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Sex Education: recensione della quarta e ultima stagione

Abbiamo atteso per ben due anni il ritorno di Sex Education, quel diamante grezzo che Netflix ha sapientemente lavorato nel corso del tempo. Una quarta ed ultima stagione, ora online e composta da otto episodi, che ci consente di salutare Otis, Maeve, Eric e tutti gli altri variopinti personaggi che hanno reso Moordale la capitale dell’educazione sessuale più libera di tutte le piattaforme di streaming.
Ma cosa aspettarsi da questa stagione?

Tante, tante, tantissime cose. Abbiamo visto per voi la serie in anteprima (qualcuno doveva pur farlo, e chi se non il vostro Dr. Commodore di quartiere?) e vi forniremo una recensione (senza spoiler) sulla serie tv creata nel 2019 da Laurie Nunn.
Prima di entrare nello specifico, vogliamo chiarire un punto: Sex Education è una delle poche serie Netflix che conserva qualità e dignità anche nell’ultima stagione.

Come abbiamo detto recentemente, l’ultima stagione di Sex Education avrebbe risposto a molte delle domande lasciate aperte nella terza stagione: la coppia d’oro Otis e Maeve, come affronteranno la lontananza? Il percorso di accettazione della propria sessualità come finirà per Adam? E la riabilitazione di Aimee in seguito alla violenza sul bus? E tutti gli studenti del Moordale, che fine faranno ora che l’Istituto ha ufficialmente chiuso i battenti?

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L’ultimo primo giorno di Sex Education

Bene, abbiamo una risposta a tutto e a molto altro! Innanzitutto, la nuova scuola è la “Cavendish College”, una scuola dove gli studenti si autogestiscono ed è molto progressista in termini di vestiario e di espressione di sé. Lgbtq+ friendly, insieme alle nuove mura scolastiche (comprensive di scivolo, discoteca silenziosa e spazi per lo yoga) fanno capolino molti nuovi studenti, diversi per genere, orientamento, stile, ma tutti accomunati dal senso di libertà che la scuola incoraggia.

In questo nuovo palcoscenico, Otis, Eric, Ruby, Aimee e Jackson faranno il loro ingresso e cercheranno di adattarsi al nuovo coloratissimo ambiente, ben distante da ciò a cui erano abituati. Ci riesce molto bene Eric (Ncuti Gatwa), che entra subito nel giro dei ragazzi fighi, da Abby e dal fidanzato Roman (entrambi transessuali), Aisha (portatrice di disabilità e pansessuale). Molto meno Ruby (Mimi Keene), la quale sente la mancanza del suo trio e del potere che aveva sui ragazzi del vecchio liceo.

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Aimee (Aimee Lou Wood) sta superando il trauma subìto l’anno precedente, mediante l’arte, sotto diversi punti di vista. Jackson (Kedar Williams-Stirling) sente che manca qualcosa (o qualcuno) nella sua vita, e cerca di capire come fare per colmare questa mancanza. E Adam (Connor Swindells)? Lui ha ancora molti dubbi su di sé, sul suo rapporto con il padre e su cosa realmente vuole dalla vita. Nel mentre, deciderà di fare l’apprendista fattore in un maneggio.

Otis (Asa Butterfield), dal canto suo, sente molto la mancanza di Maeve (Emma Mackey), andata oltreoceano per inseguire il sogno di diventare scrittrice. Ma questo non gli impedisce di voler continuare ad aiutare gli altri con la sua clinica, avendo capito che la terapia è la sua vocazione (indizio: non sarà l’unica vocazione della stagione!). Peccato che si ritrovi a dover competere con “Oh”, l’attuale terapeuta del Cavendish, influencer e astro nascente della sex education tra gli adolescenti.

E gli adulti dello show?

Giusto, volete sapere anche come vanno le cose di Jean Milburn (Gillian Anderson), neo mamma di Joy, tornata single dopo che Jakob ha saputo di non essere il padre della piccola. Stanca, bisognosa d’aiuto ma incapace di chiederlo, Jean è l’ombra della sessuologa di successo che abbiamo conosciuto nelle prime stagioni: una neonata da accudire, una sorella irriverente che ritorna nella sua vita e difficoltà a mantenere alti livelli sul lavoro, mostreranno lati di Jean che non conoscevamo.

