Dietro Clair Obscur: Expedition 33, titolo che sta velocemente entusiasmando il panorama videoludico internazionale, si nasconde un team dallo spirito decisamente atipico. Sandfall Interactive, il piccolo studio francese responsabile dello sviluppo, ha guadagnato una certa fama per una caratteristica apparentemente secondaria, ma che ha acceso la curiosità degli appassionati: il numero dei suoi membri. Trentaquattro, per essere precisi. Anche se ufficialmente sono “33”, con l’ultimo ad essere un cane. E no, non è uno scherzo.
Monoco potrebbe essere definito il classico good doggo, il quale è diventato un visitatore regolare dello studio di sviluppo insieme al suo proprietario (uno dei dev), tanto da figurare nella sezione ufficiale del sito come Happiness Manager, cioè il responsabile della felicità. In un ambiente creativo ad alta intensità, dove si lavora giorno e notte per dare forma a visioni videoludiche ambiziose, Monoco rappresenta probabilmente quell’icona di leggerezza e benessere. La sua descrizione è già cult: “Giochi preferiti: Mangiare legname e rincorrere legnetti“. Un tocco di umorismo e umanità che ben sintetizza il tono generale del team giovane, entusiasta e profondamente coeso.
Il fascino attorno a questo studio però non si limita alla mascotte a quattro zampe. Molto è stato detto, infatti, sulla composizione dello staff. Si è spesso parlato erroneamente di un gruppo di veterani dell’industria, provenienti da grandi studi come Ubisoft. In realtà, solo 3 dei 33 membri provengono effettivamente da Ubisoft, il che rappresenta esattamente il 10% del team. Il resto è formato in larga parte da profili junior, gente alla prima esperienza significativa in un progetto di queste dimensioni.

Ambizione giovane e spirito indie in un’industria sempre più omologata
Questa composizione anagrafica e professionale non è un dettaglio da poco. Nell’industria videoludica odierna, dove gli AAA sembrano provenire sempre dai soliti conglomerati, vedere un team di giovani, molti dei quali alla loro prima vera sfida, cimentarsi in un titolo così curato e soprattutto riuscire a sorprendere in questo modo, è qualcosa che va ben oltre l’aneddotica. Clair Obscur: Expedition 33 punta a mescolare elementi GDR con atmosfere artisticamente ricercate, un approccio che riflette la voglia del team di staccarsi dai cliché e dalle formule preconfezionate.
La giovane età media del team porta con sé una serie di elementi interessanti, tra cui una forte volontà di sperimentare, un linguaggio visivo fresco e l’assenza del timore reverenziale nei confronti delle grandi IP. È un tipo di energia che si respira nei primi materiali pubblicati, che raccontano di un universo narrativo suggestivo, con meccaniche ispirate ma originali. L’essere “junior” qui non è un limite, ma quasi un marchio di fabbrica, uno statement estetico e produttivo.
Libertà e tanto da dimostrare. Libertà anche nel realizzare piccoli dettagli ed easter egg. Per esempio, la foto del team è presente pari pari in gioco, incorniciata e “invecchiata” per adattarsi all’ambientazione, ma ancora visibile per sottolineare il loro modo di fare le cose. In mezzo a tutto questa libertà ed entusiasmo, Monoco rimane il simbolo di un progetto costruito tanto sul talento quanto sul cuore. E forse anche grazie a lui, Clair Obscur riesce a trasmettere quella sensazione di gioco fatto da persone vere, con sogni veri. E legna vera, da masticare.
