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Blades of Fire, recensione – Un’avventura diversa forgiata da MercurySteam

Nel panorama di sviluppatori europei MercurySteam è uno di quei team da tenere sempre un po’ d’occhio. Negli anni si sono conquistato la giusta fiducia del pubblico con diversi progetti di buona qualità. Con la serie dei Castlevania: Lords of Shadow prima e dedicandosi alla serie Metroid di casa Nintendo poi, per la quale hanno sviluppato il remake del secondo capitolo Metroid: Samus Returns su 3DS e, nel 2021, l’ottimo Metroid Dread.

Un team con tutta l’esperienza del caso che questa volta si è gettato sulla produzione di una nuova IP action-adventure che risponde al nome di Blades of Fire. Il gioco trova nel suo sistema di combattimento direzionale e nel profondo sistema di forgiatura delle caratteristiche distintive. Un titolo diverso senza dubbio e assolutamente intrigante. Siamo quindi felicissimi di averlo potuto provare e di parlarvene in questa recensione.

Blades of Fire sarà riuscito a prendere questi due elementi distintivi e a costruirgli intorno un’esperienza di gioco divertente e variegata? Siamo davanti a un titolo capace di spiccare davanti alla mole di titoli che compongono il genere di appartenenza? Parliamone inquesta recensione.

Un classico viaggio dell’eroe

La storia di Blades of Fire ci mostra un mondo completamente soggiogato e dominato in gran parte dalla temibile regina Nerea. La sovrana ha ottenuto un potere eccezionale votandosi all’oscura e terribile arte della taumaturgia. Tramite questo potere oscuro la regina ha scagliato sul mondo un incantesimo che trasforma in pietra il metallo delle armi di tutti i suoi nemici, garantendo alle proprie truppe un vantaggio praticamente definitivo.

La luce di speranza per il mondo si paleserà in Aran De Lira, protagonista di questa storia cresciuto al fianco e in amicizia con la principessa Nerea stessa in quanto figlio del comandante della guardia reale. Gli eventi iniziali di gioco porteranno Aran a entrare in possesso di uno dei Sette Martelli dei Maestri Forgiatori, grazie al quale sarà in grado di forgiare armi e l’Acciaio capace di sfuggire all’incantesimo della regina. Insieme al giovane Adso inizierà dunque un viaggio per assolvere al proprio destino e uccidere la regina Nerea.

Blades of Fire, Forgiatori

Nel complesso quello di Blades of Fire presenta un intreccio molto semplice e senza troppi guizzi creativi a fronte di una costruzione del mondo e della sua lore molto interessante. Una storia che si lascia apprezzare senza sorprendere, un viaggio dell’eroe impreziosito dal mistero del passato di Aran e dalle informazioni che scopriremo sul mondo di gioco grazie al giovane Adso. Il nostro “scudiero” infatti appunterà diverse informazioni sui materiali, i miti, le zone e i nemici che incontreremo. In particolare in questo ultimo caso, il bestiario che creerà sarà utile anche a livello di gameplay per scovare informazioni e consigli sul come affrontare i nostri nemici.

Il combattimento innovativo e la forgiatura profonda di Blades of Fire

Blades of Fire si distingue da altri giochi del genere grazie al suo sistema di combattimento molto particolare, nonché maggiore punto di forza del gioco. Il team di MercurySteam ha creato un sistema di combattimento basato sulla direzione dei colpi. I quattro tasti frontali del nostro gamepad porteranno a una direzione diversa del colpo. Nella versione PS5 da noi provata, un colpo lanciato con triangolo mirerà alla testa, uno con cerchio invece al fianco destro del nostro avversario. Una pressione prolungata del tasto ci permetterà di eseguire un attacco più potente, al costo di un dispendio maggiore di stamina.
Ciascun attacco, schivata o parata consumerà l’energia del nostro personaggio, recuperabile con il tempo o quasi istantaneamente con la pressione prolungata della parata.

