Nei giorni più caldi della campagna fiscale, il portale dell’Agenzia delle Entrate ha deciso, ancora una volta, di prendersi una pausa forzata. Un’ondata di segnalazioni ha colpito la rete tra la tarda mattinata e il primo pomeriggio del 28 maggio 2025, con centinaia di utenti che hanno riscontrato problemi nel tentativo di accedere alla propria area riservata per modificare o inviare la dichiarazione dei redditi precompilata. Non un caso isolato, dato che si tratta della seconda interruzione rilevante nel giro di due settimane, la precedente avvenuta proprio all’indomani dell’apertura delle modifiche al 730, il 16 maggio.
Il messaggio a schermo è lapidario: “Il sistema non è al momento disponibile. Ci scusiamo per il disagio.” Questo quando non si blocca tutto prima. In alcuni casi, gli utenti riescono ad accedere tramite SPID o CIE, solo per essere accolti da un errore tecnico ancora più criptico, con il server proxy che fallisce nel comunicare con il sistema a monte. Certo, non tutti gli utenti incrociano questo problema e qualcuno riesce tranquillamente a operare, ma la mole di segnalazioni implica che un problema, seppur scandagliato, c’è. Una specie di maledizione digitale che si manifesta a intermittenza, con brevi finestre di operatività seguite da nuovi crash. E nel frattempo, scadenze e obblighi fiscali avanzano inesorabili.

Professionisti esasperati e fiducia digitale ai minimi verso l’Agenzia delle Entrate
In assenza di comunicazioni ufficiali da parte dell’Agenzia delle Entrate o di Sogei, l’ente responsabile della gestione informatica del sistema, a rompere il silenzio è stata l’Associazione Nazionale Commercialisti. E lo ha fatto senza troppi giri di parole: “Non è più tollerabile che gli strumenti messi a disposizione dalla pubblica amministrazione siano sistematicamente inaffidabili” è quanto si legge nel comunicato ufficiale del 28 maggio. Una presa di posizione che fotografa non solo la frustrazione crescente tra gli addetti ai lavori, ma anche la fragilità dell’intero impianto digitale su cui poggia la macchina fiscale italiana.
Il paradosso è evidente. Se da un lato lo Stato punta alla digitalizzazione spinta del rapporto contribuente-fisco, dall’altro, gli strumenti che dovrebbero facilitare questo processo si inceppano proprio nei momenti cruciali. Per i commercialisti si tratta dell’ennesima conferma che qualcosa non funziona nel profondo. “Il rispetto delle scadenze non può essere preteso quando lo Stato per primo non è in grado di garantire il funzionamento delle sue piattaforme”, afferma il comunicato.
Nel frattempo, migliaia di cittadini rimangono sospesi in una sorta di limbo burocratico. C’è chi afflitto dal problema che tenta di collegarsi a ripetizione nella speranza di incappare in uno dei momenti di disponibilità del servizio, e chi invece si affida a professionisti che, pur armati di pazienza e strumenti, si trovano a combattere con un sistema intermittente. Una situazione che, più che un disservizio occasionale, rischia di trasformarsi in un grave deficit strutturale della digitalizzazione fiscale italiana. Con il risultato che a pagare, alla fine, sono sempre i contribuenti e chi li assiste.
