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Nuovo Olimpo – La recensione del nuovo film di Ferzan Ozpetek

Un cinema, diversi giochi sguardi, alcuni semplici scambi di battute. Sono gesti semplici, comuni, quotidiani. Eppure bastano per legare per il resto della loro vita Pietro ed Enea. Certo, poi la vita li spingerà in direzioni totalmente diverse, ma, nonostante ciò, il loro sentimento rimarrà lì dormiente, sempre pronto ad accendersi di nuova passione in qualsiasi momento.

Dopo una carriera ricca di successi e di film di straordinaria intensità, il regista turco Ferzan Ozpetek torna dunque con Nuovo Olimpo, un nuovo film profondo e ricco di sentimento, che uscirà in esclusiva su Netflix l’1 novembre 2023. Ma questo nuovo film sarà degno dei suoi illustri predecessori? Scopriamolo all’interno della nostra recensione.

Il sentimento come unica guida

Il film ci introduce sin da subito all’interno del Nuovo Olimpo, un comune cinema romano che però rappresenta anche un sicuro luogo di ritrovo per molti giovani ragazzi omosessuali risiedenti all’interno della capitale. È qui che, nel 1978, Enea e Pietro si innamorano perdutamente l’uno dell’altro e vivono intensi momenti di gioia. Tuttavia i due, dopo i primi scambi amorosi, si perdono di vista e intraprendono vite e carriere professionali differenti: Enea diventa un famoso regista dichiaratamente omosessuale, mentre Pietro un importante medico sposato con una donna.

Il film racconta l’evoluzione delle loro vite, concentrandosi su punti particolari in cui essi , per un motivo o per l’altro, sono tornati a incrociarsi in maniera più o meno consapevole, quasi come se un filo rosso unisse indissolubilmente le loro vite. Ozpetek ci accompagna dunque lungo i loro percorsi di vita, narrandone le gioie e i dolori, i successi e i fallimenti, le vittorie e le cadute. In particolare sembra volersi soffermare su una dimensione ben precisa: quella del sentimento, quasi sempre amoroso, che unisce e dà senso alle esistenze e alle relazioni dei vari personaggi.

Questa idea, da sempre presente all’interno della sua produzione cinematografica, viene qui sviluppata all’ennesima potenza e diventa l’elemento fondante su cui viene costruito l’intero film. In Nuovo Olimpo infatti, si potrebbe dire che tutto è incentrato sul sentimento: dal vincolo amoroso che unisce i due protagonisti al legame quasi materno che hanno con loro le figure femminili, fino ad arrivare all’incredibile passione per il cinema che trasuda da tutta la pellicola e che costituisce un elemento fondamentale per lo sviluppo dei rapporti tra i personaggi. È quasi come se il sentimento fosse il piatto principale delle loro vite, mentre le carriere professionali e gli altri eventi della loro esistenza solamente dei meri contorni che spesso non fanno altro che separare e allontanare ciò che dovrebbe naturalmente restare unito.

Il sentimento è dunque il principio su cui si basa il film e ciò rappresenta contemporaneamente sia il più grande pregio che il più grande difetto di questa opera. Da un lato, infatti la sincerità e l’intensità con cui Ozpetek racconta queste vicende (in gran parte ispirate a sue esperienze di vita) rendono i dialoghi e le interazioni tra i personaggi commoventi e coinvolgenti: è facile per lo spettatore identificarsi, affezionarsi e gioire o soffrire insieme a loro. D’altro canto però si ha talvolta l’impressione che il solo sentimento non sia abbastanza per reggere l’intera pellicola: spesso si sente un po’ la mancanza di una vera e propria trama e si ha l’impressione di star assistendo a una semplice successione di scene di vita un po’ ripetitive e narrativamente poco interessanti e significative.

