Maggio 2025 si prepara a essere un mese amaro per il mondo dei titoli free-to-play, dato che due di essi, Dauntless e MultiVersus, chiuderanno ufficialmente i propri server, sancendo la fine della loro esperienza online. E se nel panorama videoludico le chiusure di server non sono certo una novità, ogni addio ha un suo peso, soprattutto quando si tratta di giochi che hanno saputo, anche solo per un periodo, guadagnarsi una community fedele.
Il primo a salutare sarà Dauntless, nella mattinata del 30 maggio. Nato come risposta più accessibile alla saga Monster Hunter, il titolo di Phoenix Labs puntava tutto sulla cooperativa online multipiattaforma, ma il recente aggiornamento “Risveglio” è stato il colpo finale, mal digerito dall’intera community. Sebbene non abbia mai raggiunto il livello di popolarità dei suoi “rivali spirituali”, si era ritagliato una nicchia piuttosto fedele. La sua chiusura, però, non lascia spazio a compromessi. Niente modalità offline, nessun modo per rivivere anche solo parzialmente le sue cacce. Un taglio netto, che cancella tutto con un colpo di spugna. Per chi ci ha passato ore, costruito relazioni e affrontato battaglie epiche, l’amarezza è inevitabile.
Qualche ora dopo, toccherà a MultiVersus. Il crossover picchiaduro di Warner Bros., che metteva sul ring personaggi come Batman, Shaggy e Bugs Bunny, era stato accolto con entusiasmo al lancio: gratuito, accessibile, pieno di icone pop. Poi, però, il silenzio. Alla sua riapertura (già, è la seconda volta che MultiVersus va offline) sono seguite una serie di scelte discutibili, come ad esempio una roadmap poco chiara, aggiornamenti sporadici e un’interfaccia non convincente. Tutti questi elementi hanno portato a un calo drastico dell’interesse. Almeno in questo caso, chi lo ha scaricato in tempo potrà continuare a giocare in locale, una magra consolazione ma pur sempre qualcosa.

Tra addii e rimpianti: la fragilità dei digital-only come Dauntless
Oltre a queste due chiusure imminenti, altri giochi stanno lentamente scomparendo dalla scena. Il più recente esempio è Evil Dead: The Game, rimosso dallo store Xbox e destinato alla chiusura, anche se, stando al comunicato, i server per ora rimangono online. Chi invece seguirà sicuramente lo stesso destino di Dauntless e MultiVersus è XDefiant, il quale chiuderà i battenti il 3 giugno, con una durata totale di meno di un anno. Una vera e propria ecatombe digitale, che fa riflettere sulla natura sempre più volatile del gioco moderno. L’illusione dell’eternità digitale si scontra con le scelte economiche delle case di sviluppo, con licenze che scadono, playerbase che si assottigliano e budget che vengono riallocati altrove.
Ma il caso di Dauntless, in particolare, accende un campanello d’allarme più profondo, dato che un gioco completamente dipendente dai server non lascia alcuna eredità. Nessuna possibilità per i fan di rivedere i propri personaggi, nessuna chance di rientrare anche solo per nostalgia. È un caso emblematico che rafforza una consapevolezza crescente tra i giocatori come quella della preservazione videoludica, ormai diventata non più una questione da retro gamer, ma una vera priorità. Ogni chiusura rappresenta una perdita culturale, un frammento di memoria interattiva che rischia di svanire per sempre, ma soprattutto mesi e mesi di lavoro di un team di talenti, destinato al dimenticatoio.
In un’epoca in cui tutto si muove online, l’assenza di soluzioni di backup o modalità offline appare sempre più come una falla grave nel modo in cui l’industria tratta i suoi stessi prodotti. Perché, alla fine, non si tratta solo di bit e codice, ma di esperienze, ricordi, e, per molti, di una parte importante del proprio tempo libero e del proprio percorso emotivo. Proprio da questo, nasce l’appello dei gamers nel prevenire il tutto, rendendo determinati titoli giocabili anche offline, come nel caso di PayDay 3. Una richiesta utile a mantenerli vivi per sempre e a non temere l’inevitabile conto alla rovescia per la loro chiusura.
