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Top 10 del 2022, quali sono le migliori serie tv uscite quest’anno?

Da diversi anni il vero motore dell’industria dell’intrattenimento è la serialità. Mentre il cinema sembra essere in una fase di rilancio, il mondo delle serie tv è in continua crescita in un periodo in cui la produzione diventa sempre più massiva.

Le piattaforme streaming stanno dando modo a centinaia di prodotti di trovare la propria “nicchia” di spettatori e il proprio posto per cogliere l’apprezzamento del pubblico.

Ovviamente ci sono quelle serie capaci di attrarre maggiormente (l’esempio più recente è Mercoledì di Tim Burton) ma abbiamo anche delle “piccole perle” che, nonostante non siano arrivate al grande pubblico, hanno ottenuto un enorme favore da parte della critica.

In occasione della fine dell’anno, oggi vi sveleremo quali sono state (per noi) le 10 migliori serie tv del 2022.

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The Sandman di Neil Gaiman, David S. Goyer e Allan Heinberg (su Netflix)

Erano decenni che, fan di tutto il mondo, aspettavano l’arrivo di una serie o un film incentrato sul personaggio di Morfeo. Siamo davanti, probabilmente, ad una delle opere più mastodontiche del fumetto moderno, intriso di mitologia e di tutto il genio di Neil Gaiman.

Dopo aver lavorato all’adattamento seriale di Good Omens (dal romanzo Buona Apocalisse a tutti!), l’autore ha finalmente realizzato una serie sull’amatissima serie a fumetti del 1988.

Con protagonista un bravissimo Tom Sturridge nei panni di Morfeo, la prima stagione è diventata un vero de proprio fenomeno di massa riportando immediatamente sulla cresta dell’onda il personaggio di Sandman. Il successo è stato talmente eclatante da portare Netflix a rinnovarla per una seconda stagione.

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Better Call Saul di Vince Gilligan e Peter Gould (su Netflix)

Un incredibile Bob Odenkirk torna per l’ultima volta nei panni di Saul Goodman nella sesta stagione di Better Call Saul, spin-off e sequel della serie cult Breaking Bad.

Ritenuta da molti come una delle migliori serie tv mai realizzate, nella stagione conclusiva si riesce ad esplorare a pieno le tre anime del suo protagonista, anche grazie ad una scrittura ai limiti della perfezione e da un comparto registico di altissimo livello.

Diviso in due parti, la prima metà della stagione ha registrato tantissimi pareri positivi soprattutto grazie alle grandi emozioni che è riuscita a trasmettere. La seconda parte chiude invece con un finale quasi perfetto. Ci mancherà, un pò come tutto l’universo di Breaking Bad.

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Only Murders in the Bulding di Steve Martin e John Robert Hoffman (su Disney+)

Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez tornano nella seconda stagione di una delle comedy più divertenti ed intriganti degli ultimi anni.

Questa volta invece che essere i semplici investigatori di un crimine irrisolto nel loro condominio, l’Arconia, ne diventano quasi protagonisti. Per tutta la stagione siamo testimoni dei continui tentativi dell’assassino di incastrare i tre protagonisti.

Tra intrecci familiari, diatribe tra conduttori di podcast, un incredibile cast (si aggiungono Cara Delavigne, Shirley MacLaine e Tina Fey) e un imprevedibile colpo di scena finale, la seconda stagione di Only Murders in The Building mantiene un ritmo altissimo, superiore addirittura alla precedente.

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House of Dragon di Ryan Condal e George R. R. Martin (su Sky)

Prequel de Il Trono di Spade, parliamo probabilmente di una delle serie più attese intero anno seriale. Macchina da guerra che ha macinato record su record per quanto riguarda spettatori e visualizzazioni, è ambientata 172 anni prima della nascita di Daenerys Targaryen.

La serie ripercorre l’inizio del declino della casata dei Targaryen, attraverso salti temporali e seguendo la vita di Rhaenyra Targaryen, primogenita del Re Viserys I e destinata a diventare la prima regina dei Sette Regni.

Già rinnovata per la seconda stagione la serie è stata molto apprezzata dalla critica e sembra che occuperà tranquillamente il posto che, fino a pochi anni fa, era de Il Trono di Spade.

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This is Going to Hurt di Adam Kay (su Disney+)

Dimenticate il dramma di Grey’s Anatomy, l’eroismo di E.R Medici in Prima Linea o il continuo mood positivo di serie più italiane come Doc – Nelle tue Mani. Qui siamo davanti al medical drama definitivo.

Dopo anni passati a vestire il ruolo di spalla, un grandissimo Ben Whishaw è finalmente protagonista in una delle serie meglio riuscita degli ultimi tempi. Tratta da una storia vera dell’ideatore, la serie BBC racconta la storia di Adam Kay, medico sottoposto costantemente allo stress di turni infiniti e al cattivo funzionamento del sistema sanitario inglese.

This is Going to Hurt non risparmia nel raccontare gli aspetti più crudi della vita di un medico, puntando i fari sullo stress causato dal lavoro e del come porti le persone a diventare delle bombe ad orologeria pronte ad esplodere da un momento all’altro.

