Continua la lunga serie di conseguenze delle politiche protezioniste statunitensi e questa volta al centro della vicenda ci sono Temu e Shein, i due colossi cinesi dell’e-commerce a bassissimo costo. Le due compagnie hanno difatti annunciato un aumento dei prezzi per far fronte ai dazi imposti dall’Amministrazione a trazione Trump.
La decisione costituisce chiaramente una risposta alla guerra commerciale contro la Cina. Come è noto, negli scorsi giorni, il Presidente USA ha confermato i dazi al 104% contro le merci provenienti dal Paese del Dragone, in risposta alle imposte doganali annunciate dal Presidente cinese Xi Jinping.
L’aumento dei prezzi su Temu e Shein
A pesare particolarmente sulle spalle dei due piattaforme e-commerce non solo le nuove imposte doganali per l’ingresso nel territorio degli Stati Uniti, ma anche la cancellazione dell’esenzione de minimis prevista per le merci aventi valore inferiore agli 800 dollari. In breve, questo tipo di merci non doveva corrispondere alcun onere doganale per entrare negli USA.

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Appare chiaro che la misura vada a colpire in modo particolarmente gravoso Temu e Shein, delle società la cui caratteristica principale è quella di inviare un enorme volume di merce a bassissimo costo. Pertanto le tariffe doganali andranno a mitigare, se non addirittura ad annullare, il vantaggio competitivo dei due colossi.
Come comunicato dalle due società di e-commerce, l’adeguamento dei prezzi è previsto a partire dal 25 aprile e solo ed esclusivamente per gli utenti residenti nel territorio degli Stati Uniti d’America. Resta per il momento sconosciuto il preciso ammontare dei rincari.

Sotto un diverso punto di vista, qualcuno potrebbe sostenere che la guerra commerciale portata avanti dal Governo Trump possa avere delle conseguenze positive sull’ambiente. Sul punto, si evidenzia come l’aumento dei prezzi delle merci provenienti dalla Cina rappresenti un duro colpo all’industria del fast fashion, a cui si attribuisce un’importante responsabilità nell’inquinamento dell’ambiente.
Infatti, secondo le regole base dell’economia se un prodotto costa di più, meno consumatori lo acquisteranno e, anzi, taluni preferiranno comprare un diverso tipo di bene in sostituzione (magari prodotto a livello locale). Di conseguenza, non si può escludere che alla riduzione del mercato fast fashion, finora comunque molto prolifico, possa conseguire un minor impatto dell’industria sull’ambiente.

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