrivare fino a 10.000 dollari se si dimostra una condotta intenzionale o negligente da parte dell’azienda.

Non è la prima volta che Twitch si trova a fronteggiare contestazioni legali. Solo pochi mesi fa, un’inchiesta aveva rivelato che alcuni utenti continuavano ad essere addebitati per abbonamenti a streamer già bannati dalla piattaforma. Anche in quel caso, si parlava di una possibile class action, poi evitata grazie a rimborsi tempestivi.

Ad oggi, Twitch non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito alla causa intentata da Blitch, ma il silenzio istituzionale non ha placato il fermento tra gli utenti, molti dei quali vedono in questa causa un’occasione per ripensare le politiche di moderazione della piattaforma. In un’epoca in cui le comunità digitali chiedono maggiore trasparenza e diritti di espressione, anche le piattaforme più potenti dovranno inevitabilmente fare i conti con le leggi del mondo reale.

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Leggi anche: Twitch è stato bloccato in Spagna a causa delle norme antipirateria

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Andrea Moffa

Andrea Moffa

Eroe numero 50 di Overwatch 2. Appassionato di notizie videoludiche. Esploro e condivido le avventure e le ultime info di questo mondo in continua espansione.

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