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Napoleon – La recensione del nuovo colossal storico diretto da Ridley Scott

Napoleone è una figura storica straordinaria che da sempre affascina per gli immensi traguardi che è riuscito a raggiungere durante la sua vita solo grazie alla sua decisione e ambizione. La sua storia ha persino stimolato la creatività di alcuni dei più grandi registi della storia, attirati dall’idea di creare un film che potesse raccontare al suo interno la vita e il carattere fuori dal comune di questo grande personaggio sorico. Tra questi figura anche Stanley Kubrick, che avrebbe voluto creare una monumentale pellicola su Bonaparte, ma non ebbe mai l’opportunità di portare a termine il progetto per la scelta di MGM e United Artists di non finanziare la sua iniziativa.

Ora però anche Ridley Scott ha deciso di imbarcarsi in quest’impresa, affidandosi alla grande bravura di Joaquin Phoenix per dare un’immagine complessa e particolareggiata del grande condottiero francese. Ma sarà riuscito a eguagliare i grandi film storici da lui già realizzati in passato e a narrare una versione interessante ed esaustiva della storia di Napoleone? Vediamolo all’interno della nostra recensione di Napoleon.

Un colossal dal ritmo serrato

Il film racconta l’ascesa politica di Napoleone partendo dal periodo subito successivo alla Rivoluzione francese, quando Bonaparte era solo un ufficiale, fino ad arrivare al 1821, l’anno in cui avvenne la sua morte. La narrazione ci permette dunque di assistere alla maggior parte delle vicende pubbliche e private della sua vita, aprendoci le porte delle stanze in cui avvenivano le massime decisioni politiche e militari della Francia di quel periodo.

L’obiettivo principale di questo film è infatti quello di mostrare ogni aspetto della vita dell’imperatore francese, cercando di offrirne una visione il più possibile complessa e sfaccettata. Per questo, si alternano continuamente all’interno della pellicola momenti di dialogo e battaglie, che procedono a un ritmo piuttosto serrato, caratterizzato da continue accelerazioni e rallentamenti. Questo andamento permette, da un lato, di far scorrere piuttosto velocemente la storia della vita di Napoleone e, dall’altro, di porre l’attenzione dello spettatore su determinati eventi e dialoghi che il regista ritiene particolarmente importanti per far comprendere alcuni aspetti specifici del carattere dell’imperatore o del rapporto che questi aveva stabilito con i suoi familiari e con i politici delle altre nazioni.

Tale alternanza rende Napoleon un film molto scorrevole e godibile, e fa in modo che le due ore e quaranta di durata non siano granché percepite dallo spettatore. Il ritmo infatti non rallenta mai troppo, né le scene risultano mai troppo lunghe, così da fare in modo che lo spettatore possa avere davanti agli occhi uno scenario sempre dinamico e in continuo mutamento. Questa tendenza diviene particolarmente evidente soprattutto nella seconda parte del film, tanto da parere, in alcuni momenti, persino eccessiva. Col procedere della narrazione si mostra infatti sempre più spesso uno dei principali difetti di questo film: i numerosi tagli che sono stati fatti in fase di montaggio.

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Guardando il film si ha infatti frequentemente l’impressione che intere sezioni siano state tagliate, soprattutto a causa di salti temporali molto bruschi oppure di violenti cambi di scenari che rischiano di lasciare talvolta spaesato lo spettatore, a cui spesso non viene nemmeno lasciato il tempo di “digerire” o di godersi quello che è appena accaduto sullo schermo. Ovviamente questo tipo di soluzione è stata adottata per far stare la storia di Napoleone in due ore e quaranta e, allo stesso tempo, rendere il film più scorrevole e leggero possibile. Ciò non toglie, tuttavia, che, una volta conclusa la visione, si abbia l’impressione di aver visto solo un riassunto molto veloce e poco approfondito della vita dell’imperatore francese privato persino di alcuni degli eventi fondamentali della storia napoleonica. Certo, sappiamo già che in futuro uscirà su Apple TV+ la Director’s Cut di quattro ore e dieci, ma forse sarebbe stato meglio allungare un pochino anche la versione cinematografica del film, così da non far sembrare allo spettatore di aver assistito a un’opera monca che rappresenta solo una parte di quello che aveva in mente originariamente il regista.

