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Soul Hackers 2, la recensione – Anime in contrasto

Un paio di settimane fa vi abbiamo presentato la nostra anteprima dedicata a Soul Hackers 2. L’ultimo titolo di casa Atlus,arriverà sul mercato il prossimo 26 agosto, per console PlayStation, Xbox e PC via Steam.
Un titolo che sin dai primi trailer ha dato l’impressione di essere un’uscita importante per la casa giapponese, la quale ha deciso di riportare alla luce una serie del passato, costituita ad oggi dal solo Devil Summoner: Soul Hackers, spin-off di Shin Megami Tensei che qui in occidente abbiamo potuto conoscere solo nel 2013.
Cavalcando l’onda regalata dai successi di Persona 5 e Shin Megami Tensei 5, Atlus ha scelto il momento migliore per tentare il rilancio di Soul Hackers, offrendo un titolo giocabile anche da chi non ha mai provato l’originale.

In un mondo videoludico che si muove sempre più verso l’action quando si parla di JRPG, Soul Hackers 2 rientra nella cerchia di quei titoli che ancora portano avanti la tradizione dei giochi a turni, tentando di offrire un’esperienza classica ma allo stesso tempo adatta ai tempi moderni. In questo Atlus si è dimostrata maestra negli ultimi anni e vedremo se anche in questo caso avrà fatto centro. Iniziamo.

Solite Apocalissi, soluzioni moderne per Atlus

Come avevamo anticipato nella nostra anteprima, la narrativa di Soul Hackers 2 ci pone davanti a un’apocalisse incombente. Tema tanto caro a casa Atlus quanto declinato in modi sempre diversi e capaci di far interessare gli appassionati dei titoli della casa giapponese.
Ciò che rende peculiare questo evento in Soul Hackers 2, è il come questo viene annunciato. Infatti è grazie alla super-intelligenza artificiale Aion se l’umanità avrà l’occasione di difendersi. Aion si è auto-generata nel corso del tempo tramite l’enorme rete dati offerta da internet e, sin dalla sua nascita, si limita a esistere e apprendere sempre di più.

Solo il rischio della fine del mondo e di conseguenza di Aion stessa, spinge l’IA a dare vita a Ringo e Figue, due emanazioni di sé stessa dalla forma di due giovani ragazze. Seppur con funzioni limitate dalla forma umana, le due agenti di Aion dispongono di capacità eccezionali, con le quali dovranno indagare sulle cause dell’Apocalisse imminente e impedirla.

E sotto diversi aspetti possiamo definire la storia di Soul Hackers 2 un racconto di formazione. Figue e Ringo sono letteralmente delle neonate nel mondo umano e il loro viaggio le porterà a crescere. Il rapporto che andrà a instaurarsi con Arrow, Milady e Saizo (i membri del party insieme a Ringo) permetterà loro di capire meglio come pensano gli esseri umani, come si relazionano tra loro e il peso che le emozioni hanno sulle loro scelte. E subito quella che sembrava una comune storia di distruzione, si rivela come qualcosa di più profondo e che mette in primo piano non la missione ma i suoi interpreti.

Nel complesso abbiamo apprezzato molto la scrittura dei personaggi e il tono maturo dato alla narrazione. Seppur non ci si avvicini ai toni oscuri e cupi che hanno caratterizzato il passato di Shin Megami Tensei e dello stesso Devil Summoner: Soul Hackers, non viviamo neanche quella spensieratezza e leggerezza che ha caratterizzato l’epoca moderna di Persona. I nostri protagonisti sono adulti che portano con sé cicatrici ed esperienze e, più che da un moto di eroismo, si uniscono alla missione di Ringo e Figue per obiettivi personali.

Soul Hackers 2, Aion

Con queste premesse la narrazione scorre avvincente e con diversi colpi di scena e rivelazioni (non tutti inaspettati se siete esperti di casa Atlus) che spingono il giocatore a progredire nel titolo per scoprire dove andrà a parare la narrazione.

