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The Menu – la recensione: la feroce satira sociale di Mylod conquista il #RFF17

The Menu di Mark Mylod insegna a fare qualcosa che in pochissimi, negli ultimi tempi, sono stati capaci di fare: una satira nerissima che lavora manipolando, non solo i personaggi sullo schermo, ma anche lo spettatore.

Nonostante in diversi momenti possa risultare anche eccessivo (ed accelerato), il risvolto preso dalla trama segue una coerenza ferrea non facendo mai risultare i personaggi contraddittori.

Presentato in anteprima stampa questa mattina alla 17esima edizione della Festa del Cinema di Roma, The Menu si propone come un thriller costantemente sul filo del rasoio che pare possa sfociare da un momento nell’altro nell’horror più puro.

Questa caduta non avviene proponendosi “semplicemente” come un thriller che critica ferocemente l’elitè e i vizi della società.

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The Menu: un’ottima critica sociale ma con qualcosa che manca

Il mondo della cucina è soltanto una scusa per parlare della differenza tra “coloro che mangiano” e “coloro che servono“. Nonostante in vita si continuino a fare queste distinzioni, l’ obiettivo del film è far capire che siamo destinati tutti alla stessa fine: la morte.

Se il alcuni casi questa risulta essere una punizione (per la classe ricca) per gli altri è un modo per completare la propria missione.

Nonostante The Menu si proponga di andare nel profondo riguardo la questione sociale che vuole raccontare, rimane molto in superficie, limitandosi ad una critica sul consumismo e su quanto nella società moderna si punti principalmente a prendere tutto per se e a mostrare agli altri la propria grandezza e potenza.

Nel ristorante sperduto sull’ isola di Julian Slowik sono presenti pochi commensali disposti a pagare più di mille dollari per quella che viene definita più volte come un’ esperienza. Ognuno di questi personaggi rappresenta un vizio incarnato della società umana.

C’è l’attore famoso e vanesio, gli uomini d’affari invischiati in imbrogli più grandi di loro, i critici enogastronomici e il loro inutili paroloni e, soprattutto, coloro che negli ultimi anni stanno conquistando sempre più spazio sia sui social che in tv: gli appassionati di cucina senza competenze.

Riconoscere il proprio simile

Ralph Fiennes è terrificante (ed incredibilmente inquietante) nei panni di Slowik. Controlla ogni espressione del viso in maniera quasi maniacale dando costantemente l’impressione di essere un sociopatico senza alcun tipo di sentimento.

Solo in un determinato momento vedremo un pò di umanità in lui e che percepisce perfettamente nel suo scambio con la protagonista femminile. Il centro della narrazione è sicuramente Margot, giovane interpretata da Anya Taylor Joy, bravissima nel ruolo e capace di reggere il confronto.

La ragazza, ospite di Tyler (un giustamente fastidiosissimo Nicholas Hoult), è un “inconveniente inaspettato” per lo chef. L’uomo, per tutta la durata del film, sembra cercare un riconoscimento in lei come se fosse una sua simile (“tu sei come noi, non come loro”).

Ogni personaggio sembra sia destinato a questa punizione per un motivo ben specifico, mentre lei no. Un puzzle perfetto di cui Margot è il pezzo sbagliato.

Il fatto che The Menu si muova costantemente sulla sottile linea tra horror e thriller rende il film dinamico da vedere ma soprattutto, ricco di sorprese. In alcuni casi sembra che alcuni colpi di scena siano destinati a cambiare la direzione della storia ma in realtà ciò non avviene mai. The Menu rimane un film dall’ incredibile coerenza sia narrativa che tematica.

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The Menu: un racconto di ansia ed inquietudine

L’ambientazione asettica del ristorante in The Menu è un elemento che aumenta ancor di più l’inquietudine in chi sta guardando il film. Mylod gioca con i colori freddi e scuri (proprio come in Succession dove è regista di diversi episodi) dando allo spettatore un senso di freddezza e inumanità costante.

Insomma, crea, attraverso l’ambiente e la narrazione, il contesto perfetto per rendere lo spettatore costantemente ansioso ed inquietato da ciò che sta succedendo sullo schermo.

Cosa non funziona?

Vero problema del film risulta essere il ritmo di narrazione. Nonostante duri 1 ora e 50, sembra che sia molto più tempo con una storia che, in alcuni punti, risulta essere troppo diluita. Ciò non aiuta il ritmo narrativo e, nonostante lo spettatore rimanga attento per tutto il film, la pellicola pare, in alcuni punti, eccessivamente lenta.

Un altro elemento a dover esser gestito meglio è l’elemento comedy. Presentata come un “commedia nera” il film nei primi 20 minuti ricorda questo genere buttandosi poi sul thriller.

Nonostante la “virata di genere” continuano a tornare nella narrazione momenti ironici (come i paroloni utilizzati dai critici oppure le risposte ironiche dell’attore) che cercano, non riuscendoci sempre, di spezzare la tensione. L’errore di The Menu sembra non voler prendersi il rischio di arrivare fino in fondo.

The Menu arriverà nelle sale il prossimo 17 novembre distribuito da Searchlight Picture con protagonisti Ralph Fiennes, Anya Taylor Joy e Nicholas Hoult.

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FONTE

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