Dopo mesi di speculazioni, Rockstar Games ha finalmente confermato ciò che molti fan temevano: GTA 6 arriverà con sei mesi di ritardo rispetto alla finestra inizialmente prevista, approdando ufficialmente sul mercato il 26 maggio 2026. La notizia, pur accolta con delusione, si accompagna a una giustificazione concreta come quella della ricerca della perfezione, con le voci che parlano di tagli importanti a elementi interessanti pur di rispettare la precedente scadenza, rischiando di rilasciare un gioco “significativamente peggiore”.
Durante l’ultima call finanziaria di Take-Two, il CEO Strauss Zelnick ha offerto un quadro più chiaro sulla situazione, ribadendo l’impegno dello studio a consegnare un titolo curato nei minimi dettagli. “Man mano che ci si avvicina al completamento di un gioco che punta alla perfezione, le necessità, o l’assenza di esse, per ulteriori rifiniture diventano evidenti”, ha dichiarato. La dichiarazione lascia intendere che il team di sviluppo stia ora lavorando senza risparmio per raggiungere l’obiettivo qualitativo che ci si aspetta da un titolo del calibro di GTA 6.
Zelnick, tuttavia, non è affatto preoccupato da voci su ulteriori ritardi. “Storicamente, quando abbiamo fissato una data precisa, siamo stati molto bravi a rispettarla”, ha detto. E sebbene ci siano già altri studi che sperano in un nuovo slittamento per evitare di essere oscurati dal colosso Rockstar, per ora non sembra esserci motivo di pensare che il 2026 non venga rispettato. Da qui, spazio alle curiosità.

Il CEO che non gioca: tra leadership e fiducia nei creativi
Uno degli aspetti più curiosi emersi dalle parole di Zelnick riguarda il suo personale rapporto con i videogiochi. Pur essendo alla guida del colosso Take-Two, non ha alcuna intenzione di mettersi al pad per provare in anteprima GTA 6. “Non sono un videogiocatore, non gioco molto, non sono il tipico presidente-consumatore,” ha spiegato durante un’intervista a CNBC. Una dichiarazione che può suonare sorprendente, ma che nasconde una filosofia di gestione precisa come quella di lasciare spazio ai creativi.
Zelnick si definisce più come un facilitatore, dove ognuno ha un compito e il suo è quello di attrarre, trattenere e motivare i migliori talenti nel settore, “e poi farsi da parte”. Non vuole influenzare la direzione artistica o narrativa del gioco, né mettersi a suggerire modifiche di gameplay. Il suo ruolo è quello di proteggere e sostenere il processo creativo senza ostacolarlo con intromissioni. Una visione che si distacca nettamente da quella di altri leader dell’industria, spesso molto più coinvolti nel prodotto finale.
Zelnick preferisce restare al margine del processo creativo, offrendo feedback solo quando richiesto, e soprattutto evitando l’errore, a suo dire, di credersi il primo consumatore. Una posizione lucida, che evidenzia il delicato equilibrio tra management e creatività in un’industria che spesso fatica a bilanciare le due dimensioni. Mentre il 2026 si avvicina (almeno sulla carta), Rockstar lavora nell’ombra con l’obiettivo di superare le immense aspettative. E con un CEO che osserva da lontano ma garantisce tutto il supporto necessario, GTA 6 potrebbe davvero diventare il punto più alto mai raggiunto dalla saga.