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Intense relazioni tra uomini e donne

Come negli altri film di Ozpetek, sono la caratterizzazione e la messa in scena dei personaggi a interpretare il ruolo del leone. Sin dall’inizio, la cinepresa si sofferma sui corpi e sui volti degli attori, andando a sottolineare minuziosamente ogni loro gesto ed espressione, in modo da far comprendere le emozioni dei personaggi non solamente attraverso i dialoghi, ma anche attraverso la mimica dei loro volti e i movimenti del loro corpo. Questo è molto evidente soprattutto nella parte iniziale, quando il regista vuole far comprendere l’attrazione innanzitutto fisica e corporea che lega Enea e Pietro durante i loro primi incontri al cinema Nuovo Olimpo e, per questo, più che sui loro scambi verbali, si sofferma sugli sguardi intensi che si scambiano, oltre che sui piccoli gesti d’amore che compiono l’uno per l’altro.

Insomma, Ozpetek anche in questa pellicola riesce un po’ a catturare quella scintilla che talvolta nasce quando due persone particolarmente affini si incontrano. E ciò avviene anche e soprattutto grazie alla cura con cui gestisce la caratterizzazione di ogni singolo personaggio che compare in scena, sfruttando ogni loro dialogo e gesto per veicolare le loro emozioni.

In particolare, a risultare convincenti e interessanti, sono soprattutto i personaggi femminili, che, per quanto secondari, hanno un ruolo molto particolare e importante: quello di entità materne che aiutano e guidano i protagonisti maschili nei loro travagli emotivi. È dunque come se, una volta perso il loro “ruolo” tradizionale di oggetti del desiderio maschile e inserite in una vicenda che racconta quasi solamente il punto di vista omosessuale, loro divenissero delle vere e proprie guardiane del sentimento, consapevoli (talvolta tragicamente, come nel caso della moglie di Pietro) che non potranno mai realmente essere al centro dei pensieri protagonisti, ma non per questo meno disposte a consigliarli e ad assisterli nelle loro vicende amorose, per via dell’affetto che provano nei loro confronti.

Emblematica in questo senso è soprattutto la figura di Alice (interpretata da una bravissima Aurora Giovinazzo), la ragazza che accompagna fedelmente Enea per tutta la vita in qualità di amica, amante e confidente. È quindi per lui una sorta di angelo custode, sempre presente in ogni fase della sua esistenza e sempre pronta a sostenerlo e a dargli consigli anche e soprattutto in ambito amoroso. Tuttavia ciò che la rende realmente interessante è la sua particolare posizione: più di un’amica, ma nemmeno una fidanzata, si ha quasi l’impressione che metta da parte tutti i propri desideri e le proprie ambizioni solo per rimanere al fianco di Enea.

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Molto più al centro delle vicende sono invece i personaggi maschili. Tutto ciò che succede infatti ruota attorno ai due protagonisti, Enea (interpretato da Andrea di Luigi) e Pietro (interpretato da Damiano Gavino), colti in un disparato numero di situazioni pubbliche o private che ci raccontano la loro vita, le loro passioni e i loro rapporti con le persone che li circondano. In particolare, il punto di vista utilizzato dal regista è quello di Enea, di fatto il vero protagonista della pellicola e raffigurato durante alcuni dei passaggi più importanti della sua vita. Egli è un ragazzo tanto deciso e geniale in ambito professionale e cinematografico, quanto indeciso e tormentato nelle situazioni sentimentali e amorose: per questo è fondamentale per lui la figura di Alice, sempre capace di supportarlo e di aiutarlo nei momenti di incertezza e difficoltà.

Più nascosta è invece la prospettiva di Pietro: sin dall’inizio più silenzioso e misterioso, i suoi pensieri rimangono inaccessibili sia per noi che per Enea durante tutta la durata del film. Solo la moglie, interpretata da Greta Scarano, sarà capace di farci notare, con i suoi commenti e le sue riflessioni ad alta voce, le sofferenze e le difficoltà che si nascondono dietro la loro vita apparentemente idilliaca, soprattutto per via della tendenza di Pietro a tenere dentro tutte le emozioni, ma anche e soprattutto a causa del sentimento nei confronti di Enea mai realmente dimenticato. Sono dunque due personaggi che si amalgano bene l’uno con l’altro, anche se uniti da una relazione travagliata e difficoltosa, che Ozpetek racconta con grande intensità e appassionante dolcezza.