Sfortunatamente però dobbiamo anche parlare di alcuni difetti del titolo sotto l’aspetto narrativo. A fronte di un approfondimento molto interessante dei personaggi, abbiamo trovato il mondo di gioco poco esplorato, a volte anche in cose importanti. Ad esempio, il Soul Hacking, la speciale capacità di Ringo e Figue che da titolo dovrebbe avere una certa centralità, non viene mai approfondita a dovere, apparendo al giocatore come un “banale” mezzo per riportare in vita qualcuno.
O, ancora più grave, abbiamo trovato il movente dell’antagonista davvero debole. Non tanto per il movente in sé, legittimo, ma per i tempi e lo sviluppo con cui quest’ultimo arriva a fare determinate scelte.
Inoltre la narrazione risulta fortemente diluita, ma questo a causa non della scrittura ma del gameplay, di cui parleremo tra poco.

Nota finale per l’adattamento italiano. Il gioco presenta testi in italiano e doppiaggio inglese o giapponese (entrambi di eccellente qualità). L’adattamento nella nostra lingua renderà sicuramente più semplice la fruizione di un titolo con così tanti dialoghi e la cui narrativa è parte integrante dell’esperienza. Da segnalare però alcuni grossolani errori di traduzione, come le descrizioni di alcune abilità e oggetti, che falsano la comprensione del loro reale effetto in battaglia. Errori si grossolani ma non numerosissimi e, soprattutto, assolutamente risolvibili con una semplice patch.

Il loop di gameplay di Soul Hackers 2

Soul Hackers 2, Tregenda

Come scritto in fase di anteprima, Soul Hackers 2 presenta il classico sistema a turni di casa Atlus, con le Tregende (o Sabbath in originale) come meccanica peculiare, che permetterà ai giocatori di sferrare un potente attacco a fine turno sfruttando i demoni che hanno colpito debolezze dei nemici. Una formula che per molti giocatori oggi viene vissuta come datata, ma che è ancora apprezzatissima da tantissimi altri che riescono a leggere il livello strategico in questo sistema.

E questo sistema si inserisce in vero e proprio loop di gameplay di cui bisogna parlare approfonditamente. La struttura di progressione nel titolo è davvero fortemente delineata. All’esplorazione dei dungeon di trama, quasi sempre conclusi con una boss fight principale, seguono sempre due attività di contorno. Le classiche missioni secondarie, le quale si limiteranno a chiederci di parlare con qualcuno o di sconfiggere qualche nemico specifico. Le storie dietro queste “commissioni” quantomeno sono abbastanza interessanti in diversi casi, rendendo la cosa meno tediosa.

La seconda attività sono i Matrix dell’anima, proiezioni fisiche dell’anima dei nostri tre compagni di party. In questo caso non parliamo propriamente di un elemento secondario, in quanto la loro esplorazione ci permetterà di approfondire moltissimo il passato dei nostri compagni. Inoltre, rappresentano anche il modo più efficace per livellare il nostro party. Volendo potreste anche ignorarli e, con un po’ di fatica in più, essere comunque abbastanza forti per avanzare nella trama principale.

Nel gioco vi sono tre Matrix dell’anima da esplorare, uno per ciascun compagno, e sono strutturati su più piani. Al loro interno sono semplicemente dei dungeon, con l’aggiunta di portali e teletrasporti che rendono l’esplorazione un po’ più complessa e simile a un puzzle. Inoltre, potremo affrontare delle boss fight sfida, che ci metteranno davanti a limitazioni nello scontro, come il dover usare solo due membri del party.
La progressione in questi dungeon è legata all’affiatamento con i nostri compagni, che crescerà partecipando agli eventi sociali del Bar Heidrun e con determinate scelte di dialogo durante l’avventura.

Soul Hackers 2, Victor

Arrivati a questo punto, per chiudere il nostro loop sarà sufficiente andare a creare nuovi demoni più potenti tramite la fusione e saremo pronti a buttarci nell’azione del prossimo dungeon.
Descritto così forse questo loop di gameplay può apparire anche accattivante e funzionale. La realtà dei fatti è però che, Soul Hackers 2 risulta un titolo decisamente diluito e dal level design davvero poco ispirato. Diluito perché i matrix dell’anima risultano essere davvero troppo grandi e lunghi per quello che hanno da offrire. Ovvero, dei corridoi infiniti di pavimenti bianchi in un spazio etereo, con i soli demoni e qualche boss fight sfida a interromperne la monotonia. Il tempo che impiegheremo per esplorarli completamente porta a quella sensazione di diluizione a cui accennavamo parlando della narrativa.