Con frenesia entriamo ed usciamo dalla vita di questo medico che, potrebbe tranquillamente essere quella di un qualunque lavoratore del 21esimo secolo. E finalmente, un pò di verità.

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The Bear di Christopher Storer (su Disney+)

Dalla frenesia di un ospedale londinese, passiamo alla frenesia di una cucina di una paninoteca di Chicago. The Bear è stata la vera sorpresa di questa annata seriale. Uscita su Disney+ in sordina è esplosa un pò in ritardo rispetto alla messa in onda ma ottenendo larghissimi consensi.

La storia è quella di Carmy, giovane prodigio della cucina, costretto a tornare a Chicago dopo la morte del fratello. Lì riceve in eredità la paninoteca di famiglia, praticamente allo sbando e con uno staff che non sa in che direzione andare.

Le riprese frenetica, la fotografia urbana e quel tocco di “italo-americanità” necessaria, rende The Bear un prodotto sorprendente tutto da scoprire e da capire.

A renderlo ancor più di livello, è un ottimo cast capitanato da un’incredibile Jeremy White che dopo anni passati ad interpretare Lip Gallagher in Shameless torna sui nostri schermi.

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Andor di Tony Gilroy (su Disney+)

Quando fu annunciata la produzione di una serie su Cassian Andor, i dubbi furono tanti. Un personaggio visto in un solo film, senza una precisa backstory. Il risultato finale ha totalmente ribaltato le aspettative, portando in scena uno dei migliori prodotti dell’universo di Star Wars mai realizzati.

La storia di Cassian (un Diego Luna che conferma tutto il suo talento) diventa solo una scusa per esplorare e scomporre le fondamenta di quella che diventerà poi la Ribellione, partendo dal suo incredibile leader Luthen, il miglior personaggio dell’intera serie magistralmente interpretato da Stellan Skarsgard, fino ad arrivare alle magagne politiche del Senato.

Non era la serie che il pubblico si aspettava e questo si può capire dai bassi ascolti ricevuti. Nonostante ciò erano anni che nell’universo di Guerre Stellari si sentiva il bisogno di un prodotto legato meno alle stelle e più alla terra ferma.

Si scappa, ci si nasconde, si esplorano per la prima volta le immacolate stanze dei servizi segreti dell’Impero. E a noi, va benissimo così.

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The Rings of Power di J. D. Payne e Patrick McKay (su Prime Video)

Amazon Prime Video mette a disposizione tutta la sua forza produttiva in una serie che tenta quasi l’impossibile: essere all’altezza dei capolavori di Peter Jackson che, per la prima volta, portarono sul grande schermo il Signore degli Anelli di Tolkien senza farlo rimpiangere anche ai fan più accaniti.

Nonostante i pareri discordanti, Gli Anelli del Potere è stato uno degli esperimenti produttivi (dal punto di vista seriale) più massicci di sempre. Il tentativo di raccontare la Seconda Era, si trasforma in un’opera visivamente sontuosa capace di attirare anche lo spettatore meno appassionato.

Cercando di chiudere un occhio sulle imprecisioni di canone e di continuità, la serie riesce nel suo lavoro, raccontare l’universo di Tolkien da un punto di vista differente e come mai si era visto prima.

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Boris 4 di Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo (su Disney+)

Renè Ferretti & Co tornano più in forma che mai. In una quarta stagione arrivata fuori tempo massimo e con anni di ritardo, a volte si può trovare la conferma che in Italia, se ci impegniamo, le cose possono venir fuori molto bene.

La troupe questa volta deve confrontarsi con una serie tv per una piattaforma streaming incentrata sulla vita di Gesù. Tutto l’impianto comico della stagione sta proprio nella ridicolizzazione totale delle logiche del politicamente corretto che indirizzano i prodotti seriali negli ultimi anni.

Dalla ricerca quasi obbligatoria di un membro della comunità LGBTQ+ fino alla necessità di trovare degli apostoli di etnie differenti, fa capire quanto l’intendo di Boris anche ad anni di distanza sia quello di fare satira.

Il delicato omaggio fatto a Mattia Torre, sceneggiatore della serie scomparso nel 2019, corona al meglio una quarta stagione di cui non si sentiva il bisogno ma che, dopo averla vista, è diventata necessaria.

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Wednesday di Tim Burton, Alfred Gough e Miles Millar (su Netflix)

Mentre tutto il mondo continua a ripetere all’infinito il balletto inventato da Jenna Ortega per la serie, noi inseriamo Mercoledì nel nostro elenco più che per il valore artistico per l’impatto culturale avuto.

Era da anni che il pubblico sperava in una serie tv a tema Addams creata da Tim Burton, re dello stile gotico al cinema. Quando le richieste sono state esaudite, la situazione è andata un pò fuori controllo.

La serie, nonostante non abbia particolarmente esaltato la critica (che ha particolarmente lodato l’interpretazione di Jenna Ortega), è diventata un vero e proprio fenomeno di massa soprattutto grazie ad alcune scene diventate memorabili.

La serie, con la speranza che esplori maggiormente anche il resto degli Addams (in particolare l’incredibile Morticia di Catherine Zeta Jones e il Gomez di Luis Guzman), è stata rinnovata anche per un seconda stagione.

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