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Una crescita personale anche per il brusco ex preside Micheal Groff, sempre più propenso a migliorare come padre e a costruire un rapporto con Adam. Il suo intento è lodevole e non c’è una volta che non si mostri davvero concreto nel portarlo avanti: una crescita meravigliosa per uno dei personaggi più tristi del colorato mondo di Sex Education.

A loro, si aggiunge il professore di Maeve, Thomas Molloy (interpretato da Dan Levy), saccente scrittore di successo che nasconde chi è davvero dietro una maschera di sicurezza e saccenza. Dall’alto della sua cattedra, cerca di dispensare perle di saggezza che hanno il retrogusto di ambiguità. Le sue azioni parleranno avranno un peso maggiore delle sue belle (?) parole, e questo, potrebbe avere più di un effetto (positivo o negativo) su Maeve.

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Nuove esplorazioni, stessa libertà

Come si concilia tutto ciò con l’esplorazione sessuale che Sex Education ha da sempre portato avanti? Beh, nel modo più libero possibile. Molte le tematiche sociali trattate: disforia di genere, religione, maturità, asessualità, crescita e perdita.
Senza voler fare spoiler, diciamo che la serie di Sex Education bandisce la vergogna e la discriminazione, ponendo sotto una lente di riflessione morale le vicende dei giovani protagonisti.

Non c’è vergogna nell’affermare la propria disforia, vengono affrontate le difficoltà fisiche e mentali a cui si va incontro nel processo di transizione di genere e quanto ancora sia difficile comprendere che può succedere di non riconoscersi nel genere di nascita, ma non per questo non si ha diritto all’amore, in ogni sua forma.

Ma l’importanza del sesso nella vita di ognuno viene anche soppesata e inserita in una dimensione inclusiva: non è solo fisico, non sono solo genitali. Il piacere, per essere tale, ha bisogno anche di altre componenti, e prima tra tutte la comunicazione. In questo senso, la serie vuole dire che è importante comunicare sempre col proprio partner tutto ciò che si ha da dire riguardo agli incontri intimi.

Che sia divertimento, che ci sia sentimento o solo l’avventura di una notte, Sex Education si pone – anche – come obiettivo quello di rimarcare il concetto della comunicazione in ogni livello, insieme a quello dell’accettazione di ciò che non comprendiamo, ma non per questo non meritevole d’amore (ci teniamo anche noi a ribadirlo).

Sex Education: promossa o bocciata?

Assolutamente promossa! La quarta stagione di Sex Education merita di essere vista con calma, senza fare binge watching (capisco sia dura), perché è fatta così bene che ogni puntata necessita di un po’ di tempo per essere ben apprezzata. Rispetto alle altre stagioni, questa si professa “più matura”, in linea con la crescita dei protagonisti. Meno scene di sesso, più riguardo per ciò che è la sessualità.

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E poi, la bellezza di poter esprimere ogni versione di sé al di là del giudizio, dell’imposizione, della paura. Ogni lettera LGBTQ+ ha trovato il proprio spazio, insieme a paure più inerenti al mondo degli adulti e a quelle dei portatori di disabilità (questa parte sicuramente slegata dai contenuti più legati alla serie, ma utili alla crescita dei personaggi che vedrete!).

Non resta che guardare questa ultima, bella stagione di Sex Education, portare nel nostro cuoricino l’imbranato e gentile Otis, la tosta ed empatica Maeve, l’anticonformista e gioiosa Aimee, l’effervescente ed estroverso Eric e tutte le sfumature di questo cast colorato ed eterogeneo che ci ha tenuto compagnia per quattro stagioni.

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Davide Romano

Davide Romano

Digital Copywriter per passione e per pagare la connessione WiFi. Cresciuto a cartoni, serie tv e film, mi piace scrivere recensioni, consigliare film/serie tv e anime. In me convivono The Office, Shameless, la saga di Harry Potter e One Piece. Tutte per uno, uno per tutte!

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