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Detective Conan 1107: la verità sul più grande errore degli Uomini in Nero [SPOILER]

Continua questo periodo di importantissime rivelazioni e passi avanti per Detective Conan che, dopo uno straordinario capitolo 1106 che ha iniziato a far luce sulle vicende di 17 anni fa, ci regala un ennesimo importantissimo capitolo destinato sicuramente a portare alla luce una verità ancora più importante.

Il capitolo 1106 di Detective Conan ci ha infatti rivelato che Amanda Hughes non solo conosceva Rum (numero due degli Uomini in Nero) da quando era un bambino, ma che addirittura potrebbe aver incontrato il Boss degli Uomini in Nero. Viene infatti menzionata in un breve dialogo tra i due la “festa di compleanno di un milionario giapponese” che in base alle poche informazioni in nostro possesso potrebbe essere proprio Renya Karasuma, colui che tira le fila dietro ogni cosa. Abbiamo inoltre appreso che questa avesse un rapporto molto stretto con Asaca (Rumi Wakasa) e suo padre e che si sarebbe addirittura spinta a chiederle qualcosa, a noi ancora ignoto, proprio la notte del suo omicidio.

Il capitolo 1107 continua a far luce sull’omicidio di Kohji Haneda e Amanda Hughes e inizia a farci intuire perché gli eventi di quella notte sono passati alla storia come “il più grande errore di Rum”. Prima di tutto, è stato confermato definitivamente che a uccidere i due è stato proprio Rum e non qualche altro membro di spicco degli Uomini in Nero come qualcuno ipotizzava.

Ci viene detto che a trovare Kohji morto è stata Rumi Wakasa. La donna, probabilmente interessata romanticamente allo shogista, è rimasta profondamente turbata dall’omicidio e perciò ingaggia battaglia da sola contro Rum e gli altri pesci piccoli degli Uomini in Nero.

A scoprire il cadavere di Amanda Hughes, invece, è Hyoue Kuroda, capo della polizia segreta giapponese che si trovava sul posto quella notte per motivi a noi ancora ignoti. Anche Amanda, esattamente come Kohji, è stata uccisa tramite l’APTX realizzata dai Miyano, che sappiamo venisse utilizzata come veleno dall’Organizzazione già all’epoca.

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“Rum non è il mio nome in codice. È il nome in codice che ho ereditato da mio padre, che ha servito Quella Persona (nota: il Boss) per molti anni.”

Questa è un’informazione importantissima perché ci dice che Rum, o per meglio dire l’attuale Rum, è il figlio di colui che per primo ha avuto quel nome in codice e con esso il titolo di secondo in comando nell’Organizzazione. Ciò a sua volta potrebbe portarci a ipotizzare che i nomi in codice degli Uomini in Nero siano ereditari, potenzialmente all’interno dello stesso ramo di diverse famiglie.

Il più grande errore mai compiuto da Rum e dagli Uomini in Nero, vista la situazione dei due delitti, è proprio il fatto di aver fallito nell’eliminare due testimoni così pericolosi in omicidi che potrebbero esporre non solo Rum, ma il Boss stesso: Rumi Wakasa, infatti, potrebbe risalire sia a Rum sia a Renya Karasuma, qualora Amanda o il padre le avessero fornito determinate informazioni prima di morire. Stessa cosa Kuroda, che potrebbe avere molte più informazioni di quante pensiamo al momento.

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Ci viene inoltre rivelato che Rum non è solo il nome in codice del numero due degli Uomini in Nero, ma è più nello specifico un nome che questi ha ricevuto dal padre, che lo ha usato tempo addietro.

Gosho Aoyama ha già anticipato che a breve avremo visto apparire Tsutomu Akai in un flashback, e arrivati a questo punto è altamente probabile che ciò accadrà proprio col capitolo 1108, in uscita la prossima settimana. Sappiamo infatti che è stato proprio Tsutomu a soccorrere Wakasa durante uno scontro con gli Uomini in Nero, perciò il momento della verità definitiva potrebbe essere sempre più vicino.

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Daniela Reina

Daniela Reina

Nel tempo libero viaggia attraverso tempo, spazio e mondi di fantasia in compagnia di qualche buona lettura. Il suo manga preferito è Berserk, l'anime Neon Genesis Evangelion.

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