Se si pensa a una stagione di anime davvero ottima purtroppo non si pensa a quella invernale di questo 2025, che non ha rappresentato proprio un ottimo inizio anno di animazione giapponese. Ma questo non significa che non ci siano stati titoli davvero degni di nota, di cui vi parlerò in questo articolo!
I migliori anime della stagione invernale 2025
Sorairo Utility

- Tratto da: Opera Originale;
- Regista e creatore originale: Kengo Saito;
- Studio: Yostar Pictures;
- Numero Episodi: 12;
- Piattaforma: Anime Generation su Amazon Prime Video.
Nella vita noi essere umani abbiamo quell’interesse o quel talento che per noi è “speciale”, e che potrebbe rappresentare anche il nostro posto nel mondo. Sorairo Utility racconta in maniera estremamente delicata questa tematica tramite le tre protagoniste Minami, Haruka ed Ayaka.
Minami è una ragazzina ingenua che dopo la chiusura del suo gacha preferito decide di cercare la sua cosiddetta “specialità speciale“, venendo poi in contatto con il golf grazie ad Haruka – la talentuosa giocatrice che in passato ha partecipato anche a dei tornei professionistici – e Ayaka, universitaria appassionata che crea contenuti sulla sua passione.
La narrazione racconta le loro storie tramite momenti slice of life che si appoggiano molto sull’atmosfera e lo storytelling visivo, mantiene un tono leggero e delicato per tutta la sua durata. Non vengono tralasciati poi dei momenti più seri, che ti fanno sentire il peso delle emozioni dei personaggi senza mai sfociare nel dramma.
Sorairo Utility deve poi ringraziare le due serie SSSS (Gridman e Dynazenon) dirette da Akira Amemiya (storyboarder anche del corto e del finale di Sorairo) presso Studio Trigger. Si nota molto l’influenza che il lavoro nelle due serie ha avuto su Saito – che ha avuto ruoli abbastanza regolari in Gridman come animatore e direttore delle animazioni, ripresi poi nel primo episodio di Dynazenon – e per certi versi anche quella di Sfondamento dei Cieli Gurren Lagann, riscontrabile soprattutto negli eyecatch a metà di ogni episodio.
E oltre a quello non va sottovalutato anche tutto l’amore che Saito e lo staff hanno provato per il soggetto e per lo stesso golf. Ci troviamo davanti a un vero e proprio “passion project” che l’industria, purtroppo, non partorisce tutti i giorni.
The 100 Girlfriends who Really, Really, Really, Really, Really Love You stagione 2

- Tratto da: Manga;
- Autore originale: Rikito Nakamura (storia) e Yukiko Nozawa (disegni);
- Regista: Hikaru Sato:
- Studio: Bibury Animation Studios;
- Numero Episodi: 12;
- Piattaforma: Crunchyroll.
Sulla seconda stagione di The 100 Girlfriends Who Really Really Really Really Really Love You ho poco da dire se non “che le commedie romantiche partano da qui“! La prima stagione della serie faceva già sbellicare con il suo mix di personaggi che prendevano in giro i cliché tipici delle commedie romantiche e le sue situazioni esagerate, ma in mezzo a esse mostrava anche dei momenti romantici che scaldano il cuore.
La seconda stagione non è assolutamente da meno, e anzi riesce nell’impresa di introdurre 5 nuove ragazze all’harem di Rentaro senza far finire le 6 precedenti del dimenticatoio. Tutte hanno il loro spazio, e formano tra di loro interazioni che oltre alla commedia si rivelano naturali e genuine, come se stessimo vedendo a schermo una vera e propria famiglia.
Come schema narrativo che segue sempre la stessa formula ma riesce a mantenersi costantemente divertente (vorrei citare giusto gli episodi sullo scambio di corpi, la partita di baseball e il karaoke, che sinceramente mi hanno fatto sputare un polmone), mentre sul fronte animazioni ci sono delle buonissime correzioni ma non sempre è al top. Inoltre bisogna fare un plauso a chi ha realizzato i sottotitoli italiani per Crunchyroll, che ha reso ancora più iconico il finale di questa stagione!
Medalist

- Tratto da: Manga;
- Autore originale: Tsurukumaida;
- Regista: Yasutaka Yamamoto:
- Studio: ENGI;
- Numero Episodi: 13;
- Piattaforma: Disney+.
Non è mai troppo tardi per iniziare a realizzare i propri sogni, anche se il contesto sociale in cui viviamo ci rema contro, e Medalist, la serie tratta dall’omonimo manga di Tsurumaikada (pubblicato qui in Italia da J-Pop) fa di quel concetto un vero e proprio mantra tramite i due protagonisti Inori e Tsukasa, accomunati dall’amore per il pattinaggio di figura e dal fatto di aver iniziato a praticare lo sport più tardi di quanto comunemente si dovrebbe, soprattutto se si punta a diventare un atleta olimpionico.
Tsukasa è diventato anche piuttosto bravo nella danza su ghiaccio, ma una serie di vicissitudini l’hanno portato ad abbandonare le gare, mentre Inori è una ragazzina che desidera da sempre pattinare e partecipare a delle gare, ma la sua ansia unita ai dubbi della madre e alle pressioni sociali la spingono a non rivelare il suo desiderio a nessuno, e a guadagnarsi l’ingresso nella pista da pattinaggio catturando lombrichi per il proprietario.
L’incontro tra due anime simili fa iniziare un percorso in cui entrambi si realizzano con l’aiuto reciproco, con una complicità spesso palpabile durante le esibizioni, le quali non sono purtroppo tutte così belle da vedere. Ce ne sono però due che riescono a risaltare rispetto alle altre: la prima e l’ultima di Inori, che sono anche le più importanti per quello che finora ha raccontato questa prima stagione.
Il papà impiegato reincarnato nella perfida nobildonna del videogioco