Un Napoleone intimo e stratega

Uno degli aspetti più riusciti del film è invece la cura con cui Joaquin Phoenix e gli sceneggiatori sono riusciti a dare una caratterizzazione convincente e completa di Napoleone. Come raccontato da Ridley Scott in una recente intervista, Phoenix ha fatto di tutto per immedesimarsi nel grande imperatore francese e questo lavoro ha fatto in modo che l’attore americano risulti molto credibile nell’interpretare il ruolo. In particolare, a impressionare è la perfetta gestione degli atteggiamenti e della mimica facciale, due elementi che paiono evolversi di fronte ai vari accadimenti grazie ai quali Bonaparte diviene progressivamente uno degli uomini più potenti al mondo. Così, nella sua interpretazione l’attore statunitense riesce a far notare nettamente la differenza tra il Napoleone rigido e impassibile protagonista delle prime esperienze da semplice ufficiale dell’esercito francese e quello reso superbo e tremendamente sicuro di sé dall’ebbrezza del potere assoluto. Insomma, guardando Phoenix, pare quasi di assistere a un crescendo continuo: come se i vari eventi della vita di Napoleone erodessero lentamente il guscio protettivo in cui sembra nascondersi all’inizio del film, portandolo persino a manifestare piccole, ma violentissime esplosioni di ira che, come un improvviso temporale estivo, turbano talvolta la sua tradizionale calma serafica e il suo solito aspetto benevolo.

In particolare, a far gradualmente emergere le sue passioni e i suoi sentimenti sono i due centri di gravità a cui girano attorno la sua vita e, di conseguenza, l’intero film: l’amore per la prima moglie Giuseppina e l’ossessione per il potere. Il primo è forse l’elemento che compare più spesso e accompagna l’intera esistenza dell’imperatore. Le lettere che i due innamorati si scambiano sono infatti un leit motiv che segue ogni movimento di Napoleone e costituiscono un interessante espediente narrativo per sondare i pensieri più nascosti del condottiero, riuscendo a far comprendere perfettamente quanto l’amore per Giuseppina sia un ingrediente fondamentale della sua esistenza, persino capace, in alcuni momenti, di fargli abbandonare qualunque cosa stia facendo solo per correre dalla sua amata. L’intensità di questo sentimento si fa poi notare anche nei dialoghi tra i due coniugi, durante i quali abbiamo la possibilità di vedere il grande imperatore manifestare un’insospettabile tenerezza e vulnerabilità, che lo fanno apparire quasi totalmente incapace di resistere al fascino della moglie.

Tuttavia, questa tendenza diminuisce con il procedere della sua scalata al potere, rivelando, passo dopo passo, quale siano i veri motori della sua esistenza: l’ambizione e il grande rispetto che ha nei confronti della Francia e del suo popolo. Queste lo spingono a fare tutte le mosse necessarie per prendere il potere e, in seguito, a prendere tutte le decisioni utili a conservare e rafforzare la sua posizione, anche nel caso lo portino ad andare contro i suoi desideri personali. Così, ad esempio, lo vediamo gradualmente prendere in considerazione l’idea di un possibile divorzio da Giuseppina, in favore di una moglie che possa dargli un erede e garantirgli una posizione migliore nei delicati equilibri della politica europea.