Un sistema di combattimento stimolante e che spinge il giocatore a non combattere sempre nello stesso modo ma ad adattarsi al nemico che si trova di fronte. Scegliendo la direzione giusta dei colpi, la potenza e il tipo di arma e danno più adeguato. Nel gioco sono presenti diverse classi di armi, ottenibili battendo boss o un certo numero di nemici in possesso di suddetta classe d’arma. La varietà non manca e lo stile di combattimento con una classe o l’altra cambia anche drasticamente.
Come anticipato sono anche presenti i tipi di danno con la trinità di affondo, taglio e impatto. Ogni arma sarà solitamente in grado di infliggere due di questi tipi e potremo scegliere quale usare tramite la pressione di un tasto, cambiando radicalmente il suo moveset.
Tutti questi elementi portano il giocatore a cambiare spesso arma, modo di attaccare, anche all’interno dello stesso scontro. Più all’interno del gioco i nemici diventano particolari e “stratificati”, più gli scontri si fanno interessanti.

Blades of Fire, combat

Le armi hanno una meccanica di usura. Non nascondiamo che nelle prime ore questa cosa ci ha preoccupato non poco, temendo di ritrovarci a evitare i nemici e dover gestire costantemente le nostre armi nel corso della partita in modo frustrante. Ma le nostre paure sono state ampiamente cancellate andando avanti ed esplorando il loop di gameplay legato alle armi. Ogni arma ha due tipi di durabilità: quella legata al filo della lama e quella legata alla resistenza generale. La prima potremo ripristinarla quante volte vogliamo, al costo però di consumare parte della resistenza generale.

Non c’è dubbio che le armi si consumano anche abbastanza durante l’esplorazione di un’area. A controbilanciare la cosa ci sono però un po’ di elementi. Potremo innanzitutto averne equipaggiate fino a quattro contemporaneamente, intercambiabili rapidamente durante lo scontro. A queste si aggiungono altre che potremo tenere nell’inventario. Se da un lato sarà quindi importante tenere da parte e pronte per i boss più potenti le nostre armi migliori, avremo diverse opzioni ulteriori da usare per tutto il resto.
Avremo anche la possibilità di ripristinare completamente la resistenza generale di un’arma usando materiali e una stella dell’arma. La quantità di queste stelle verrà stabilità nel momento in cui andremo a forgiare la nostra arma.

Blades of Fire, forgia

È quindi arrivato il momento di parlare della forgiatura, parte centrale e cuore dell’esperienza di gioco di Blades of Fire. Una meccanica che da un lato ci ha soddisfatti moltissimo, ma ci ha anche deluso sul piano ludico. Tramite i vari checkpoint del gioco potremo teletrasportarci con Aran presso la nostra forgia, dove la prima cosa da fare sarà progettare la nostra arma. La fase di progettazione è decisamente travolgente, con tanti parametri ed elementi da tenere in considerazione. Una volta scelto il tipo di arma dovremo infatti scegliere forma della lama, struttura del manico o dell’elsa dell’arma, lunghezza e materiali di ciascuna parte. Tutte queste scelte andranno a incidere su tipi potenza, resistenza, consumo della stamina usando l’arma e tipo di danno inflitto. La progettazione è dunque una fase di studio importante, dove è fondamentale trovare il giusto equilibrio tra potenza ed efficienza.

Potremo sbloccare e ottenere nuovi materiali esplorando il mondo di gioco, distruggendo elementi ambientali e anche battendo nemici. Le parti delle armi, invece, si otterranno trovando nelle mappe di gioco delle statue con in mano una classe d’arma. Interagendo con esse con un’arma della classe corrispondente otterremo nuove parti per essa. Queste statue si trovano sia lungo il percorso più evidente, sia in ramificazioni ben nascoste e che premiano la curiosità del giocatore.

Nella fase di forgiatura siamo rimasti delusi come anticipato dal minigioco di forgiatura stessa. Al giocatore è richiesto semplicemente di colpire le varie parti del metallo per dargli una forma il più simile possibile al progetto dell’arma, regolando l’angolazione del colpo e tenendo conto della temperatura. Meno colpi useremo per ottenere la forma necessaria più stelle l’arma otterrà, permettendoci di ripararla più volte. Sfortunatamente il minigioco ci è risultato noioso e poco interessante sin dall’inizio, un passaggio decisamente sottotono e che rallenta il ritmo di gioco.