Dentro il Nuovo Olimpo: il cinema come luogo dell’anima

Enea tuttavia non è solamente un protagonista innamorato come un altro: è anche un regista di grande successo e ciò risulta essere un elemento fondamentale all’interno dell’economia del film, aggiungendo un ulteriore livello di interpretazione alla pellicola. Sono infatti molteplici le situazioni in cui giornalisti e amici interrogano Enea sulle sue scelte registiche e sui concetti alla base dei suoi film. Ed è in questi punti che interviene lo stesso Ozpetek, che tende a sfruttare questo personaggio per parlare, alcune volte forse anche in maniera sin troppo evidente, della sua idea di cinema e talvolta persino rispondere a perplessità e obiezioni avanzate nei confronti delle sue opere.

In questo modo, Nuovo Olimpo non rimane solamente una discussione sul sentimento e sull’amore, ma diviene anche una riflessione sulla carriera e sulla filosofia del famoso regista turco. Grazie alle parole di Enea, è come se fosse lo stesso autore del film a parlarci in prima persona di cosa voglia comunicarci con questo film, fornendoci interessanti chiavi di lettura dell’opera e facendoci ancor più comprendere quanto tenga alle vicende narrate in questo film e quanto i momenti qui raccontati siano stati importanti all’interno della sua carriera professionale.

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Tuttavia non è solo attraverso la voce del protagonista che il cinema entra all’interno della pellicola. Il film stesso prende il nome dal cinema dove si svolge tutta la prima parte del film e dove Pietro ed Enea incrociano gli sguardi per la prima volta, innamorandosi perdutamente l’uno dell’altro. Ma non è solamente il luogo ad avere un ruolo fondamentale nel loro rapporto: anche i film visti all’interno di quelle sale diventano elementi fondamentali della loro breve ma intensa relazione, e ogni singola scena un ulteriore momento in cui rimangono per sempre incastonati sentimenti e ricordi, anche a distanza di molti anni. Così, persino decenni dopo, quando rivedono in televisione una delle pellicole che gli ricorda il periodo trascorso insieme al Nuovo Olimpo, la mente non può che tornare a quei magici momenti vissuti insieme. Insomma, Ozpetek non vuole solo celebrare il cinema come mezzo per trasmettere emozioni e riflettere sulla vita, ma anche come modo di stringere legami e connessioni emotive, capaci di unire per sempre le persone.

Conclusione

Nuovo Olimpo ci accompagna direttamente tra i luoghi del cuore di Ferzan Ozpetek, permettendoci di entrare nel laboratorio in cui nascono i suoi film e di rivivere insieme a lui alcuni dei momenti più significativi della sua vita. Così, avendo proprio questo obiettivo in mente, il regista crea personaggi complessi, sfaccettati e capaci di raccontare quanto i sentimenti, in particolare amorosi, possano arricchire e dare un senso alla vita umana, spesso utilizzando il cinema come medium fondamentale, per via della capacità di quest’ultimo di creare forti connessioni tra individui.

Purtroppo, in questo processo a farne le spese sono la trama, di fatto solo accennata e quasi inesistente, e il ritmo, piuttosto lento e compassato soprattutto nella prima parte del film, ma il risultato finale appare comunque molto piacevole e perfettamente rappresentativo di ciò che voleva realizzare il regista con quest’opera. Alla fine del film infatti, dopo aver vissuto ogni gioia, dolore, emozione dei due protagonisti, si ha quasi l’impressione di aver assistito a qualcosa di molto intimo, quasi come se avessimo appena ascoltato Ozpetek raccontare alcuni aneddoti molto significativi della sua giovinezza. In questo senso, si realizza effettivamente ciò che, a un certo punto, dice Enea riguardo a una delle sue opere: un film con un significato difficile da individuare, ma che, senza dubbio, fa riflettere.

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Simone Gambaro

Simone Gambaro

Aspirante scrittore classe 1997 amante di tutto ciò che è intrattenimento. Vivo in provincia di Milano e adoro i Pokémon, i libri di Philip K. Dick, i film horror e la musica rap.

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