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Il film mostra, in questo modo, non solo il Napoleone innamorato e stratega militare, ma anche la sua attitudine da scaltro diplomatico. Con questa pellicola abbiamo infatti anche la possibilità di assistere da vicino agli incontri tra Bonaparte e gli altri politici d’Europa e di comprendere in questo modo la particolare posizione ricoperta da Napoleone all’interno dei rapporti internazionali dell’epoca. È interessante vedere gli aristocratici interfacciarsi con una persona di origini relativamente umili, lamentarsi della sua mancanza di buone maniere e, allo stesso tempo, dover fare di tutto per mettere a tacere il loro disprezzo nel parlare all’imperatore francese, a sua volta impegnato nel provare a manovrare in ogni modo i leader stranieri per favorire gli interessi francesi.

Un viaggio nella Francia ottocentesca

Un’altra parte importante e molto ben curata di questa pellicola è ovviamente la messinscena delle ambientazioni storiche e delle battaglie. Ogni singolo elemento della Francia di fine ‘700 – inizio ‘800 è stato ricostruito nel dettaglio e ciò rende la visione un vero e proprio viaggio nel tempo, in cui lo spettatore può perdersi a osservare gli infiniti particolari delle ambientazioni e dei costumi.

Lo stesso discorso vale anche per le battaglie che punteggiano qua e là tutto il film e segnano i punti più importanti dell’ascesa dell’imperatore. Sono dunque belle da vedere e particolareggiate, anche se non caratterizzate da specifici elementi che le distinguono da ciò che si è già visto in altri film. Sono quindi interessanti, ma prive di particolari guizzi che le rendano memorabili. Tra di esse si distingue in parte solamente la battaglia di Waterloo, messa in scena nell’ultima parte del film. In quest’ultima si può infatti vedere qualcosa che viene solamente abbozzato negli altri scontri militari: la sfida tattica e mentale che i due generali intraprendono per sopraffare l’avversario. Così, durante Waterloo, le inquadrature si alternano continuamente tra quelle più ampie che mostrano ciò che avviene sul campo di battaglia e altre più strette, volte a cogliere le indicazioni date dai singoli condottieri al proprio esercito, dando spesso l’impressione allo spettatore di star assistendo a una vera e propria partita a scacchi in cui i due avversari cercano continuamente di rispondere alle mosse nemiche con nuove strategie e improvvise decisioni pensate per mettere l’altro con le spalle al muro.

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Conclusione

Napoleon è un’opera maestosa che riesce a portare lo spettatore indietro nel tempo, facendogli osservare da vicino uno dei periodi più importanti della storia moderna e dando un’immagine molto umana e particolareggiata del famoso imperatore. Grazie a questo film, possiamo non solo assistere alle fasi più importanti della sua ascesa da una prospettiva privilegiata, ma anche conoscere più da vicino le emozioni e i sentimenti che hanno guidato Bonaparte durante una vita così complessa e piena di eventi, anche grazie all’immensa bravura di Joaquin Phoenix nell’interpretare e rendere credibile il personaggio.

Nonostante ciò, Napoleon non risulta però essere uno dei migliori film di Ridley Scott, soprattutto perché penalizzato dall’importante lavoro di montaggio a cui è stato sottoposto. La pellicola è infatti molto godibile e scorrevole, ma, durante la visione, si ha l’impressione che, soprattutto a partire dalla seconda parte, si cerchi di arrivare il prima possibile alla conclusione in modo da non superare le due ore e quaranta di durata e arrivando così a un finale molto breve e affrettato che liquida in poche scene gli ultimi anni della vita dell’imperatore. In questo modo, alla fine della visione, si ha l’amara impressione di non aver assistito alla versione definitiva e completa dell’opera, ma solo a una sintesi di quella da quattro ore e dieci che uscirà in streaming su Apple TV+.

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Simone Gambaro

Simone Gambaro

Aspirante scrittore classe 1997 amante di tutto ciò che è intrattenimento. Vivo in provincia di Milano e adoro i Pokémon, i libri di Philip K. Dick, i film horror e la musica rap.

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