E sfortunatamente la situazione non migliora per quanto riguarda il design dei dungeon principali. Solamente la zona conclusiva e un’altra riescono a distinguersi per una mappa meno lineare e ispirata nell’ambientazione.
Il resto delle nostre avventure si svolgeranno interamente in metropolitane abbandonate o nei porti cittadini, percorrendo grandi corridoi dritti composti da asset già visti e rivisti precedentemente.

Il titolo, fortunatamente a questo punto, ha una durata minore rispetto alla media del classico JRPG. Per completare il gioco serviranno tra le 30 e le 50 ore di gioco. Questo a seconda di quanto deciderete di dedicarvi al completismo dei Matrix e delle missioni secondarie. Un tempo sorretto interamente dal divertimento che può offre il combat system, la ricerca del demone perfetto tramite le fusioni e, come già detto, la narrativa. Purtroppo, ci sentiamo di dire che Soul Hackers 2 può essere apprezzato solamente dai fan del genere. Difficilmente qualcuno non innamorato del combat system a turni troverà gli stimoli per completare il titolo.

Una città dai due volti

Un campo in cui il titolo si comporta molto bene è quello tecnico. Nella versione PS5 da noi provata, Soul Hackers 2 si dimostra solidissimo sia nel framerate che nella qualità grafica, non presentando alcun tipo di bug. I giocatori potranno scegliere tra due modalità grafiche. La prima punta alle prestazioni (1080p e 60 FPS), mentre l’altra offrirà maggiore qualità grafica (4K e 30 FPS). In quest’ultima modalità abbiamo notato una risposta dei comandi un po’ meno tempestiva, ma dato il tipo di gioco la cosa non crea realmente un problema per il giocatore.

Soul Hackers 2, party

Parlando del comparto artistico, invece, ci troviamo davanti a una realtà dai due volti. Se da un lato abbiamo i dungeon tutti uguali e, salvo un’eccezione, per nulla ispirati artisticamente, dall’altro abbiamo alcuni scorci della città davvero interessanti. Una città molto particolare, in quanto si presenta in molte sue zone come una normale città del nostro mondo. Ma in altre, offre delle costruzioni e un’estetica decisamente futuristiche e accattivanti. Un contrasto che funziona e crea un’atmosfera particolare. Peccato non aver visto la stessa creatività nei dungeon da esplorare.
Nota di merito per la UI del gioco. Ormai sta quasi diventando banale quando si parla di Atlus, ma anche questa volta l’estetica dell’interfaccia e dei menù è davvero accattivante e intuitiva, regalando unicità e carattere al titolo.

Infine, la colonna sonora è assolutamente riuscita. Seppur non presenti dei picchi qualitativi particolari o tracce capaci di stamparsi nella mente del giocatore, le musiche accompagnano in modo gradevole ogni ambientazione e fase dell’avventura, senza mai risultare invadenti o assenti.

Conclusioni

Soul Hackers 2 è un titolo riuscito solamente in parte. Se da un lato la narrativa e il combat system risultano di ottimo livello e intrattengono il giocatore, dall’altra il level design davvero limitato e la dilatazione della durata che ne consegue rappresentano dei problemi da non sottovalutare.
Se il gioco siamo sicuri sarà apprezzato comunque da tutti gli amanti del genere e in particolare da coloro che apprezzano il lavoro di casa Atlus, difficilmente il gioco riuscirà a convincere qualcuno non amante del genere. La sensazione è che si tratti di un titolo di passaggio, un dolcetto in attesa di quelli che saranno i prossimi progetti principali della software house nipponica.

Soul Hackers 2, cover

Soul Hackers 2

Voto - 7.5

7.5

VOTO

Soul Hackers 2 è l'ultimo titolo di casa Atlus, capace sicuramente di essere apprezzato dai fan del genere, ma che porta con sé alcuni problemi importanti

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Samuel Bianchi

Samuel Bianchi

Videogiocatore svezzato dalle sapienti mani della prima Playstation e dal Sega Mega Drive, nel tempo ha sviluppato un interesse particolare per i giochi di ruolo. Cresciuto vivendo il videogioco in solitaria, ora ha un forte desiderio di analizzare il mondo videoludico con gli altri appassionati, approfondendone le capacità aggregative e comunicative, tipiche della grande arte.

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