Blades of Fire, nemici

Se da un lato il combat system è un elemento che potrà essere apprezzato e digerito da qualunque giocatore in cerca di un solido action adventure, la parte della forgiatura è ciò che veramente dividerà il pubblico tra l’amare Blades of Fire e il non digerirlo. Durante l’avventura dovremo forgiare spesso. Per ricreare armi che si sono rotte e per aggiornare sempre il nostro arsenale con i nuovi materiali, le nuovi classi d’arma e i nuovi nemici incontrati. Non è possibile forgiare 4-5 armi di vario tipo e tirare dritto per diverse ore con quelle. Bisogna entrare nell’ottica che a ogni nuova area, se non anche durante l’esplorazione di una stessa, dovrete tornare alla fucina e riprogettare. Può essere estremamente appagante per alcuni, lento e tedioso per altri.

Ottimo level design ma direzione artistica anonima

Il colpo d’occhio e la direzione artistica di Blades of Fire non ci hanno convinto particolarmente, lo diciamo subito. A livello di qualità dei modelli e di tutti gli elementi grafici il gioco è assolutamente di qualità e al passo con giochi recenti, ma risulta anonimo. Lo stile estetico un po’ cartoon e un po’ da fumetto non convince pienamente. Soprattutto gli ambienti e l’estetica generale mancano di personalità. Anche oggetti centrali del mondo di gioco come i Martelli dei Forgiatori risultano anonimi e non riconoscibili. In generale fare uno screenshot di un qualsiasi ambiente di gioco non permetterebbe di ricollegarlo facilmente a Blades of Fire stesso. Tutto molto bello e variegato, ma decisamente poco ispirato.

Blades of Fire, scenario

Discorso ben diverso per il level design. La varie aree di gioco sono interconnesse tra loro in maniera molto lineare e sequenziale. A fare la differenza è però la struttura delle singole zone. Le mappe sono stratificate e ben ramificate, con sempre diverse strade maggiori e tanti percorsi secondari, a volte anche ben nascoste. Ed esplorare è anche molto soddisfacente dato che si possono trovare diverse cose. A partire dai materiali sempre necessari per le armi, passando per le gemme che ci permettono di aumentare salute e stamina massima di Aran e gli oggetti per potenziare le pozioni di cura a nostra disposizione. Senza dimenticare le statue per le parti delle armi, nemici nascosti e puzzle ambientali. Insomma esplorare è un’esperienza appagante e che non annoia mai.

Conclusioni

Blades of Fire è un’esperienza grezza ma ricca di qualità e forte di un gameplay divertente. Il sistema di combattimento direzionale stimola il giocatore a imparare e ad adattarsi alle situazioni, soprattutto alla difficoltà più alta, mentre il profondissimo sistema di forgiatura permette una personalizzazione delle proprie armi e del proprio stile di gioco davvero profonda. Proprio questa profondità potrebbe rendere “indigesto” il titolo per alcuni, ma per chi saprà accoglierla aprirà le porte a un’esperienza davvero interessante e longeva, grazie alle circa 50 ore necessarie per giungere ai titoli di coda.
L’eccessiva fragilità delle armi, che costringe a passare dalla forgia costantemente, unita a una storia intrigante ma piatta e una direzione artistica anonima sono gli elementi che impediscono al titolo di emergere con forza. Ma per tutti coloro in cerca di un ottimo action adventure, l’opera di MercurySteam è un gioco a cui dare assolutamente una possibilità.

Blades of Fire, cover

Blades of Fire

Voto - 7.5

7.5

VOTO

Blades of Fire è un action adventure un po' grezzo, ma con un sistema di combattimento divertente e originale, capace di stimolare il giocatore ad adattarsi e cambiare in ogni scontro.

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Samuel Bianchi

Samuel Bianchi

Videogiocatore svezzato dalle sapienti mani della prima Playstation e dal Sega Mega Drive, nel tempo ha sviluppato un interesse particolare per i giochi di ruolo. Cresciuto vivendo il videogioco in solitaria, ora ha un forte desiderio di analizzare il mondo videoludico con gli altri appassionati, approfondendone le capacità aggregative e comunicative, tipiche della grande arte.

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