Da ben diciassette anni il colosso dei fast food McDonald’s affronta una guerra legale contro un piccolo ristorante takeaway irlanderse, Supermac, sul nome BigMac. Il tutto ebbe inizio nel 2007, quando Supermac provò a registrare il marchio nell’Unione Europea per poter usarlo come nome dei suoi panini al pollo, scatenando ovviamente la reazione di McDonald’s, che si oppose alla registrazione perché troppo simile al marchio del suo panino BigMac.
Inizialmente le autorità diedero ragione a McDonald’s, che ottenne il divieto per l’azienda irlandese di usare il marchio BigMac. La compagnia guidata da Pat McDonagh però non si arrese, e nel 2017 presentò una richiesta all’Ufficio per le proprietà intellettuali dell’Unione Europea per contestare la sentenza favorevole nei confronti del colosso americano.
Nella loro tesi, i legali dell’azienda affermarono che il colosso americano non potesse dimostrare in alcun modo di aver utilizzato il nome BigMac sui suoi prodotti a base di pollo per più di cinque anni. Inoltre accusarono apertamente McDonald’s di aver attuato comportamenti intimidatori nei confronti di aziende concorrenti. L’autorità approvò la richiesta di Supermac, e il colosso americano si trovò costretto a presentare ricorso alla corte europea.
McDonald’s perde l’esclusività del marchio BigMac
E com’è finita? Ieri c’è stata la sentenza definitiva sulla faccenda, durante la quale i giudici hanno stabilito che il colosso americano non ha dimostrato di aver usato il nome BigMac sui prodotti alimentari a base di pollo o nei servizi forniti nei suoi fast food, confermando quindi la vittoria per Supermac, che ora potrà usarlo tranquillamente.
Il rappresentante di Supermac ha dichiarato che questa sentenza rappresenta una vittoria rimarchevole per le piccole imprese di tutto il mondo, e ha rivelato che l’obiettivo originale della loro richiesta di annullamento era far luce su tutti gli atti scorretti messi in atto dal colosso americano per affondare la concorrenza.
La sentenza ha ovviamente valore soltanto nei paesi dell’Unione Europea, e le due aziende stanno affrontano la stessa questione in un tribunale del Regno Unito. Chissà se i giudici inglesi decideranno di seguire la decisione presa a Bruxelles o meno.