- Tratto da: Manga;
- Autore originale: Michiru Ueyama;
- Regista: Tetsuya Takeuchi:
- Studio: Ajia-Do;
- Numero Episodi: 12;
- Piattaforma: Anime Generation su Amazon Prime Video.
Il genere isekai è così saturo che ormai è difficile trovare un titolo che sia effettivamente divertente da seguire, considerato spesso che molte serie seguono gli stessi cliché allo sfinimento. Il papà impiegato reincarnato nella perfida nobildonna del videogioco rientra nel filone degli isekai con le cattive dei videogiochi otome, ma riesce a distinguersi da molti suoi simili (e non solo per essere la serie meglio animata della stagione, con scene di character acting incredibile per cui bisogna ringraziare il regista Tetsuya Takeuchi e anche delle ottime scene d’azione).
L’incipit vede sempre una persona reincarnarsi nell’antagonista di un videogioco, che come spesso accade si rivela essere più buona di quanto non sembri in realtà, ma la serie sfrutta sapientemente questi elementi per farne una sorta di parodia. Nei primi episodi la serie mostra anche una scrittura abbastanza intelligente e si rivela essere quella che definisco una “commedia otaku”, in quanto ironizza spesso sul fatto che la famiglia del protagonista sia composta da otaku incalliti, con citazioni a numerosi franchise attuali e non.
Purtroppo la serie a un certo punto diventa in parte quello che prende in giro, ma riesce a restare simpatica per tutta la sua durata. Inoltre vi sfido a non esservi vestiti d’oro per ballare la samba della ending (non che io l’abbia fatto, non ho alcuna felpa gialla…)!
Ave Mujica The Die is Cast

- Tratto da: Franchise Multimediale;
- Regista: Kodai Kakimoto:
- Studio: SANZINGEN;
- Numero Episodi: 13;
- Piattaforma: Inedito.
BanG Dream! It’s MyGo!!!!! ha reso popolare il filone degli anime sulle band più drammatici e meno a la “cute girls doing cute things“, e il suo sequel Ave Mujica: The Die is Cast riesce a seguire più o meno efficacemente le sue ombre. La serie è incentrata sulla band delle Ave Mujica, un gruppo formato da Sakiko Togawa alla fine della serie precedente con lo scopo di dimenticare i suoi drammi passati.
Peccato per lei che fin dal primo episodio va tutto in malora: infatti se It’s MyGo!!!!! raccontava della nascita di una band e del superamento del trauma per riuscire ad andare avanti con la propria vita, Ave Mujica racconta di una vera e propria “discesa all’inferno” in cui i vari membri della band agiscono soltanto per i propri interessi personali. Al diavolo dunque il suonare insieme per raggiungere un obiettivo comune a favore del suonare assieme perché ci conviene.
Bushiroad, dopotutto, ha creato le Ave Mujica apposta per essere un gruppo diverso dal solito, che ad ogni evento porta con sé un’atmosfera da thriller psicologico. La serie riesce invero ad adattare quelle atmosfere in maniera efficace, anche se in certi momenti calca troppo la mano sul fatto che quasi tutte le ragazze siano affette da problemi mentali. Se all’inizio sono rappresentate in modo naturale, e per darle un certo impatto le conferisce pure un tono horror, andando avanti si va a sfociare quasi nel grottesco, non sviluppando bene certe condizioni che sembrano messe solo per fare in modo che un po’ tutte abbiano problemi mentali.
Come sequel chiude poi numerosi punti lasciati in sospeso su MyGO, specialmente quelle che riguardando anche Sakiko e le Crychic. Alcuni personaggi non sono purtroppo così sviluppati e risultano quasi dei personaggi secondari, problema che già c’era nella serie precedente. Anche a livello tecnico ci troviamo su un buon livello. Da una parte abbiamo alcune idee di messa in scena degne di nota sparse qua e là (come il fatto di rendere l’episodio 11 un monologo teatrale), dall’altra abbiamo un’animazione in CGi tutto sommato buona, con facce espressive ma un’unione con il 2D non sempre convincente. E adesso vediamo che cosa ci aspetterà nel sequel ambientato in Nord Europa.
Menzioni d’onore

Anche se ho già parlato di tutte le serie che mi sono piaciute di più della scorsa stagione, ci sono ancora un paio di titoli che mi piacerebbe quantomeno citare perché sono davvero carini. The Red Ranger Becomes an Adventurer in Another World (Crunchyroll) è una simpatica serie isekai che omaggia in ogni modo possibile i tokusatsu con citazioni davvero intelligenti (come l’ottavo episodio quasi completamente aniome original, che si rifà alla leggendaria figura dello sceneggiatore Toshiki Inoue), ma che in fin è solamente un pelino meglio di una serie media del genere. Una visione simpatica, ma nulla più.
Baban Baban Ban Vampire (Netflix) reimmagina invece il mito del vampiro con una commedia sopra le righe che vede come protagonista un vampiro che sta aspettando l’arrivo della maggiore età del ragazzo che ama per potergli succhiare il sangue. Con gag basate soprattutto sulle incomprensioni tra un cast completamente folle di personaggi, la serie si dimostra spesso divertente, anche se ogni tanto diventa forse un po’ ridondante nelle sue situazioni.